Castelbuono, l’anticamera della desertificazione
Mentre sperimentiamo sulla nostra pelle, quasi impotenti, il cambiamento climatico in atto, a causa delle posticipazioni da parte dei politici mondiali di soluzioni più efficaci su scala globale per ridurre il surriscaldamento, a Castelbuono, quasi fosse un’isola estranea al pianeta, assistiamo con estremo sgomento al taglio indiscriminato di alberi, pur essendo noti i benefìci e le conseguenze della loro mancata funzione.
Nei mesi scorsi abbiamo assistito alla capitozzatura di diversi esemplari in più quartieri e luoghi del paese: in piazza Parrocchia, in via Cavour (compreso lo slargo nelle adiacenze della chiesa di S. Agostino), al Parco delle Rimembranze, luogo che oramai di rimembranze dei caduti del primo conflitto mondiale non ha più nulla, dato che le essenze arboree a loro dedicate sono state capitozzate.
Al di là del valore simbolico annullato, come nel caso delle Rimembranze, capitozzare gli alberi significa privarli della loro naturale funzione di fotosintesi, nel corso della quale producono preziosissimo ossigeno e riducono la quantità di anidride carbonica dell’aria. Un circolo vizioso che rinforza il fenomeno del cambiamento climatico, oltre a problemi di stabilità e tenuta dei terreni, di frescura e aspetto estetico dei luoghi che, senza alberi, sono desertici. Quindi esattamente la situazione che dovrebbe essere contrastata con tutti i mezzi. E la funzione di parco giochi del parco delle Rimembranze? Vogliamo parlarne? Luogo di giochi ora completamente in balìa di radiazioni solari, perché l’ombra è diventata un pio desiderio per i bimbi stessi e i loro accompagnatori.
Eppure nel D.M. del 10 marzo 2020, l’allora ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare emanava dei criteri per la manutenzione del patrimonio arboreo e arbustivo. “Gli interventi di potatura devono essere svolti unicamente da personale competente, in periodi che non arrecano danni alla pianta e non creano disturbo all’avifauna nidificante ed effettuati solo nei casi strettamente necessari. (…) In particolare, l’aggiudicatario deve evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità che generano altresì maggiori costi di gestione”. E ancora: “Il titolare o altro preposto facente parte dell’organico dell’impresa deve possedere la qualifica di manutentore del verde (…)”.
Le capitozzature effettuate a Castelbuono rispondono a qualche criterio? Esiste un progetto che autorizza a procedere nella modalità che è stata attuata?
D’altra parte, agli alberi capitozzati non corrisponde nessun albero piantato a partire dal 1992, anno in cui usciva la Legge n. 113 (29 gennaio 1992): obbligo per il comune di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato, a seguito della registrazione anagrafica.
Come sia potuta sfuggire questa sanissima pratica all’infaticabile sindaco Cicero non lo capiamo. Forse studiare serve anche per amministrare, checché lui ne pensi.
Costituente per la Castelbuono di Domani