No al ruolo assistenziale, si a quello produttivo: le proposte per cercare di restituire dignità ai lavoratori del comparto forestale
Nei giorni scorsi il Responsabile del blog dei lavoratori forestali e degli addetti allo spegnimento incendi della Regione Sicilia Michele Mogavero ha inviato una mail a tutti i Gruppi Parlamentari dell’Ars con una bozza di proposta per cercare di restituire dignità ai lavoratori forestali.
“No al ruolo assistenziale, si a quello produttivo”.
E’ ridicolo dire che i forestali sono un peso quando invece sono una risorsa per tutta l’isola. E’ ingiusto essere dipinti come dei parassiti, e molto spesso veniamo anche mortificati e persino criminalizzati.
Di seguito il contenuto delle proposte:
• Massimo utilizzo dei beni immobili di proprietà e assegnazione beni confiscati in forma definitiva alla mafia come uffici centrali e periferici, limitare al massimo l’affitto dei locali (in contro tendenza con quello accaduto nel passato come la vendita dei beni immobiliari del Fondo di Quiescenza, dell’edificio dell’Assessorato Agricoltura del palazzo ESA in via Libertà).
• Mantenimento dell’amministrazione diretta dei lavori fermo restando il servizio ad altri Enti e soggetti pubblici e privati a titolo oneroso (l’Azienda aveva un bilancio con capitoli in entrata e in uscita), unito alla vendita di beni.
Produzione e commercializzazione di prodotti agricoli certificati BIO sia tradizionali come olio, mandorle, noci, melograno, ecc. e delle produzioni spontanee del bosco: funghi, origano, frutti di bosco, ecc. (solo ad esempio un olio prodotto qualche anno fa dall’Azienda di Ragusa e presentato ad una gara credo si sia piazzato benissimo forse primo e il succo di melograno attualmente viene venduto al pubblico a circa 8/10 euro litro).
Riattivazione degli opifici e dei vivai e vendita dei beni prodotti.
• Partecipazione a gare di appalto o in convenzione.
• Dal punto di vista occupazionale l’utilizzo di un unico soggetto gestionale e contrattuale non può che comportare un livellamento occupazionale verso l’alto con due livelli occupazionali 180 e LTI (da premettere che la nostra ambizione sarebbe quello di un lavoro per tutto l’anno) che di contro non può che vedere un massimo rigore nella gestione del personale anche in relazione a parametri di efficienza e produttività e nei rapporti con i soggetti terzi nella realizzazione di lavori.
• Massimo rigore nella realizzazione delle attività abituali e non economiche come la lotta agli incendi sia passiva che attiva (su tale secondo aspetto bisogna superare l’utilizzo rigido e statico del personale operativo ritornando evidentemente nel rispetto di parametri di formazione e sicurezza a quanto accadeva nei cantieri precedentemente all’istituzione dei contingenti antincendio).
• Massimo rigore nella gestione delle risorse economiche sia costi che ricavi. Utilizzazione di tutte le agevolazioni fiscali e contributive, e dei fondi comunitari.
No al ruolo assistenziale, si a quello produttivo. Le nostre proposte riducono e qualificano la spesa per l’ambiente in Sicilia.
Dopo 30 anni è ora di dare dignità a questo comparto. Nella società del ventunesimo secolo, le 78 e le 101 giornate nel settore pubblico non hanno più senso logico e produttivo. In nessun paese civile del mondo è consentito a persone di lavorare solo 3 o 4 mesi l’anno per una vita intera. Non possiamo più accettare una condizione cosi umiliante. Nessuna prospettiva di crescita morale e civile ci può essere con 78 o 101 giornate l’anno per trent’anni di fila.
E’ ridicolo dire che i forestali sono un peso quando invece sono una risorsa per tutta l’isola. E’ ingiusto essere dipinti come dei parassiti, e molto spesso veniamo anche mortificati e persino criminalizzati. Non c’è trasmissione televisiva o testata giornalistica dove non si parla di forestali della Sicilia, stanno creando ad arte nell’opinione pubblica il capo espiatorio perfetto a cui affibbiare le cause della crisi del bilancio della regione Sicilia quando invece sappiamo tutti che la voce forestale sul bilancio della Regione incide solo l’1,4% (fonti sindacali). Quindi anche togliendo di botto tutto il comparto non risolverebbe le problematiche di bilancio anzi le aggraverebbe perché verrebbe a mancare quel moltiplicatore economico che permetta alle aree interne come le Madonie di continuare a sopravvivere. Togliere questa risorsa alle aree montane innescherebbe un meccanismo di spopolamento e di abbandono di aree già soggette fenomeni di forte emigrazione. Se la Sicilia si trova in queste condizioni, con il territorio completamente abbandonato, la colpa non è dei forestali ma di chi ci ha governato e gestito. Con tutte le professionalità che abbiamo, la Sicilia dovrebbe essere un giardino, e di chi è la colpa? Dei forestali? O di chi è stato al potere? Si spende più per riparare anzichè per la prevenzione. Frane e alluvioni costano alla Sicilia 400 mln l’anno, su 424 lavori solo 175 ultimati, un terzo dei fondi stanziati su un totale di 600 mln (fonte qds.it 2014). Il Ministero dell’Ambiente qualche anno fa ha quantificato che sono stati destinati circa 8,4 miliardi di euro di finanziamenti statali dati alle politiche di prevenzione, mentre nello stesso periodo si sono spesi 22 miliardi di euro per riparare i danni causati da frane ed alluvioni. La Coldiretti afferma che negli ultimi 20 anni per ogni miliardo stanziato in prevenzione ne sono stati spesi oltre 2,5 per riparare i danni.
La Protezione Civile ha censito 12 mila aree a rischio e calcolato come il dissesto idrogeologico abbia causato 58 vittime negli ultimi 15 anni: per mettere in sicurezza l’Isola occorrono 3 miliardi. Ogni giorno che piove, in tutta la Sicilia si rischia la vita. La provincia di Palermo ha 2.408 aree a rischio dissesto. Torrenti trasformati in strade di ambito urbano. Frane, alluvioni, letti di fiumi mai ripuliti, tutta la Sicilia è a rischio (La Repubblica 22/11/15).
Con i disastri idrogeologi che ci sono, potremmo essere una risorsa per la prevenzione del territorio, invece poi si investe sulla riparazione del danno. Queste misure, che sono necessariamente a carico dello Stato, possono contribuire in maniera sensibile a ridurre le situazioni di pericolo che minacciano i comuni a rischio idrogeologico ed al tempo stesso favorire la produzione ed il riciclo di notevoli biomasse legnose. L’impegno del Governo deve focalizzarsi secondo le linee indicate dal Piano Forestale dell’Unione Europea. Anche la filiera Foresta-Legno può dare una risposta ai nuovi scenari indicati dalle normative ambientali ed energetiche europee. La scommessa deve essere quella di riuscire ad inquadrare ogni spesa in una programmazione di sviluppo e di produzione e non all’assistenza”. Insomma, potremmo diventare le vere sentinelle dell’ambiente. Siamo utilissimi per le strade provinciali, comunali e statali, che ad oggi sono ancora infestate da erba secca alta più di due metri, con gravi conseguenze per gli automobilisti. Possiamo colmare senza problemi il vuoto dei cantonieri che sono rimasti in pochi, insufficienti a completare tutto il lavoro. Riteniamo sia urgente la tutela, la salvaguardia, la prevenzione ed il controllo del territorio, parchi, riserve, spazi verdi di interesse pubblico, siti archeologici e turistici. Fondare un sistema forestale sulla tutela del territorio, dell’ambiente, del paesaggio, contro il disseto e desertificazione, ampliamento delle attività e competenze. Bisogna intervenire attraverso una legge che contestualmente guardi nella direzione della difesa del suolo basato sul riassetto e il consolidamento idrogeologico del territorio e nella direzione della salvaguardia del patrimonio boschivo e forestale dagli incendi. Utilizzo della risorsa legno e derivati, attività vivaistica quale fonte primaria di approvvigionamento nonchè di ricerca rinnovazione per nuove varietà anche fruttifere, piante officinali e aromatiche, acquisizione di nuovi terreni per ampliare la superficie boschiva per equipararla alla media nazionale, ricorrendo altresì all’esproprio specie per i terreni a rischio idrogeologico, sviluppo impianti produzione energetica da fonti rinnovabili che utilizzano matrici di origine agroforestali come biomasse, sviluppo delle attività che utilizzino il sottobosco, realizzare progetti di sviluppo turistico e ricreativo nelle aree attrezzate, prevedendo l’espansione delle attività connesse con la fruizione del patrimonio naturalistico tali da renderlo attrattivo e produttivo anche con l’introduzione di ticket per chi ne usufruisce. Creare con guide professionalizzate sentieri forestali di grande valore naturalistico, diffondendo le attività didattiche e ippiche anche a fini terapeutici, utilizzo dei vivai marginali quali fattorie forestali per le scolaresche, allevamento e commercializzazione di specie animali autoctone compatibili con l’ambiente bosco e da tutelare con progetti da realizzarsi anche in sinergia con gli Enti regionali interessati. Per raggiungere questi obbiettivi, essenziale diventa il supporto dei fondi europei, ed in particolare quelli finalizzati alla lotta contro il dissesto idrogeologico. E’ necessario che la Regione attivi un ufficio progettazione al fine di utilizzare tutti i fondi europei destinati all’ambiente. Non è possibile perdere questi fondi per mancanza di progettazione quando la nostra isola ne ha un disperato bisogno. E’ un lusso che non ci possiamo permettere. Il comparto grazie ai progetti europei potrebbe pesare molto meno sul bilancio regionale e si potrebbero dare quelle risposte occupazionali di cui la Sicilia ha disperato bisogno.
Antincendio.
Riorganizzazione del servizio antincendio, partendo dalla prevenzione a partire dal mese di maggio. Estensioni di attività nell’ambito di territori non demaniali in esse comprese attività di protezione civile, perché l’opinione pubblica non comprende i meccanismi di competenza espresse da una norma già superata. Cura e manutenzione del verde pubblico, pulitura e manutenzione delle strade statali, provinciali, comunali, giardini pubblici, riserve, parchi archeologici, ecc.
Lotta agli sprechi.
Visite mediche, non è possibile essere visitati 2, 3 volte in un anno dai privati, quando invece ne basta sola una, duplicazioni di competenze ed uffici, elaborazioni buste paga, appalti, riduzione degli uffici e/o dirigenti, 9 capi ispettorati in 9 province potrebbero essere eccessivi, un Direttore di lavori per ogni distretto ci sembra sproporzionato, solo nella provincia di Palermo tra ispettorato e azienda ne contiamo 18, usare locali propri anzichè pagare costosi affitti di locazione per il mantenimento degli uffici ecc.
Non chiediamo solo giornate di lavoro, ma chiediamo oltre la “DIGNITA” di diventare una vera risorsa, un volano per l’economia di questa bella e martoriata terra. Un volano vero perché vorremmo ricordare a tutti che la forestale rappresenta la più grande azienda agricola d’Italia e come tale deve essere gestita e pensata, come un’azienda produttiva vera. Per raggiungere questo ambizioso traguardo ci vuole solo la volontà…