Applicata per la prima volta la sentenza della Corte costituzionale sul “caso Renzi” su richiesta dell’avvocato castelbuonese Gioacchino Genchi: assolto ex superlatitante

Era stato arrestato in Spagna dove era latitante, con l’accusa di essere membro di un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico internazionale, alla luce di alcune chat che avrebbe scambiato tramite l’applicazione di messaggistica segreta Sky ECC. Tanto era bastato per determinare, in primo grado, la condanna a 16 anni di reclusione per Vincenzo Amato, 46enne di Galatina, in provincia di Lecce. Un castello di accuse che si è sciolto come neve al sole grazie alle indagini informatiche difensive dell’avvocato Gioacchino Genchi, che si è anche basato sulla sentenza della Corte costituzionale n. 17 del 17 giugno 2023, resa nel giudizio per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sorto a seguito dell’acquisizione di plurime comunicazioni del senatore Matteo Renzi, disposta dalla Procura di Firenze nell’ambito dell’inchiesta a carico del leader di Italia viva. Si tratta quindi della prima pronuncia dei giudici di merito dopo la sentenza della Consulta. La quinta sezione della Corte di appello di Milano, infatti, in integrale accoglimento dell’appello del difensore e in riforma della sentenza di primo grado, ha assolto Amato da tutti e tre i capi di imputazione con la formula più ampia e liberatoria, “per non avere commesso il fatto”, ordinando l’immediata liberazione dell’imputato se non detenuto per altra causa.  

Amato era stato indagato nell’ambito dell’indagine “Arkan”, quando erano emersi suoi contatti con Andrea Deiana, considerato dagli inquirenti della Squadra mobile meneghina “importantissimo broker di stupefacenti internazionale, in grado di organizzare forniture per centinaia di chili”, nonché “co-titolare di una importante galleria d’arte moderna ad Amsterdam” come “mercante d’arte specializzato nelle opere dell’artista contemporaneo, probabilmente più famoso e nello stesso tempo più enigmatico del pianeta, Bansky” di cui nelle chat intercettate utilizzava pure il nickname.

Tra i due sarebbero risultate 12 chat nel periodo compreso fra il 18 giugno 2020 e il 7 marzo 2021. Intanto, la difesa di Amato ha provato in modo documentale che il dispositivo mediante cui avvenivano le chat “veniva utilizzato da altro soggetto che ha permanentemente coabitato con l’Amato nel corso della sua latitanza in Spagna e in Olanda”. Più specificamente, è stato poi dimostrato che l’acquisizione delle chat è avvenuta in modo illegale, qui citando la sentenza della Corte costituzionale sul “caso Renzi”, secondo cui “l’acquisizione di messaggi di posta elettronica e WhatsApp operata nel caso di specie” mediante sequestro di dispositivi di persone in contatto con il senatore Matteo Renzi, non era in alcun modo “qualificabile come intercettazione”.  

“Pur non essendo Vincenzo Amato un parlamentare – spiega l’avvocato Genchi -, le questioni affrontate e risolte dal giudice delle leggi italiane assume valore pregnante quanto alla natura e alla correlata tutela costituzionale che deve annettersi alle chat e alle comunicazioni intercorse mediante la piattaforma Sky ECC”.

L’acquisizione delle chat di Sky ECC, infatti, è avvenuta alla stessa maniera, con la tecnica della cosiddetta “pesca a strascico”, mediante cui sono state attivate, in modo altrettanto illecito, le intercettazioni di altri soggetti che utilizzavano Sky ECC.

“A ben vedere – sottolinea l’avvocato Genchi – la questione sollevata dal senatore Renzi è molto diversa dal caso di specie, posto che i suoi messaggi (costituenti comunque corrispondenza), sono stati recuperati ex post dalla memoria del dispositivo smartphone del suo interlocutore, nel quale si trovavano registrati in modo statico e permanente, mentre nel caso che ci riguarda la messaggistica delle chat di Sky ECC non è stata recuperata dai criptofonini che utilizzavano i titolari degli ID Sky ECC, né era permanentemente registrata nei server Sky ECC, ma sono state attivate delle procedure, in modo dinamico e progressivo, man mano che si andavano individuando i diversi titolari degli ID Sky ECC, al fine di eseguire la permanente intercettazione telematica e informatica dei flussi di comunicazione, mediante l’utilizzo di spyware installate nei server. In tale contesto, infatti, la progressiva e dinamica attivazione dei monitoraggi degli ID Sky ECC individuati, con la tecnica della cosiddetta “pesca a strascico”, e la spiegazione del mutare delle chat “monodirezionali” in chat “bidirezionali” costituisce la prova dell’illiceità delle attività di intercettazione telematica e informatiche eseguite per l’acquisizione delle chat depositate agli atti del presente procedimento penale”.

Interessante sarà la lettura delle motivazioni delle sentenza della V Sezione della Corte di Appello di Milano, che saranno depositate fra 90 giorni.

Intanto Vincenzo amato, condannato a 16 anni in primo grado e detenuto nel carcere di Sollicciano, da oggi è un uomo libero, per i fatti di cui era imputato a Milano.

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