Deliri, menzogne e contumelie di un povero coccodrillo

(Di Massimo Genchi) – La sera dell’Epifania, prima che passassero le feste, il sempre più solo coccodrillo ha voluto rivolgere un pensierino su fb all’amato PRINCIPE CONSORTE sciorinando termini da capogiro quali: acredine, perfido, esecrabile, confutare, contumelie. Come se avesse inghiottito, DolceMente si capisce, un vocabolario della lingua italiana. In effetti, per uno che negli anni ha inconfutabilmente dimostrato di non distinguere la e verbo dalla e congiunzione è una cosa che lascia sbalorditi.

Il tutto, nello sgangherato tentativo di invitare i suoi numerosissimi fans (8 mi piace, tanta visibilità) a leggere il mio post del 21 dicembre su CastelbuonoLive, che addirittura ha pubblicato sul suo profilo fb (minchia disonore per il PRINCIPE CONSORTE), dato che nei giorni seguenti avrebbe confutato «tutte queste contumelie». Di solito si confutano teorie, verità, ragionamenti. Il coccodrillo, invece, confuta contumelie. Ma lui non è uno che sta attaccato alle sottigliezze, né a quelle amministrative, soprattutto, né a quelle morfosintattiche. L’importante è ca scrivi, poi quel che scrive, e come lo scrive, è di nessun importanza. Come sempre.

Alla fine, dopo contorsioni varie, venerdì mattina è uscito. Come una scoreggia. Fine. Semplicemente evanescente, senza capo né coda, come tutte le cose che fa il coccodrillo. Peccato che in questo sensazionale pezzo, ignorato anche dai suoi fedelissimi, non si siano trovate tracce né di contumelie confutate né di una sola delle tante precisazioni che aveva promesso né di valutazioni politiche, ma perché non è cosa. Più facile fargli fare equazioni differenziali. Niente.

Ha allavancato parole che ormai ha imparato a memoria e ripete a pappagallo, anzi a pappaGAL, «fesserie, teoremi, polemiche, offendere, dire bugie, costruire teoremi, inventarsi vicende mai avvenute, buttare fango, rivangare vicende passate». In breve, ha fatto l’ identikit morale di sé medesimo.

A proposito di fandonie, il coccodrillo, che da sempre è stato limpido come l’acqua del baccalà, già nel post dell’Epifania era riuscito nella non facile impresa di dire due menzogne in mezzo rigo. Il sindaco Mazzola «fece dimettere Lucio Spallino e Angelo Ciolino da assessore». Ora, se a fare dimettere Lucio Spallino, come sanno anche le balate di via Sant’Anna fu il coccodrillo che agì attraverso il coordinamento sul sindaco Mazzola, Angelo Ciolino semplicemente si dimise, di sua spontanea volontà. Quindi il lacrimante coccodrillo, cosa pastrocchia? Chi vorrebbe infinocchiare? Chi racconta bugie, io o lui?

Ma anche in questo nuovo post, il coccodrillo ricorda a se stesso, e fa bene pirchì u custianu oramai avi u cùocciu a càmula, di avere interrotto il giro di nozze per impedire che Vincenzo Carollo venisse eletto sindaco. Ora, Carollo è stato sindaco, dal 2 luglio 1989 al 20 luglio 1990. Quindi, che cosa ha impedito, se addirittura nella nuova consiliatura che si aprì a giugno 1989 il coccodrillo non era neanche consigliere? Ecco, questo deve scrivere nella sua autobiografia politica, opera degna dei migliori statisti d’oltre cortina.

A proposito di bugie, il coccodrillo ha affermato che il PRINCIPE CONSORTE avrebbe fatto «battute sull’altezza delle persone». Ma voi lettori avete avuto modo di leggere queste battute? E’ mia sensazione netta che il coccodrillo voglia stuzzicarmi per indurmi a dire chi realmente quelle battute le ha fatte, l’intelligentone! Ora, siccome in paese ci conosciamo tutti, tutti sanno chi è il campione degli inganni, delle bugie, delle fesserie delle ritorsioni, delle vendette, delle offese, del buttare fango. E tutti si sono fatti una quarantennale opinione. Basti vedere quanti sono rimasti accanto al coccodrillo, soprattutto dei vecchi aderenti al Movimento Democratico per Castelbuono. Gli altri stanno imparando a conoscerlo giorno dopo giorno.

Certo, il PRINCIPE CONSORTE dà molto fastidio al coccodrillo, anzi gli rompe i coglioni. E ciò non va bene per uno abituato da sempre a non essere contraddetto e a tappare la bocca a tutti con metodi coercitivi che solo lui può chiamare ‘nobili’. Allora, ecco che dei fatti del ‘92 non si deve parlare: così ha deciso lui. Forse non vuole che si ricordino i nomi. O forse non gradisce che si sappia, perché molta gente non lo sa, che fra quei nomi vi era per es. l’ing. Botta, che dopo quei fatti, secondo il coccodrillo, avrebbe realizzato un pericoloso quanto fantasioso asse politico con Lucio Spallino (anche questa è una bugia?), la qual cosa determinò immediatamente il linciaggio politico nei confronti di Lucio e, appena ebbe pieni poteri, il declassamento dell’ing. Botta da capo dell’Ufficio Tecnico a responsabile dei Vigili Urbani. Finezze, insomma.

Ora, nella prosa eterodiretta del coccodrillo è spuntato il MANCATO, a proposito di fervidi auguri… Sappia il coccodrillo del fiume Castelbuono, che Il PRINCIPE CONSORTE ancora non è venuto a mancare. Capisco che la cosa gli dispiace enormemente ma, pazienza. Può vedere se, qualcuno dei suoi numerosi influenti amici e parenti, può intercedere presso il Padreterno.

Se poi, per il delicato coccodrillo, l’aggettivo MANCATO si riferisce all’esito elettorale, non si deve preoccupare perché sia IL PRINCIPE sia la CONSORTE hanno di che cosa vivere, a prescindere dalla politica. La tragedia sarebbe stata se fosse stato il coccodrillo a uscire sconfitto dalle elezioni. Dall’indomani cosa avrebbe fatto? Ariop! Agnìeddru a ssucu e ffinìu u vattìiu! Lì sì che ci sarebbe stato da ridere. Ma questo non sarebbe mai potuto accadere perché erano già in pista i prestigiatori del gioco delle tre carte. Anzi delle tre liste. Che è riuscito perfettamente. E la CONSORTE, candidata da una qualificata assemblea di soci, è rimasta tranquillamente a scuola, senza drammi né scossoni per il suo reddito. Ecco perché l’accordo con si sarebbe mai fatto. E non si è fatto. Lo sapevano anche i paracarri che i due più acerrimi nemici a vista, di nascosto erano i più affiatati alleati. C’è un lungo filo che si dipana, sempre rigorosamente sottotraccia, a partire dal 2002 (un mare di voti disgiunti che penalizzarono l’avvocato Lupo) e attraversa la nostra storia recente: il 2007 (stessa storia ai danni di Campo), il 2012 (i voti che non giunsero a Norata), il 2017 (con molti lati oscuri), il 2022. Altro che incontri privati con Mazzola. In ogni caso con Mazzola si parlò di accordi politici, non di intitolare strade a Lucio Spallino. E se ne parlò sempre in delegazione e mai privatamente e a nessuno di questi incontri il PRINCIPE CONSORTE partecipò mai. Il coccodrillo farebbe bene a cambiare i suoi informatori perché sono come lui: scarsi. Piuttosto, si potrebbe aprire il dibattitto su certi suoi incontri non tanto privati quanto invece segreti.

Quando il coccodrillo parla di fatti accaduti quasi quarant’anni fa, quando dice che «Posso rassicurare tutti, che per lo scrivente, l’assessore Spallino non era un nemico» pensa di potere avvoltolare qualsiasi minchiata senza che nessuno batta ciglio, facendola bere come se fosse vera, perché calcola che molti giovani che frequentano i social e ascoltano il dibattito politico non erano ancora nati, molti di quelli che c’erano non ricordano, ad altri non gliene frega niente, e quindi pensa di spacciare per verità  le sue spudorate menzogne. Ma le menzogne si confutano, così come il PRINCIPE CONSORTE ha confutato, anzi smascherato e messe in chiaro, le vergognose moine post mortem esternate nei confronti di Lucio Spallino. Io confermo punto per punto ciò che scrissi il 21 dicembre che coincide con ciò che sentii, assieme agli altri nostri amici, dalla viva voce di Lucio. Altro che fesserie!

Quando il coccodrillo parla di «malgrado qualche visione diversa su alcuni passaggi amministrativi» significa semplicemente che con Lucio non erano d’accordo su niente, neppure sulla immediata esecutività delle delibere di giunta. Spieghi, invece, il lacrimante coccodrillo, la vergognosa vicenda delle fotografie fatte scattare nel cantiere della circonvallazione est e poi sbandierate in consiglio comunale. Anche queste sono bugie? Questi erano i veri sentimenti nutriti dal coccodrillo verso un grande assessore, colpevole solo di fare ombra al suo sperticato egocentrismo e alle sue deliranti manie di protagonismo.

Il coccodrillo deve spiegare perché dopo avere rifiutato la petizione con la quale si chiedeva l’apposizione di una targa all’interno del castello che ricordasse i meriti di Lucio e dopo avere ingiunto di sporgere denuncia contro ignoti per l’apposizione della targa sul prospetto nord del castello, oggi – dopo averlo avversato e vessato in ogni modo – scopre la grandiosità di quest’amministratore e vuole intitolargli una via. Sappia il coccodrillo che non sta al PRINCIPE CONSORTE stabilire a chi vanno intitolate le vie e neppure esprimere se è d’accordo o meno perché il suo parere è ininfluente. Il signor coccodrillo, nel suo ripugnante scritto, come è solito fare, ha cercato di aizzare la famiglia contro chi riporta alla luce ciò che si vorrebbe seppellire, dicendo in buona sostanza: vedete? E’ lui che non vuole. Avrà la famiglia memoria sufficiente per ricordare le tante malefatte subite dal loro congiunto da parte di questo soggetto, oggi travestito da cappuccetto rosso ma è sempre il lupo, e intelligenza bastevole per valutare quale secondo, terzo, quarto fine nasconde il coccodrillo in questo volere rendere onore, alla maniera dei coccodrilli, cioè in modo falso e di facciata, alla memoria di un uomo che in vita ha costantemente vilipeso, senza risparmiargli veleni, acredini, perfidie, cattiverie, crudeltà, gesti esecrabili, contumelie.

Se si leggono attentamente gli ultimi quattro post del coccodrillo sulla toponomastica emerge:

  1. che l’avere chiamato una azienda esterna per realizzare questa cosa è l’ennesimo tentativo di sperperare soldi, forse l’unica cosa di cui è veramente capace;
  2. che ai contribuenti questa sua genialata costerà un bel po’ di soldi, come è successo per esempio per i contatori intelligenti e per il bus navetta;
  3. che il volere spostare nomi da una parte all’altra del paese è sintomo di un modo cervellotico di procedere e di programmare, teso solo a creare disagi a tutta la popolazione;
  4. che il giro largo fatto sui Savoia, sulle persone per lui meritorie di intitolazioni, sulle strade da intitolare a quella « classe politica e amministratori che si sono impegnati nei decenni a cavallo tra il XX e il XXI secolo», però – attenzione – solo strade del centro, non della periferia!

Ecco, con tutte queste giaculatorie sta veramente preparando il terreno per piazzare il colpo meditato da una vita, che venti giorni fa il PRINCIPE CONSORTE presentò appena come una scherzosa abnormità: «La piazza castello e via sant’Anna intitolate al coccodrillo» e che invece corrisponde tristemente a ciò che frulla notte e giorno, da tempo, nella sua mente devastata dalla maniacalità di passare alla storia. E dal momento che qualcuno gli ha fatto notare che la Piazzetta a Minà Palumbo gli venne intitolata mentre era ancora in vita, lui che non è secondo a nessuno, neanche al Padreterno, per la protervia e la tronfiezza che lo caratterizzano avrà pensato: lui sì e io no? Anzi a me due intitolazioni: Piazza Castello e via Sant’Anna. E anche il mausoleo dentro il municipio. Teccà!

Nella lapide, sotto le generalità, il raggiante coccodrillo non dimenticherà certo di specificare: «sindaco di Castelbuono nel periodo in cui il paese da ‘Courmayeur delle Madonie’ divenne un paese fantasma e abbandonato a se stesso».

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