Accademia dei Curiosi: la pietra filosofale, il giorno dopo
Il ritratto del gentiluomo, il suo habitus con centro un labirinto, un segno più che distintivo. Centro nevralgico fra il cuore e le viscere, moto perpetuo dell’anima. Nascono da lì qui sentimenti che il gentiluomo riesce a gestire attraverso la sua beltà e il suo stile. Mondo terreno e mondo celeste raffigurati nella pigna alla sommità del labirinto. Segni, figure che raccontano come alcune famiglie nobili siciliane fossero affascinate dal labirinto.
Labirinto e alchimie dunque, vita e magia, oscurità e interiorità. L’alchimista si scontra con la sua stessa magia. L’impresa dell’Accademia degli Industriosi di Gangi è stata al centro del mondo labirintico dell’alchimia e della massoneria dell’epoca.
Opere letterarie usate come strumento dall’Accademia degli Industriosi per veicolare e decifrare la propria missione. Opere morali politiche rivolte a tutti i cittadini, regole generali che servivano per ordinare. L’intento era chiaro, regolare il labirinto della vita morale, sociologica e della devianza vera e propria. Il Labirinto come metodo educativo. Così la Pasqua non è di resurrezione, ma di redenzione, Pasqua di Pentecoste rivolta all’Assunta. Giorni quelli, in cui a Palazzo Buongiorno a Gangi, l’Accademia degli Industriosi riceve le adunanze cittadine. Gandolfo Felice Buongiorno, fu il gran maestro e il grande animatore della stessa Accademia degli Industriosi. Tutti punti di riferimento di un Labirinto morale e metafisico in cui lo Spirito Santo muove le corde dell’anima. Giansenismo pure nel cuore delle Madonie. Amore platonico e Spirito Santo divengono pietre miliari dell’azione moralizzante e quasi religiosa dell’Accademia degli Industriosi. La ragione sconvolge l’uomo corrotto facendo emergere lo Spirito Santo. Il cuore mette in equilibrio tutto. Il viaggio continua e da Gangi ci porta ancora in Francia, poi in Algeria e infine a Vienna in un percorso fatto di lettere, quadrati magici e musica. Il Labirinto non conosce confini.
4 più 3 fa sette che è il numero ideale, al centro perfetto, dopo le prime 3 campate, nella cattedrale di Chartres il pavimento è un enorme Labirinto che era il percorso ispirato a devozione durante il periodo della Pasqua. In ginocchio, con le mani giunte, i fedeli lo percorrevano per recitando le preghiere di redenzione. Vicino Algeri, al centro di uno pseudo labirinto, si trova un quadrato magico. L’emblema, cioè la parte centrale, porta la scritta celata ai più, della Sancta Croce. E cambiando percorso all’interno del quadrato amico, l’occhio attento e la mente agile, leggono sempre, in un groviglio di lettere, Sancta ecclesia. Alfa e Omega. Labirinti, ancora una volta della mente e del cuore.
Così come le venticinque lettere del quadrato magico che svelano sempre la locuzione Pater Noster. Bach e la sua sonata del Labirinto, la musica che si fa mezzo che oltrepassare il percorso tortuoso. I sensi esultano, l’anima esce finalmente viva e fiera dal Labirinto. E’ nel don Giovanni di Mozart che la musica trova il suo massimo nel raccontare il Labirinto. “Più che cerco men ritrovo. L’ho trovato” dice Leporello, uno dei personaggi dell’opera. E dopo “mille torbidi pensieri” un sali -scendi di note e toni musicali, trova la via d’uscita dal Labirinto. Nella musica di Mozart fatta di forza, andanti e fughe immense, l’uomo può finalmente dire “Home sum” ovvero Ecce Homo.