Festa di San Nicolò di Bari. Don Mimmo Sideli scrive alla comunità isnellese
Carissimi,
stiamo tutti vivendo un tempo particolare che, pur portando il peso e le sofferenze del lungo blocco e le paure per un nuovo rinvigorirsi dell’epidemia, ci spinge a riprogettarci, a ripartire, a recuperare lo stare insieme.
Con questo spirito attendiamo anche i giorni di festa, in cui la nostra Comunità celebra S. Nicola suo patrono e protettore.
Una necessaria e inderogabile prudenza ci sta facendo valutare con calma che cosa proporre, per vivere un tale momento nella maniera più sicura possibile, secondo le norme, e senza dare adito a possibili occasioni di rischio per le nostra gente. Intanto ritengo utile invitarvi a riflettere insieme sul senso stesso della festa e del celebrare.
Noi uomini di tutte le culture viviamo nel tempo: quel tempo che proviamo a misurare; quel tempo in cui è misurata la nostra stessa esistenza. E proprio per il volgersi nel tempo della nostra vita, sentiamo il bisogno di interpretare il tempo, ossia di dargli un senso, avvertendo, infatti che con il suo trascorrere, passa anche la nostra vita.
Dio stesso, Unico e Creatore, entra nel tempo; si lascia incontrare solo ed esclusivamente nel tempo, nella storia, nella nostra vita.
Da credenti, allora, non dobbiamo “scappare” dal tempo per trovare il senso delle cose; dobbiamo piuttosto essere vigili, saper scorgere nel tempo i momenti, gli avvenimenti in cui Dio si fa presente, in cui “visita” il suo popolo.
In questo modo di vivere, la festa è una dimensione di vita e non solo una pausa che l’uomo si concede nel tempo del lavoro.
Ogni nostra festa richiama direttamente la Pasqua di Gesù Cristo Risorto: egli ci ha stretti per sempre a sé liberandoci dalla schiavitù del peccato e della morte; ci ha costituiti suo Popolo, sua Chiesa e ci fa continuamente sperimentare, nel tempo, la sua salvezza.
Questo è il contenuto della festa.
Naturalmente la festa la si comprende in un contesto di Comunità, dove facciamo l’esperienza dell’essere figli di Dio e fratelli e sorelle che si prendono cura di chi soffre e gioisce.
La festa è dono, occasione per crescere nella fede, spazio dove far crescere le relazioni umane e riposare dalle fatiche del lavoro, è quindi una dimensione sociale, comunitaria e capace di esperienza di bellezza.
L’Eucaristia è il centro della festa, il radunarsi della Comunità per celebrare Colui che è continuamente presente e che si dona a noi attraverso la sua Parola, il suo corpo e il Suo sangue: Gesù Cristo.
Come la liturgia canta nel giorno dell’Epifania «Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi… Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli Apostoli, dei Santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore».
La nostra devozione a S. Nicola, il nostro desiderio di celebrarne la festa come patrono sono proprio manifestazione del nostro voler seguire il suo esempio di cristiano e pastore che ci conduce alle fonti di salvezza che sgorgano da Cristo.
In tutta la sua vita, S. Nicola testimoniò un genuino e solido discepolato, nutrito dalla preghiera e manifestato nella carità. Per la fede in Cristo subì lunga prigionia durante la persecuzione di Diocleziano, essendo liberato solo dopo l’editto di Costantino. Confessò la sua solida fedeltà al Vangelo divenendo strenuo difensore della retta fede contro chi non riconosceva la divinità di Cristo. Fu autorevole guida della Chiesa di Mira, provvido nella carità, difensore dei poveri e dei deboli, garante della giustizia.
Nel corso dei secoli anche la nostra Comunità ha sperimentato la sua sollecitudine paterna di pastore e vescovo, di protettore e patrono; mettendoci sotto il suo “manto” di custode e difensore, siamo certi che continuerà a portare al Cuore di Cristo le nostre suppliche e le nostre preghiere.
Celebrarne la festa, quest’anno, liberi da elementi secondari e da incombenze esterne, ci impegna particolarmente a un genuino ritorno al suo insegnamento.
Lasciamoci spingere da S. Nicola sul cammino di ritorno al Signore, e la festa sarà per noi come il banchetto imbandito dal Padre per il ritorno del figliol prodigo.
E a questo banchetto dobbiamo prender parte proprio tutti:
- sia quelli che pensano di possedere i sensi della festa, pur avendone smarrito il senso profondo; sia quelli che capiscono il valore e il senso della vita, ma non sanno più assaporarlo nei sensi della festa.
- Sia coloro che apprezzano la cultura estetica di una società che ha massificato e mercificato la festa, all’affannosa ricerca dei sensi perduti: dalle bancarelle da fiera ai miraggi degli itinerari turistici, per cui ogni rito è tutto spettacolo, folklore, tentativo di colpire i sensi, per accendere i desideri del cuore e dirottarli al consumo, anziché orientarli ad un senso più alto.
- Sia coloro di radicata fede cristiana ma vittime del rischio di smarrire l’antica capacità di far festa, sotto i colpi della secolarizzazione, della rottura di una tradizione e di una mancata iniziazione familiare e comunitaria a un autentico spirito festivo.
La festa è luce che avvolge, è calore che accarezza, immagine in cui specchiarsi e colore che ravviva, ritmo e danza per entrare in contatto, canto e musica per l’incanto del cuore, parole e cibo per la comunione dei volti. Sì, la promessa di ogni festa è finalmente la Comunione, perché l’uomo è creato per questo: per vivere in una comunione non egoistica e non escludente. (Cfr. P. Tomatis, Il senso e i sensi della festa).
Noi tutta Comunità di Isnello, abbiamo bisogno di recuperare il senso della festa cristiana e la gioia che ne promana.
La gioia della festa, ci dice il Vangelo quasi a ogni pagina, è la gioia della salvezza ritrovata, delle braccia aperte al perdono, della capacità di purificare la propria memoria, di abbandonare i pregiudizi sugli altri, di far cadere rancori, della liberazione dal male. Così soltanto sperimenteremo la comunione vera.
Carissimi, lasciamo che il Signore ci riveli il senso profondo della festa; accostiamoci ai Sacramenti, in particolare anche alla Confessione; ascoltiamo la Parola del Vangelo e l’incontro con Gesù, per intercessione di S. Nicola, accenda in noi tutti la fede, intesa come un nuovo modo di vedere le cose e le persone, di ascoltare e di entrare in contatto, nel segno di quella carità che è fondamento e sostanza di ogni vera festa: «dove risplende la gratuita carità, là c’è la festa» (S. Giovanni Crisostomo).
Isnello, 20 agosto 2020
Buona festa a tutti.
don Mimmo Sideli
Parroco