8 marzo. Più diritti per le donne, più diritti per tutti

(Riceviamo e pubblichiamo) – La storia del movimento femminista è stata attraversata da soprusi, umiliazioni, drammi, sconfitte ma anche da lotte, rivendicazioni, conquiste: dalla conferenza internazionale delle donne socialiste di Stoccarda nel 1907 al Woman’s day di Chicago nel 1908, dallo sciopero di New York (a cui parteciparono circa ventimila camiciaie) nel 1909 alla conferenza di Copenaghen nel 1910, dall’incendio della fabbrica Triangle di New York (dove persero la vita centinaia di operaie) nel 1911 al movimento delle suffragette per ottenere il diritto di voto. Fino all’8 marzo 1917, quando le donne di San Pietroburgo guidarono una manifestazione contro la guerra, dando il via alla prima fase della rivoluzione russa. Senza dimenticare quante hanno lottato – e in tanti casi perso la vita – per la conquista dei diritti, per il miglioramento della condizione femminile, la libertà sessuale, la parità di genere, la parità salariale, il rifiuto della violenza di genere, etc.
La nostra Costituzione attribuisce ai cittadini pari dignità sociale senza distinzione di sesso (art. 3), riconosce l’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi (art. 29), stabilisce che ‹‹La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione›› (art. 48), garantisce l’accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza (art. 51).
Se ciò è stato possibile bisogna anche sottolineare la presenza nell’Assemblea costituente di 21 Madri costituenti (21 su 556, poche ma buone) che oggi vogliamo ricordare una per una: le comuniste Adele Bei, Nadia Gallico Spano, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angiola Minelli, Rita Montagnana, Teresa Noce, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi; le democratiche cristiane Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter, Maria Federici, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi Cingolani, Maria Nicotra e Vittoria Titomanlio; le socialiste Bianca Bianchi e Lina Merlin; la qualunquista Ottavia Penna. Ad alcune di loro e al loro protagonismo sociale e politico sono legati altri traguardi significativi nella storia dell’emancipazione dei diritti e del miglioramento delle condizioni delle donne.
Oggi la presenza delle donne nella classe dirigente del paese, nelle Istituzioni e al governo del Paese è certamente più robusta e numerosa. Sia il capo del governo che il capo dell’opposizione sono donne. Tuttavia, siamo ben lontani dalla reale parità salariale (con significative differenze tra settore pubblico e privato), non c’è congedo paritario, gli asili nido ed i servizi per l’infanzia, così come le reti sociosanitarie e i consultori, non sono egualmente distribuiti ed accessibili su tutto il territorio nazionale, i fenomeni di violenza di genere sono sempre più frequenti, il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza sancito dalla l. 194/1978 non è pienamente garantito, etc. Ciò a dimostrazione che non sempre “più” equivale a “meglio”, che non è sufficiente avere più donne al potere, se queste ultime non mettono in atto politiche femministe ed egualitarie.
In conclusione, vogliamo citare l’europarlamentare spagnola Irene Montero, che rispondendo ad un collega che si era rivolto a lei con toni maschilisti, ha affermato: “Se vogliamo che le donne in Europa abbiano figli dobbiamo garantire il diritto alla casa, salari dignitosi, servizi pubblici non privatizzati”.
Ecco, non solo per le donne, ma universalmente: più diritti.
Buon otto marzo a tutte e tutti noi!
Democratici per Castelbuono