Costituente: Castelbuono e il teatro che non ci sarà
(Riceviamo e pubblichiamo) – La storia dei lavori alle Fontanelle è una storia infinita che ha richiesto da parte della società civile e della Costituente un notevole impegno di controllo e una perseveranza che, oggi ci sentiamo di dire, ha permesso di conseguire risultati importanti, ma porta con sé tanta amarezza per come le cose sarebbero potute andare e non sono andate.
Per chi legge per la prima volta ricordiamo che il vecchio cine-teatro Le Fontanelle era stato costruito negli anni ’50 sul demolito teatro seicentesco sorto in corrispondenza dell’ex chiesa di San Filippo di epoca medioevale, nel quale la sala pinta costituiva lo spazio per le rappresentazioni teatrali.
Di seguito la ricostruzione cronologica dei fatti.
Anno 2014
A partire da tale data l’edificio degli anni ’50 è stato interessato da lavori che risultarono sin dall’inizio difficoltosi per i rinvenimenti della campagna di scavi archeologici del 2013 e per i contenziosi sorti con la ditta appaltatrice che portarono alla risoluzione dell’appalto da parte dell’allora amministrazione e a notevoli esborsi per le casse comunali.
In quella campagna di scavi vennero ritrovati reperti di notevole valore che non erano stati distrutti dai lavori eseguiti negli anni cinquanta, a differenza di quanto affermato dall’attuale Sindaco forse per evitare che si parli di quanto è stato distrutto nel corso degli ultimi lavori. Nella relazione archeologica del 2013, infatti, sono stati descritti i muri perimetrali del vecchio teatro seicentesco, i resti del palcoscenico, la scala di accesso ai camerini, una stanza quadrata molto interessante per i reperti presenti e tanto altro. Allora si scrisse che non vennero rilevati i camerini anche se i resti dei muri vennero ritrovati e descritti. Così come sono stati ritrovati e descritti negli scavi del 2023 sotto la sorveglianza dell’archeologo Giovanni Spallino, per poi essere rimossi, con buona pace di chi sperava si potesse ricostruire la storia di quei luoghi.
Anno 2020
Viene redatto il nuovo progetto: RECUPERO E RISTRUTTURAZIONE DELL’EX CINE TEATRO “LE FONTANELLE” FINALIZZATO ALLA COSTITUZIONE DI UNO SPAZIO POLIFUNZIONALE. Tanti aspetti non convincono e parte un dibattito acceso e partecipato che ha visto in campo l’azione di tanta parte della società civile e della politica. A gran voce viene chiesto un vero teatro che avrebbe avuto comunque tutte le caratteristiche di uno spazio polifunzionale mentre non è vero il contrario. “Cammarone” è il termine coniato per sfidare una politica miope alle esigenze culturali della società castelbuonese e concentrata in maniera morbosa su feste mangerecce e turismo mordi e fuggi.
Anno 2023
A gennaio partono i nuovi lavori e sin da subito è chiaro che in unazona a vincolo archeologico sono entrati in azione mezzi pesanti.
A seguito di una segnalazione del 31 gennaio 2023 del gruppo politico Costituente per Castelbuono, la Soprintendenza fa immediatamente un sopralluogo e, “riscontrata la presenza di una scarpata inclinata a valle del Castello”, prescrive delle indagini per valutare se la realizzazione della stradella di servizio prevista in progetto sia possibile, dal momento che prevede imponenti palificazioni in cemento armato che distruggerebbero luoghi importanti per la storia locale.
A marzo 2023 parte un’altra segnalazione della Costituente che per la prima volta si assume la responsabilità di utilizzare il termine motta, questione ad oggi assodata e che ha inficiato la realizzazione delle palificate per quella che, nelle intenzioni del Sindaco, doveva essere un’ampia strada piuttosto che una stradella di servizio. Ampia strada preparata con lavori effettuati tra il 2017 e il 2020, senza alcuna sorveglianza da parte della Soprintendenza, che servivano a dimostrare che in quei luoghi la stradella esisteva da quarant’anni. Ma una ricostruzione dei luoghi,fatta con foto estratte da Google Earth Pro, da Maps Google Street View e da altre foto acquisite all’epoca di quei lavori, per non parlare della memoria di chi quei luoghi ha sempre frequentato, ha smentito le affermazioni del sindaco. Fino al 2017 quella stradella non esisteva se non come un breve camminamento pedonale solo nella parte nord. Come accade ormai da anni, parlando delle iniziative del sindaco, inevitabilmente ci si imbatte in storie di escavatori in azione.
Ad aprile 2023 la Costituente organizza un confronto pubblico dal quale emergono nuovamente delle proposte di modifica del progetto per adeguare il realizzando centro polifunzionale alle esigenze di un vero teatro, come peraltro già chiesto nel febbraio del 2021 con un Manifesto firmato da 1026 qualificati sottoscrittori. Firme false disse allora il Sindaco con la sua solita eleganza istituzionale.
A soli due giorni di distanza dal suddetto evento, il Sindaco chiede di predisporre alcune varianti di progetto per ridurre il foyer a vantaggio della platea, spostare la scala di accesso alla galleria. Richieste rimandate al mittente dai progettisti con argomentazioni quantomeno discutibili. Insomma un gioco delle parti: vedete? Io ci provo ma la colpa non è mia.
Purtroppo, rispetto a quello che poteva essere una chiave di volta per lo sviluppo socio-culturale di Castelbuono, si è sempre data priorità ad aspetti che nulla hanno a che fare con un teatro serio.
Con note ufficiali la Costituente ha chiesto:
- un vero palco fisso, e non modulare, dotato di attrezzature scenotecniche;
- poltroncine fisse, come previsto dalle norme di sicurezza per i teatri, seppur rimovibili al bisogno;
- l’eliminazione dell’inutile e devastante nuova strada carrabile di accesso in zona motta;
- l’eliminazione dei servizi igienici pubblici sotto il palco e la realizzazione al loro posto di idonei servizi per gli attori;
- l’eliminazione delle inutili e impattanti enormi vetrate, incompatibili con le attività teatrali;
- l’eliminazione della discutibile copertura in rame, di forte e negativo impatto accanto al castello dei Ventimiglia;
- l’utilizzo, per i lavori, di mezzi e tecniche compatibili con un intervento in zona archeologica, e pertanto l’allontanamento da essa di benne e scavatori;
- l’ampliamento della platea e lo spostamento della scala di accesso alla galleria, prevista oggi nella platea dove riduce ancor di più la capienza;
- una nuova stesura della relazione energetica e il rispetto dell’utilizzo delle fonti rinnovabili secondo i requisiti di legge.
Arriviamo a maggio 2023 e alla prima relazione archeologica del dott. Giovanni Spallino. Notevoli e numerosi i rinvenimenti, ma la Soprintendenza dispone ulteriori approfondimenti solo su alcuni di essi: non si indagano “frammenti di invetriata islamica o normanna, ceramica a superficie schiarita, spiral ware”; non si indaga il muro a sud, lato via Sant’Anna, che presentava tre stratificazioni risalenti, dall’alto verso il basso, al Novecento, al Seicento e uno ancora più antico poggiato sul substrato geologico, quindi il primo ad essere costruito. Sarebbero state indagini di grande importanza per la ricostruzione del sito che avrebbero potuto portare di secoli indietro le origini di Castelbuono rispetto a quanto sappiamo dalle fonti documentali.
Ed inoltre, cosa molto grave, sui saggi indagati si conclude che “non hanno evidenziato la presenza di elementi storici di particolare interesse in quanto i ritrovamenti sono tutti riferibili all’età moderna”. Quindi l’epoca islamica e normanna sarebbe moderna. E comunque, quand’anche fosse vero, ricordiamo che l’epoca moderna inizia nel ‘500, non avantieri. Parliamo della nostra storia.
A luglio 2023 si comincia a redigere la prima perizia di variante PV1 dove viene previsto lo “SMONTAGGIO DELLE MURATURE IPOGEE SENZA VALORE ARCHEOLOGICO”. In altre parole, la Soprintendenza decide di non preservare i muri antichi rinvenuti, tra cui un muro ad archi contigui e quelli dei camerini per gli artisti del teatro seicentesco (allora c’erano). La conseguente rimozione permette una “semplificazione strutturale della costruzione”, forse proprio ciò a cui si mirava. “Dei vecchi camerini, ad oggi non rimane nulla essendo stato tutto asportato dopo la conclusione del saggio 2 del 2023”, così scrive l’archeologo Spallino nella nuova relazione del 15 dicembre 2023.
Aggiungiamo che nella relazione di maggio Spallino scrive: “i resti di un muro est ovest… allineato con la porta che più ad est dà l’accesso a Piazza Castello da via Sant’Anna. Questa porta faceva parte delle mura medievali del baglio fortificato, … visto che la struttura è sicuramente la più antica tra quelle al momento descritte e individuate nell’area, non è fuori luogo pensare che la porzione di muro messa in evidenza sia ciò che resta del muro sud ovest del baglio fortificato medievale del Castello.” Nella relazione di dicembre invece scrive: “Si tratta probabilmente della fondazione di un pilastro di rinforzo della struttura o di un pilastro di sostegno per la scala che, nel teatro antico, permetteva di superare il dislivello tra l’accesso meridionale da Cortile Poggio San Pietro, la platea e i palchetti dell’edificio”. Nel giro di qualche mese il muro smette di essere medievale e diventa un reperto da eliminare.
Comprendiamo benissimo che la Soprintendenza è la massima istituzione che può valutare il valore di un reperto per la sua conservazione o per la sua rimozione, ma su queste scelte rimangono molti dubbi se non altro per l’assenza di chiarezza e linearità nelle valutazioni. Non possiamo non ricordare la rigidità della Soprintendenza in occasione del parere sui primi lavori, rispetto alle due righe di verbale di conferenza di servizio con cui fu approvato successivamente il progetto dell’architetto Monaco.
Anno 2024
Alla luce di quanto ricostruito, a gennaio 2024 la Costituente presenta un esposto agli enti preposti.
La Soprintendenza risponde subito piccata rassicurando sulle azioni di salvaguardia messe in campo. Tuttavia, il 5 marzo 2024 la stessa Soprintendenza annulla in autotutela il precedente parere e “avendo appreso sul posto che la realizzazione del progetto di variante… comporterebbe la distruzione del muro nord-sud messo in luce dagli scavi archeologici del 2013 ed interpretato come muro perimetrale ovest del teatro dei Ventimiglia … Constatato che la demolizione del muro suddetto non è chiaramente desumibile dagli elaborati del progetto di variante…” adesso prescrive la conservazione e la musealizzazione di un muro del quale non si era accorta, ma nel parere annullato del 7 dicembre 2023 scriveva: “che i resti murari rinvenuti nell’area dell’ex edificio delle “Fontanelle” sono attribuibili al preesistente edificio teatrale e che il loro stato di conservazione non consente una chiara ricostruzione planimetrica del complesso”. Quindi non se n’era accorta o aveva attribuito scarso valore ai resti murari?
Insomma, meno male che c’è un reperto da salvare, almeno uno c’è, un muro del teatro seicentesco, quel “teatrino” a cui con sufficienza il progettista dava poca importanza. Al livello -1 saranno lasciate tre aperture per mantenere la visibilità del reperto “musealizzato”. Purtroppo per il resto è troppo tardi, l’annullamento del parere arriva dopo che tutto è stato rimosso.
“È ora possibile realizzare una struttura di fondazione continua per il sostegno delle colonne in acciaio lato foyer” si legge nella relazione tecnica descrittiva della perizia di variante PV2, ecco che si svela l’arcano: i resti dei camerini seicenteschi davano fastidio al foyer immenso e inutile voluto dal Sindaco Cicero, responsabile politico della distruzione di un pezzo della storia di Castelbuono.
C’è di buono che la stradella con palificazioni in zona archeologica non sarà più realizzata perché la motta medioevale è stata finalmente riconosciuta e censita. Finalmente si sono arresi e dovranno realizzare una stradella, pedonale e carrabile solo per mezzi leggeri, e una scalinata di accesso al foyer con soluzioni provvisorie e reversibili, in vista dei futuri scavi archeologici per i quali sarà necessario un apposito finanziamento.
L’ultima variante è stata approvata definitivamente a settembre 2024, con un aggiornamento a novembre 2024 dopo le rimostranze dell’impresa appaltatrice su errori dell’importo dei lavori. Sembra che la direzione dei lavori abbia utilizzato prezzari regionali di anni diversi e abbia sbagliato codici e costi associati.
VALUTAZIONI POLITICHE
In conclusione, possiamo affermare di avere contribuito, con la nostra azione, all’aumento di volume al livello -1 per realizzare i camerini per gli artisti, alla previsione di arredi e attrezzature per il teatro e al miglioramento degli aspetti energetici dell’edificio. Così come possiamo rivendicare con orgoglio di avere salvato il muro perimetrale ovest del teatro seicentesco e la motta difensiva medievale del Castello di Castelbuono da una palificazione in cemento armato che l’avrebbe distrutta irrimediabilmente. La motta, oltre a costituire una notevole testimonianza delle tipologie difensive dei castelli normanni, costituirà, se totalmente recuperata, un elemento dal forte valore paesaggistico che può migliorare l’attrattività del Castello dei Ventimiglia.
Tuttavia il centro polifunzionale rimane lontano dalle richieste della società civile e della Costituente poiché non sarà mai un vero teatro. Tante le richieste disattese, tra cui la scala per la galleria che è rimasta nella platea, o i volumi del foyer smisurati a danno dei posti a sedere. Com’era prevedibile, al “cammarone” non poteva mancare il bar, inserito nel foyer su richiesta dell’amministrazione nella perizia di variante. A qualcosa serviva quello spazio smisurato.
Tutto quello che è stato richiesto attraverso azioni di confronto non ha sortito alcun effetto perché le scelte politiche del Sindaco sono state irrevocabili. Malgrado la finta disponibilità delle parole, i fatti hanno dimostrato che la cocciutaggine e l’arroganza hanno prevalso sull’ascolto e sul buon senso. Di contro, la denuncia di ciò che presentava margini di azione ha sortito ben altri effetti, con buona pace di chi vorrebbe lavorare lontano da occhi indiscreti. La Costituente ha svolto la sua azione di controllo e continuerà a svolgerla con impegno e intransigenza.
Noi avremmo agito in modo completamente diverso e oggi Castelbuono avrebbe un vero teatro come nella sua centenaria tradizione.
Il Sindaco invece, con le velleità di chi, al suo quarto mandato, si sente il padrone del paese, ha fatto delle scelte che assieme ai suoi comportamenti e ai suoi disastri rimarranno a memoria perenne.