È in uscita il libro CastelbuonoStoriE «passeggiata semiseria nel tempo per immagini e racconti»

Era stato concepito e anticipato su queste colonne il 2 marzo scorso e siamo al 3 dicembre. Quindi nove mesi giusti giusti. Ci sono voluti nove mesi esatti per portare a termine u libbru. Una vera e propria gestazione, neppure delle più semplici. Ma ormai ci siamo. CastelbuonoStorie  è (quasi) pronto, essendo in stampa.

Sappiamo che molti di voi lo stanno aspettando, diversi stanno trepidando, qualcuno si sta agitando, i soliti tre si stanno rodendo, i più se ne stanno fregando. Come è giusto che sia, beninteso.

Siamo contenti che u libbru arrivi proprio nel periodo più bello dell’anno, quello, si spera, della magia della neve e delle feste, allorché la vecchia porta i regali, ma anche il carbone. Una occasione da non perdere, dunque, per fare, ma anche per farvi, un gradito regalo oppure fare cosa sgradita, regalandolo a chi è notoriamente intollerante, ad onta, come si soleva fare con le canzoni di sdegno:

Vegnu a cantari nta la to vaneddra

ppi fáriti vutari la miruddra

canzuni ti nni cantu na carteddra

t’agliùttiri cutugna e piricuddra.

Dunque regolatevi come meglio vi pare. Per prenotare il libro basterà scrivere a CastelbuonoLive all’indirizzo che verrà specificato in un’apposita sezione del blog, assieme alle modalità di consegna. Il libro sarà venduto a un prezzo politico, vale a dire determinato sulla base delle spese di stampa con le foto tutte in bianco e nero oppure, maggiorato di cinque euro, nella versione con una ventina di foto a colori. Per chi risiede fuori Castelbuono, a richiesta, potrà essere spedito, ad un prezzo comprensivo delle spese postali.

Se qualche uomo di buona volontà, nel gentile proposito di toglierci le confusioni dalla testa, avesse pensato di avvertire la Guardia di Finanza e l’Ufficio delle Entrate, ma anche l’ONU e il tribunale dell’Aja, lo ringraziamo in anticipo ma già ci abbiamo pensato noi.

Due paroline sul libro. Quella che vedete qui in alto, sopra il titolo, è la copertina definitiva con la bellissima foto della Chiazzannintra di Tano Ventimiglia del 1949 che del volume sintetizza il senso, oltre che il contenuto. Il libro, come già sapete, verrà stampato in formato A4, anche per valorizzare le immagini, tuttavia non si è riusciti, come ci si proponeva, a contenerlo entro le 300 pagine e, sempre per esagerare, siamo arrivati a 324, pur senza inserire tutto. Molte cose, soprattutto inutili, sono state scartate, altre sono state aggiunte, diverse altre modificate, altre ancora emendate. Una selezione accurata ha riguardato le immagini, che ha portato a scegliere quelle che meglio si adattassero a illustrare un libro. Le singole storie, era stato anticipato, sono state raggruppate in macro argomenti, se si può dire così, in modo da conferire una sia pur vaga organicità a materiali che, in origine, erano tutt’altro che organici, forse indifferenziati, ma non certamente rifiuti e neppure frattaglie, come sentenziato da chi in vita ha scritto solo qualche paginetta di maniera.

Una macro area riguarda l’universo ludico tradizionale, un’altra la cucina e i piatti della tradizione e delle feste, mancare non poteva una sezione dedicata alle nostre usanze rituali, sia sacre che profane, una al nostro radioso passato urbanistico e un’altra, doverosa, alle nostre attività industriali e imprenditoriali.

Manca l’artigianato ma, visto che è arrivato sulla bocca soprattutto di chi non ha mai lavorato, prima o poi dirò la mia, sulla scorta di una tradizione familiare di quasi trecento anni nel campo dell’ebanisteria.

E poi la politica e la storia politica. Ma anche la ragguardevole storia civile della comunità di Castelbuono e – perché no – diverse storie che, parafrasando Carlo Greppi, magari non faranno la storia, ma sono pur sempre notevoli e degne di essere tramandate.

Insomma, un libro che, pur continuando ad oscillare fra serio e faceto, e pur venendo pubblicato nel periodo natalizio, è ben lungi dall’essere l’equivalente di un film-panettone. Piuttosto, vista la nostra secolare tradizione, si potrebbe definirlo un libro-cosëchinë. Se non altro, perché pieno di cose.

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