Dopo il bar al Chiostro, l’opera dei Pupi al Museo Minà Palumbo. Lettera al Presidente Rosario Schicchi

Riceviamo e pubblichiamo in basso la lettera che il prof. Massimo Genchi indirizza al presidente del Museo naturalistico F. Miná Palumbo prof. Rosario Schicchi.

Gentile Presidente,
siamo stati entrambi alunni del grande maestro Giuseppe De Luca che tanta parte della sua vita dedicò alla figura e all’opera di Francesco Minà Palumbo. Non so se – implicitamente – sia stato lui ad instillarci la passione per questa figura di studioso o se, invece, sono stati gli strani incroci della vita che ci hanno portato, dalla classe di De Luca, a occuparci a titoli diversi e con contributi diversi di questo illustre castelbuonese.
E arrivati a oggi, alla vigilia del sipario che si apre su questa allucinante Opera dei Pupi, direi che la misura è colma per continuare a tacere dello stato del Museo da te presieduto, della sua reale funzione culturale, di come e quanto sia stata calpestata e sfregiata la figura di questo nostro benemerito concittadino e uomo di scienza di livello europeo.
Io vorrei partire ricordando che la tua, la vostra, le vostre nomine sono tutte politiche. Questo per evitare che qualcuno possa in maniera pedestre ritenere di essere lì per chissà quali altri meriti. Nomine politiche espresse dall’attuale sindaco. Tutte, nessuna esclusa.
Detto ciò comincerei col rilevare, e penso sarai d’accordo con me, che le attività da voi programmate negli ultimi anni sono state nella stragrande maggioranza prive del più vago interesse e solo rarissime volte improntate alla divulgazione scientifica. A meno che non si voglia fare assurgere il concorso di poesia naturalistica e quello di ricamo a categoria di eventi che possano risollevare il Museo al rango che gli compete, e con esso il nome dello scienziato che lo strutturò.
La figura di Minà Palumbo, studioso che fra il 1840 e il 1899 strinse rapporti con uomini di scienza di tutta Europa quando non esistevano ancora la telefonia e men che meno la rete, va rivalutata con iniziative di valore assoluto e l’apporto di studiosi di levatura continentale, non certo attraverso conferenze di profilo paesano, al massimo palermitane, e neppure col ricamo e la poesia naturalistica. Queste visioni espresse ultimamente dal CdA del Museo sono sintomatiche di tutto il provincialismo culturale che stritola la nostra comunità e spiegano soprattutto il basso gradimento della vostra proposta museale. Il Museo naturalistico per aumentare le presenze non ha bisogno, come teorizza qualche giocatore delle tre carte, di essere trasferito nel centro del paese. Necessita, invece, che didatticamente diventi un museo del XXI secolo, dove i reperti, per esaltarne la fruizione, si espongano secondo un criterio razionale e non si accumulino. Gentile Presidente, tu sai bene – avendo sott’occhio l’esempio del Museo Doderlein, anch’esso di impianto ottocentesco – che senza percorsi tematici e sussidi multimediali, senza una nuova visione ed eventi di un certo livello il Museo di Minà avrà sempre 3 visitatori l’anno.
A ristorare i quali è stato aperto, non so se con il consenso del CdA, il bar del Museo che ha due grandi peculiarità. La prima è che sorge in un sito che fa parte del Fondo degli edifici di culto del Ministero degli Interni, concessi ai Comuni con destinazioni d’uso socio-culturali, non certo ristorative. Ma noi in questo paese possiamo fare quello che ci pare… tanto: Cu parra!!!!! La seconda, caratteristica unica al mondo, è che il cosiddetto bar del Museo apre soprattutto quando il museo è chiuso. Di questo sei a conoscenza, giusto? Al bar e al ristorante di ogni Museo che si rispetti possono accedere i visitatori del Museo. Qui, chi va al bar neanche sa se al primo piano si vendono le arance di Dula, se ci sono uffici, case di riposo o altro ancora. In più, durante gli eventi organizzati nel chiostro o nella sala conferenze, gli avventori continuano insensibili e disinteressati a disturbare chi parla, canta o recita e anche chi ascolta. Che poi il chiostro sia diventata di fatto anche la sede di un giornale che a sua volta è la grancassa dell’amministrazione desta non poco raccapriccio. Ma penso che a te non faccia alcuna impressione.
Questa amministrazione passerà sì alla storia ma solo per il numero di alberi tagliati – alla faccia di Greta Thunberg esposta in maniera vergognosamente speculativa sul prospetto del municipio e di Rosanna Pirajno, ambientalista della prima ora – e per il numero di intitolazioni di camere, camerette, sotto scala, corridoi e sottotetti, una di questi anche a Rosanna Pirajno. Io non dirò qui se queste idee siano frutto delle diuturne masturbazioni mentali del sindaco ma è certamente da ascrivere al prodotto di una tale reiterata attività ciò che ha portato alla intitolazione della biblioteca storica di Minà Palumbo alla di lui moglie. Gentile Presidente, dimmelo: ma che diavolo c’entra Nzula Marguglio con la biblioteca del marito? Sarebbe come elargire un tributo alla moglie di Enrico Fermi esclusivamente per i grandi meriti del marito. C’è da dire che la singolare iniziativa si deve certamente inscrivere nella grandissima considerazione in cui il sindaco tiene le donne. Tutte le donne. Dalla lista delle donne, al sogno del sindaco donna, alla panchina contro la violenza sulle donne, al candidato sindaco donna del 2017. E si potrebbe continuare. Ma – mi viene da dire – voi del CdA avete condiviso questa baggianata dell’intitolazione alla moglie di Minà? L’avete subita? È passata sopra la vostra testa? A me non pare che ne possiate uscire bene in nessuno dei tre casi. Così come non ne siete usciti bene quando siete stati espropriati dei locali per qualche giorno e ve li hanno riconsegnati imbrattati di vino, sudici di olio e di grassi dal pavimento fino al tetto. E voi senza battere ciglio.
Gentile Presidente, ho visto che sei stato coinvolto in questo mirabolante progetto dell’Orto dell’Arte e approfitto per chiederti: ma dell’orto didattico del Museo che doveva sorgere nel giardino di san Francesco non se ne parla più? Avete intenzione di riparlarne? Non fa più parte degli interessi del Museo?
Gentile Presidente, ti ho fatto presente più volte, da tempo ormai, che al Museo mancano diversi reperti e di quelli di cui ho contezza ti ho anche fatto un elenco dettagliato, certamente ne mancano anche di altri. Li avete trovati? Li avete mai cercati? Come sai, si tratta di reperti di una certa importanza. In compenso, proprio per dire dell’orizzonte culturale raggiunto dal Museo, ho avuto modo di osservare non senza il disgusto che si può provare, che nel bookshop del Museo sono esposti, tra gli altri, libri su Riccardo Schicchi, produttore storico di film pornografici. Forse l’unico vero omaggio agli uccelli di Minà Palumbo.
Mi dispiace dirtelo ma in tutta sincerità raramente negli ultimi anni vi siete preoccupati di valorizzare il grande patrimonio di Minà mentre, approfittando del suo nome e della sua autorevolezza scientifica, è stata prerogativa di qualcuno preoccuparsi di lasciare precise tracce del proprio passaggio in quella istituzione. Dopo collezioni e presunti reperti, alcuni veramente discutibili, donati e acquisiti nel corso degli anni è notizia di stamattina la coltellata sferrata alla figura di Francesco Minà Palumbo secondo la quale avete ricavato all’interno del Museo naturalistico una sezione dedicata ai Pupi siciliani, quelli della famosa Opera, quelli con i fili che si azionano dall’alto (…). Non si capisce perché il frutto di cotanta magnanimità, alla fin fine, non abbia arricchito, per esempio, il Museo Civico o il Museo del Risorgimento e debba invece contribuire a rendere ibrido e spurio il Museo naturalistico Minà Palumbo che ha una storia e una dignità che non possono essere adulterate dall’Opera dei Pupi.
Anche per questo ennesimo schiaffo dato all’intera comunità, alla cultura scientifica, al nostro decoro – lo ripeto – voi del CdA avete condiviso questa porcheria che vi è stata propinata? L’avete subita? È passata sopra la vostra testa? Ribadisco: a me non pare che ne possiate uscire bene in nessuno dei tre casi.
Questo atto inqualificabile che connota l’amministrazione per quella che è sempre stata, gentile Presidente, vi relega a subalterni di questo sindaco e vi inchioda alle vostre responsabilità che sono quelle di avere trasformato un gigante delle scienze e della storia naturale, in un nano e infine di averlo ridotto alla stregua di un pupo. Tutto ciò è semplicemente penoso.

Massimo Genchi

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