Assemblea straordinaria convocata a causa delle manifestazioni avvenute in tutt’ Italia legate al mondo dell’istruzione

(Riceviamo e Pubblichiamo)

L’Istituto Superiore “Luigi Failla Tedaldi” di Castelbuono inizia a muoversi per una “giusta causa”, che vede tutti gli studenti d’Italia uniti contro un governo tiranno che vuole privarli dell’unico luogo pubblico che hanno per esercitare la loro democrazia ed elaborare un pensiero che possa guidarli per il resto della loro vita. Così i giovani liceali cominciano a muoversi seguendo una scia che parte da Roma, la capitale, la guida per molti studenti che seguono l’esempio. Sta proprio lì il problema, seguono l’esempio… Perché lo fanno? Condividono i motivi della protesta o, scusando i giochi di parole, cercano un pretesto per una protesta? La risposta alla prima domanda non è unica, bensì doppia: quando i ragazzi si sono ritrovati a discutere in assemblea di ciò che stava accadendo, a nessuno, o quasi,  è passato per la mente di cercare di capire i reali motivi della protesta perché, il gregge di pecore che la società di oggi propone, non è composto da singole identità pensanti ma da gente stolta che si lascia guidare senza prendere coscienza di alcun fatto. Logicamente non per tutti è così, pochi, purtroppo, hanno compreso il reale motivo di protesta e hanno certamente ritenuto opportuno che il liceo si muovesse, restava da decidere però attraverso quale forma. Non è sicuramente difficile appurare che molti giovani d’oggi non comprendono il reale valore dell’istruzione e della cultura quindi hanno visto questa protesta come un’occasione per non studiare, per vivere serenamente quella settimana di scuola  e l’assemblea, al momento della votazione, si è diretta verso un’unica direzione: l’ Autogestione o Cogestione.

Bene, tutti accettano questa forma, volenti o nolenti ma organizzarla bene è un obbligo, rendere tutta questa protesta memorabile e diffusa fra gli studenti, non solo regionali, ma nazionali, è un impegno che tutti devono prendere. Educare alla protesta  deve essere uno dei punti cardine di essa proprio perché la nostra società, mancante di punti di riferimento e di guide valide che possano formare un pensiero, necessita di chiarezza e trasparenza.

La chiarezza e la trasparenza dovrebbero essere alla base dei decreti emanati dal governo, che, invece, con le sue leggi articolatissime e piene di minuziosità incomprensibili ai più, rende impossibile l’interpretazione di essi.

Per questo nel seguente articolo mi prendo la briga di analizzare scrupolosamente i reali motivi di protesta nati da un’attenta analisi del DDL 953 (ex Aprea) dettati comunque da un’interpretazione che potrebbe non essere pienamente corrispondente a ciò che il ministro, o chiunque altro, vista l’ambiguità del decreto, potrebbe avere.

I motivi per cui i giovani protestano sono essenzialmente 3:

–          L’articolo 1 comma 3 della legge 953 Aprea, infatti, afferma che: “Alle istituzioni scolastiche è riconosciuta autonomia statutaria, nel rispetto delle norme generali sull’istruzione

–          L’articolo 8 che parla dei Nuclei di Autovalutazione meglio conosciuti come INVALSI

–          L’articolo 10 comma 2, il quale afferma che: “le istituzioni scolastiche devono definire annualmente, nell’ambito della propria autonomia, gli obbiettivi di intervento e i capitoli di spesa relativi alle azioni educative cofinanziate attraverso il contributo economico ricevuto dai soggetti pubblici e privati

Si pensa che, interpretando in altre parole l’articolo 1, il diritto di rappresentanza degli studenti in Consiglio d’Istituto potrebbe essere eliminato del tutto escludendo definitivamente i ragazzi dai luoghi decisionali delle loro scuole. Oggettivamente non è così; analizzando tutto l’articolo 1 e non solamente la comma 3, vediamo che alle scuole, è sì riconosciuta l’autonomia statuaria che gli permette di creare un proprio statuto,  ma questo statuto viene redatto e composto dal “Consiglio di Autonomia”, nuovo organo venutosi a formare in seguito all’entrata in vigore della nuova legge. Questo Consiglio non toglie la rappresentanza ai giovani o ai genitori come si era invece detto, bensì, essendo composto da 9/13 membri, detiene al suo interno i rappresentanti d’istituto dei giovani e dei genitori che, come dice l’articolo 4 comma 1c (“nelle scuole secondarie di secondo grado la rappresentanza eletta dai genitori e dagli studenti – in numero pari per ciascuna delle due componenti – è complessivamente paritetica con quella eletta dai docenti”) e come dice l’articolo 7 (“Le istituzioni scolastiche, nell’ambito dell’autonomia organizzativa e didattica riconosciuta dalla legge, prevedono forme di partecipazione alle attività della scuola degli studenti e delle famiglie, di cui garantiscono l’esercizio dei diritti di riunione, di associazione e di rappresentanza”), possono esercitare i loro diritti come hanno sempre fatto.

Il punto è, che sei ragazzi rappresentanti non dovessero riuscire a dare una motivazione valida al Consiglio affinché vengano concesse loro le assemblee di istituto, il suddetto organo, potrebbe deliberare: “I ragazzi possono riunirsi in assemblea una volta l’anno” il che è assolutamente vergognoso e dannoso ai fini di una scuola più democratica e aperta alle problematiche dei propri studenti.

Per quanto riguarda invece gli organi di autovalutazione (INVALSI) il discorso è un po’ più semplice: questi organi nascono per rendere “uniformi”, a livello nazionale, test e valutazioni per gli alunni in modo tale da poter avere un piano più completo della situazione degli studenti italiani. I test comunque, almeno attualmente,  non possono essere uno strumento che possa misurare in maniera reale le conoscenze degli studenti in quanto composti da domande vaghe e molto spesso fraintendibili; in definitiva, sarebbe quindi dannoso per i ragazzi stessi misurarsi con queste valutazioni.

Infine, l’articolo 10 è l’effetto dettato dai tagli effettuati alla scuola pubblica. Questo articolo, vedendo l’impossibilità dello stato di fornire cospicui fondi ai fini della manutenzione e del sostentamento della scuola pubblica, rende possibile ai privati l’entrata nel mondo della pubblica istruzione facendo sì che la scuola ne rimanga strettamente legata ai fini di corsi, orientamenti e viaggi d’istruzione. Il privato non è assolutamente obbligato a fornire alla scuola finanziamenti tali da poterle permettere una gestione pressoché simile a quella che aveva e questo fa sì che la scuola perda assolutamente valore e importanza. Bisognerebbe partire invece dal presupposto che il pubblico e non il privato debba finanziare la scuola pubblica e accettare dai privati unicamente i finanziamenti che possano, al di la del denaro pubblico, fornire servizi e occasioni aggiuntive agli studenti.

Inutile dire che tutta Italia preferirebbe che i fondi atti al pareggio del bilancio siano presi dagli stipendi dei carissimi onorevoli e politici e non dalle istituzioni pubbliche o dalla sanità ma tutto ciò è utopia; chi ci comanda dall’alto cura i propri interessi facendo in modo che nessuna legge o nessun decreto possa tangerli minimamente a scapito di coloro che come noi, per avere un futuro quantomeno decente, dobbiamo lottare e sudare giorno per giorno.

Detto ciò ritengo che i ragazzi abbiano valide ragioni per protestare ma non unicamente per i suddetti motivi, bensì per la poca chiarezza e per la poca regolamentazione che può altresì portare a diverse interpretazioni e a moltissimi fraintendimenti.

Spero che con questo articolo il sottoscritto abbia potuto rendere con chiarezza ciò che lo studio attento del decreto ha fatto emergere e che il lettore possa realmente capire quanto giusta sia la protesta che tutti gli studenti d’Italia si impegnano a portare avanti speranzosi di vivere in un mondo democratico nel quale l’istruzione pubblica è una dei pilastri che lo sostiene.

Joker

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