2 giugno – La Festa della Repubblica

Nel profondo rispetto della Gente dei territori terremotati, il 2 giugno sarà comunque festeggiato ma improntato a criteri di particolare funzionalità e sobrietà. Nell’augurio che l’orgoglio italiano sia la risposta ai bisogni acuti di assistenza e mirati alla rapida ricostruzione.

 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:

Tra pochi giorni, il 2 giugno è la festa della Repubblica, celebrata in sordina dal ’77 fino al 2001 nell’ambito dell’istituzioni, ma che su forte impulso dell’ex Presidente della Repubblica Sen. Carlo Azeglio Ciampi tornò ad essere una mera festività civile. Come tutti sappiamo e come abbiamo appreso dai libri di scuola la stessa è a ricordo del primo referendum in Italia a suffragio universale che sancì la fine del regime monarchico lasciando il posto alla attuale forma di sovranità popolare meglio conosciuta come Repubblica.

Quella di quest’anno ricade un anno dopo le celebrazioni del 150° dell’Unità di Italia (17/3/2011) ed a pochi giorni dalla commemorazione del 20° anniversario della strage di Capaci. Ho preso spunto da queste due date in quanto la prima è carica dei sacrifici di quanti negli anni del risorgimento, ed appoggiati dai Savoia, hanno creduto fortemente che sul territorio italico potesse sventolare una sola bandiera: il tricolore, che unisse l’estremo sud della Sicilia all’estremo Nord dell’Alpi e che avesse come punto cardine la capitale su Roma per il profondo senso storico di tale città a capitale del regno d’Italia.

La festa della Repubblica che ricorda la fine della Monarchia in Italia, nasce soprattutto dal sacrificio, anche estremo, di tutti coloro che hanno visto e subito le conseguenze e le congiunture degli eventi che alla fine hanno portato alla seconda guerra mondiale (per la quale io ancora ad oggi non ho mai capito se noi italiani siamo tra i vincitori o tra i vinti).

L’altra data, ovvero quella del 23/5/1992 ritengo sia la fine della prima Repubblica e l’inizio della seconda Repubblica, infatti in quel giorno in cui veniva barbaramente assassinato un umile servitore dello stato che credendo nel forte senso del servizio per lo stato, ha cercato con il suo lavoro quotidiano di far valere sempre l’idea di stato in una città in cui a farla da padroni erano i signori della mafia.

Negli stessi giorni a Roma era riunito il nuovo Parlamento che all’indomani dell’elezioni politiche non aveva le idee chiare per eleggere il nuovo presidente della repubblica, era come se in quei giorni si assisteva inermi alla vittoria del non stato (la mafia) sullo stato. Quelli a seguire erano gli anni di tangentopoli, dell’avvento della Lega nel mondo politico italiano, della discesa in campo di Berlusconi, della caduta dei partiti storici quali la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista, il Partito Comunista, ecc. Anni in cui si comincia a delineare pubblicamente un sistema di corruzione politico che andava oltre l’immaginario collettivo, fino a sentire parlare di un “blasfemo” accordo Stato-Mafia.

Oggi, invece già si parla di terza repubblica, di quei signori che negli anni ’90 criticavano il sistema definendo Roma Ladrona, ma che alla fine anche loro sono finiti con l’essere beccati con le mani nel sacco a rubare. Tutto questo rende ancora più grave la cosa in quanto all’inizio predicavano bene, ma che poi alla fine anche loro sono finiti nelle lobby del malaffare politico.

Quindi credo che il senso forte di festa della Repubblica debba essere rivalutato nel mero senso che lo stesso inteso come festa della sovranità popolare. Ed in tal proposito quelli che sono i nostri rappresentanti in ambito nazionale, regionale, provinciale e comunale sono demandati a rappresentarci in quanto gli stessi sono stati eletti per nostra volontà e pertanto in loro deve essere ben radicato il senso dello spirito di servizio, l’alto senso dello stato, il massimo rispetto della cosa pubblica, il saper gestire come il buon padre di famiglia, il tutto senza mire espansionistiche personali che portino a brama di potere.

Viva l’Italia, Viva la Repubblica, Viva Castelbuono

L.B.

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