Cefalù, Gaetano Barbarotto presenta “Mare e Tradizioni”: la forza del mare diventa tradizione

L’Amministrazione Comunale di Cefalù presenta la mostra personale di Gaetano Barbarotto “MARE E TRADIZIONI”, che sarà inaugurata il 3 agosto 2024, alle ore 18.30, presso l’Ottagono di Santa Caterina (Piazza Duomo) di Cefalù.

Come scrive Rosalba Gallà, l’artista ritorna ad esporre a Cefalù dopo le mostre precedenti che hanno scandagliato con eleganza e maestria vari aspetti della vita marina. L’ultima, “Profondo blu”, viene adesso sviluppata e arricchita in MARE E TRADIZIONI, chiudendo un fervido biennio creativo con un vero e proprio omaggio a Cefalù, città che lo ospita sempre con grande entusiasmo. Le profondità marine, con i suoi abitanti, in questa nuova esposizione si integrano con le più importanti tradizioni Cefaludesi, in particolare quelle relative alla festa principale dedicata a Gesù Salvatore. Ed ecco che, tra le varie opere dove il blu profondo delle tele avvolge le creature marine, esaltandone forme e sfumature, e in cui si muovono tanti pesci, nelle infinite tonalità di blu e di azzurro, come varianti cromatiche del loro elemento naturale, emerge il trittico dedicato alla città ospitante: “Stanno arrivando”, con Cefalù dolcemente poggiata sull’acqua attraversata da delfini che stanno arrivando, simbolo della vocazione turistica della città e della sua affermazione come meta internazionale; “U Santu a mari”, dove Gesù Salvatore è rappresentato nelle profondità marine, avvolto dal blu del mare e dei pesci; “‘Ntinna a mari”, con una sirena che con la coda avvolge soavemente il palo della longeva tradizione cefaludese, nata presumibilmente nel 1783, sintesi di valori marinareschi e religiosi tramandati di generazione in generazione nelle famiglie che hanno fatto del mare il loro lavoro. L’omaggio si allarga poi a tutta la Sicilia mediante una serie di opere realizzate con diverse tecniche artistiche e che riproducono gli elementi più noti delle tradizioni siciliane, inserite nel contesto delle profondità marine.

Sono proprio i testi di Rosalba Gallà, che spiegano come Gaetano Barbarotto abbia potuto trovare nella mostra un felice equilibrio tra forma, bellezza e tradizioni.

Nota biografica dell’Artista:

Gaetano Barbarotto, in arte GABA è nato a Palermo nel 1957 e sin da piccolo ha manifestato passione nell’arte del disegno e della pittura, intraprendendone poi lo studio presso le Belle Arti di Palermo; negli stessi anni frequenta lo studio dell’artista Guido Quadrio, pittore molto attento sia allo studio della figura che alla politezza del tratto; da questa formazione di bottega il “giovane pittore” si perfeziona nello stile ed è subito chiamato per partecipare a diverse mostre e rassegne d’arte nella città di Palermo. Negli anni Ottanta Barbarotto si trasferisce a Milano e prosegue la propria affermazione artistica inserendosi nel mondo di Brera, dove conosce altri Maestri tra cui Giuseppe Migneco, Ernesto Treccani, Mario Bardi e Enzo Migneco in arte “Togo”. La frontalità dell’immagine e la pennellata sfuggente di Treccani, l’impostazione statuaria e senza essere eroica di Migneco e Bardi, la nostalgia e l’uso emozionale del colore di Togo cominciano a dialogare con la poetica e lo stile di Barbarotto; la profonda amicizia che lo lega a Togo, docente di tecniche dell’incisione, gli svela i segreti della calcografia, tecnica molto adatta alla sua innata capacità grafica. Impegnato fra partecipazioni a collettive e diverse rassegne personali, nel 1982 Barbarotto concorre al Premio Nazionale d’Arte Contemporanea dedicato al tema “Padre Kolbe e l’olocausto” un evento curato dal critico Albano Rossi; assieme a Barbarotto altri importanti artisti del momento: Bruno Caruso, Ernesto Treccani, Mario Tornello e Gianbecchina. L’Olocausto, nel suo dramma storico e nel valore universale di inaudita e insensata sofferenza, si impone con forza nell’atto creativo e Barbarotto si stacca dalla mera raffigurazione costruendo l’immagine “secondo le proprie impressioni, trasferendo sulla tela il sentimento che porta nell’anima” come scrisse il critico Giovanni Capuzzo. L’opera raffigurerà una “Stola rossa appesa ad un filo spinato” con un tale impatto simbolico da attirare l’attenzione del primate Jòzef Glemp ed essere premiata dai critici di Varsavia. Nel 2019 torna a vivere stabilmente nella propria città natale, dove riprende frequenti contatti con molti amici artisti siciliani e compagni degli studi alla Belle Arti. Continua a partecipare a rassegne tra cui la “Biennale internazionale d’arte contemporanea del sacro BIAS 2020” che accoglie tre sue opere alla Galleria del Loggiato di San Bartolomeo di Palermo; l’evento, presieduto dalla contessa Chiara Donà Modica dalla Rose, ha per tema il gioco “The time of the game, the game of the time”. Dall’attenzione per la sofferenza dell’uomo e di un popolo, la sensibilità di Gaetano Barbarotto si allarga al dramma del Creato, sempre più vilipeso e sfruttato contro ogni logica e rispetto. La violenza psicologica sui minori, le laceranti cesure fatte di muri e confini, lo sversamento di inquinanti nell’ecosistema, l’abbandono di rifiuti non biodegradabili, le tracce sempre più evidenti di un’umanità incapace di guardare al futuro segnano sempre più le creazioni dell’Artista, che cerca di trovare comunque, anche nei materiali di scarti, possibilità di creare bellezza. L’opera di Barbarotto, infatti, non si sottrae alla denuncia ma cerca sempre di mantenere alta l’attenzione verso un’estetica classica, dove al significato non si sottrae la ricerca di equilibrio, tecnica e maestria: l’opera d’arte, per essere tale, deve andare oltre il semplice messaggio interrogandosi anche sulla propria capacità di attrarre e distinguersi dal quotidiano. Dopo il lungo periodo milanese, denso di significati ma lontano dai colori e dalla forza impetuosa della propria terra, torna prorompente il desiderio di presentare il mare di Sicilia, una passione che profuma di salsedine e di vento, di sferzate d’onda e fascino per questa vita nascosta e al contempo immensa. “Meraviglie del mare sommerso” è la nuova ricerca dedicata al mondo azzurro, dove pesci, fondali e coralli diventano attori e scenari di paesaggi pregni d’incanto. L’attività artistica di Gaetano Barbarotto è seguita in molti siti artistici, stampa e TV nazionale e molte sue opere sono presenti in Gallerie e Musei: la Basilica di Padre Kolbe di Milano, l’Abbazia di Baida di Palermo, il Convento figli della Croce di Palermo, l’Arcivescovile di Palermo, La Sala Consiliare del Comune di Siziano (Pavia) , Museo Beccadelli di Marineo, Museo degli Angeli di (Messina), Museo XX-XX del Comune di Rettana (Cuneo), Museo d’Arte Contemporaneo di Troina (Enna), Galleria Studio 71 di Palermo e il Centro dell’incisione di Milano.

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