150 docenti tra cui castelbuonesi ritornano nelle scuole del comune di residenza

150 docenti  palermitani tra cui anche dei castelbuonesi  ritornano nelle scuole del comune di residenza – intero computo ai fini della composizione delle graduatorie di mobilita’ – MIUR condannato sulla base della sentenza di merito passata in giudicato – efficacia erga omnes della sentenza per chi non ha partecipato al ricorso

E finalmente giustizia è stata fatta.

Con il passaggio in giudicato della sentenza del 31 dicembre 2018, resa dal  TAR in  fase di merito, il MIUR ha capitolato.

Con ricorso presentato dallo studio legale Fasano di Palermo, l’ordinanza sulla mobilità 2018 è stata annullata  e con essa è stato dichiarato il relativo obbligo per l’amministrazione scolastica di procedere all’immediato computo di tutto il pre ruolo paritario (DAL 2000 FINO ALLA DEFINITIVA IMMISSIONE IN RUOLO  SENZA ALCUNA INTERRUZIONE) per i docenti ricorrenti.

Questo risultato, ha comportato una posizione ottimale e potiore nelle graduatorie di mobilità, che ha permesso ai docenti palermitani di avere la cattedra già dal primo settembre 2019 a Palermo  e provincia.

150 sono  i ricorrenti che dall’anno 2016 hanno intrapreso il ricorso collettivo o individuale con lo studio legale Fasano e che oggi – atteso il passaggio in giudicato della sentenza resa dal Tar Lazio, sez, Terza Bis –  31 dicembre 2018 –   potranno festeggiare il rientro nelle scuole di residenza e salutare definitivamente gli ambiti scolastici del nord Italia che tanto gli hanno tolto in termini di denaro e dignità professionale.

Invero, la mancata piena valorizzazione del servizio  prestato nelle scuole paritarie come fatto dal MIUR comportava una palese violazione dei principi costituzionali di ragionevolezza e di equità retributiva (artt. 3 e 36 Cost.), nonché del connesso principio di non discriminazione tra lavoratori di cui all’art. 6 D. Lgs. n. 368/01 e art. 45, comma 2, D. Lgs. n. 165/01.

 E nel panorama normativo italiano, non possono esservi fonti normative che, in assenza di esplicite “ragioni oggettive”, limitano il diritto dei lavoratori pubblici a godere degli stessi vantaggi che lo Stato membro riserva agli altri lavoratori. Si avvalora, quindi, il principio di non discriminazione, formatosi intorno alle sentenze relative alla direttiva europea 70/99, che impone la valutazione immediata per intero del servizio pre-ruolo nella ricostruzione di carriera del personale della scuola Ciò risulterà di precipuo rilievo e valore soprattutto ai fini della mobilità! Valutando il predetto servizio, invero, i docenti costretti ad allontanarsi migliaia di Km dalle proprie abitazioni, potranno ritornare nell’ambito di prima opzione Il nostro ricorso mira proprio a questo: far valere per gli effetti giuridici ed economici il servizio pre ruolo prestato negli istituti paritari. Tale riconoscimento pre-ruolo, individuato anche nei confronti dei neo-docenti assunti con un contratto a tempo indeterminato, permetterà di usufruire di scatti di anzianità e successivamente di aumenti salariali secondo la disciplina racchiusa all’interno della contrattazione collettiva nazionale. Appare pacifica, infatti, l’eguaglianza che intercorre tra le scuole paritarie e le scuole statali. La discriminazione spesso posta in essere dal nostro stato tra scuola paritaria e scuola statale in materia di riconoscimento del pre-ruolo va contro alcuni principi fondamentali riconosciuti dall’unione europea. A tal proposito, la Legge 10 Marzo 2000, n. 62 I servizi prestati pre-ruolo, sono riconoscibili anche in caso di passaggio da un ruolo inferiore ad un ruolo superiore.

“Siamo molto soddisfatte del risultato ottenuto. E’ un provvedimento importantissimo la cui efficacia potrà essere estesa erga omnes anche a chi inizialmente non ha presentato ricorso. E’ stato annientato un atto di potere che di fatto ha leso i diritti curriculari e la dignità professionale dei docenti. Per questo abbiamo deciso di estendere gli effetti di questa importante sentenza anche a chi non ha potuto fare il ricorso nel 2017. Perché si tratta di diritti che tutelano il principio di uguaglianza di matrice costituzionale contemplato dall’art. 3 della Costituzione”.