Costituente: Il sindaco Cicero e la solita megalomania

L’altra campana sulla sindacatura Ciolino del 1993

(Riceviamo e pubblichiamo) –

Mario Cicero, ormai al suo 17° anno di sindacatura, nella sua megalomania ritiene che tutto ciò che è accaduto negli ultimi trent’anni, nel merito e nel metodo, è legato indissolubilmente a lui. Non si muove foglia che Cicero non voglia. O che non abbia voluto, potremmo dire. A tal punto da rivendicare un ruolo egemone persino nel periodo che va dal 1993 al 1997, quando ad essere Sindaco non era lui ma il prof. Angelo Ciolino. Sì, in quella sindacatura Mario Cicero era un semplice assessore, benché in possesso di numerose deleghe assessoriali. Eppure, a sentirlo parlare e a leggerlo nei suoi spazi social, sembrerebbe che l’unico protagonista di quella, peraltro straordinaria, stagione politica sia stato lui.

L’ultimo esempio, in tal senso, riguarda una sua affermazione secondo la quale “dal 1994 ad oggi abbiamo preferito acquistare automezzi usati”. Abbiamo chi? Niente di più riduttivo per raccontare quegli anni, in cui la linea politica, le scelte amministrative e i metodi di governo sono stati quelli del Sindaco e soprattutto degli organi collegiali, Giunta e Consiglio comunale, in costante contatto con il Coordinamento politico del Movimento Democratico per Castelbuono e della sua Assemblea, come ricordano tutti coloro che furono parte di quella esperienza e come era noto ai cittadini perché le decisioni più importanti venivano prese in pubbliche assemblee. Al di là della sua affermazione di dover “fare po-li-ti-ca” (intesa come ricerca del consenso di singoli, di categorie e gruppi), è ridicolo affermare che Cicero abbia determinato o caratterizzato le scelte politiche e soprattutto gli atti e i metodi dell’Amministrazione, considerato che negli organi amministrativi dell’epoca erano presenti persone che difficilmente avrebbero assistito ammutoliti alle sceneggiate del presunto leader, come purtroppo capita di vedere oggi.

Lo spessore politico e le competenze degli amministratori e dei consiglieri comunali erano incompatibili con ogni tentativo di leadership, soprattutto quella presunta di Cicero.  Portare ad esempio il singolo acquisto di un trattore usato per la discarica fra i tanti atti di un’Amministrazione che, anziché dell’autoparco, si occupava di: igiene ambientale, pianificazione urbanistica e opere pubbliche, risorse idriche, cura del patrimonio (come il restauro del castello), cultura, turismo, servizi sociali, concorsi pubblici (e non cooptazione del personale), promozione dell’occupazione e dello sviluppo, anche turistico… be’, ci sembra fuorviante. Il tutto rientra nel quadro di un’appropriazione indebita di quell’esperienza politico-amministrativa del ‘93-‘97, che ha avuto tanti protagonisti dei quali nessuno fa più parte del suo seguito.

Con buona pace di Mario Cicero e della sua idea dell’uomo solo al comando.

Costituente per la Castelbuono di Domani

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