Archeologia: ossa umane, un capitello e ceramiche scoperte a Petralia Soprana
Scoperta una sepoltura con resti di ossa maschili, un capitello e varie testimonianze ceramiche a “Santa Marina”, a Petralia Soprana, nel palermitano. Gli scavi, promossi dalla Soprintendenza dei Beni culturali Palermo ed effettuati dagli studenti dell’Università di Palermo in collaborazione con l’associazione culturale “Gaetano Messineo”, hanno riportato alla luce questi reperti. L’insediamento sarebbe tra i più ricchi e importanti delle Madonie. Si colloca tra il III secolo a.C. e il V sec. d.C. offrendo anche riferimenti fino all’età medioevale. Un insediamento che è da collegare a quello scoperto negli anni passati in contrada “Muratore” a Castellana Sicula e tra quelli che hanno contribuito, con la sua produzione cerealicola, a rifornire Roma Imperiale di frumento confermando le alte Madonie, come testimonia Cicerone nelle Verrine, il granaio di Roma. Il rifornimento della capitale dell’impero partiva, probabilmente, dal porto di Termini Imerese (Himera) collegato agli insediamenti madoniti da una antica strada romana che verosimilmente e’ stata ricalcata dall’attuale strada statale 120.
L’indagine nel sito di “Santa Marina”, seguita dai i professori dell’Università di Palermo Oscar Belvedere e Aurelio Burgio ma anche dall’archeologo romano Dario Scarpati, è proseguita allargando l’area di scavo iniziale portando alla luce l’ingresso di ambienti correlati al portico e stanze che sono state coperte da detriti derivanti da vari crolli. Sono stati anche individuati vari strati di bruciato posteriori alla nascita della struttura che testimoniano la distruzione dell’insediamento probabilmente avvenuta in due fasi, mentre la ceramica e le tegole ritrovate evidenziano una certa attività ad inizio del primo secolo d.C.
Tra i reperti affiorati vi è una parte di tegola con incisioni e caratteri greci, una testina decorativa di lucerna, frammenti di ceramica sigillata di produzione italica ed africana, l’orlo di un bicchiere di vetro di età romana. Nei pressi dello stipite che individua l’ingresso in altri locali attigui al portico è stata rinvenuta una sepoltura con resti di ossa maschili. Lo scheletro era ben conservato anche se privo dei piedi probabilmente tranciati da lavori agricoli eseguiti negli anni. Nella tomba non sono state riscontrate ceramiche databili e quindi per collocare nel tempo il ritrovamento osseo bisognerà attendere le analisti chimiche.
Altro ritrovamento di rilievo è dato da un capitello che per la sua collocazione fa presupporre di essere stato riadoperato in una struttura crollata. Anche questo elemento testimonia le varie fasi di vita dell’ insediamento che poteva essere una villa ma anche un luogo di sosta lungo la strada che collegava il mare alle montagne dell’interno della Sicilia. Tra le ipotesi vi non viene esclusa quella che vuole, come testimoniato dal nome della contrada, “Santa Marina” sede di una chiesa rurale di età paleocristiana.