Hotel Milocca, dallo scandalo al sogno: accademia di lusso
Quest’Accademia s’ha da fare. Nonostante i pessimismi, gli intoppi burocratici, le lungaggini amministrative, le vicissitudini politiche, la battaglia di Nicola Fiasconaro, famoso pasticcere ed imprenditore, non si ferma davanti alle incertezze e i ritardi di una politica sorda ai bisogni del territorio. L’Accademia culinaria è un progetto ambizioso che dovrebbe sorgere dalle ceneri dell’Albergo Milocca, a Castelbuono, maestosa struttura nel Parco delle Madonie voluta dall’ex senatore Vincenzo Carollo, un tempo fiore all’occhiello del turismo siciliano ma oggi ridotta a scempio paesaggistico ed architettonico.
Della grandeur che fu, 2500 metri quadrati distribuiti in cinque piani, 55 camere, due ristoranti, piscina, discoteca e centro benessere, non resta che una struttura sventrata, svuotata, che l’incuria ha trasformato in una dimora per cinghiali, ormai unici avventori del luogo. E poi lo scandalo dei canoni mai riscossi.
Oggi l’affaire Milocca è diventata l’ennesima patata bollente che le istituzioni si sono passate negli ultimi anni senza mai arrivare ad una soluzione finale.
La soluzione ci sarebbe, eccome. Una possibilità, fra molte, che potrebbe rivelarsi però la svolta per l’economia e il turismo siciliano. E porta il nome del sogno di Fiasconaro: “Ducezio” . Un’Accademia di arti culinarie che sia polo di eccellenza nel campo della formazione dei manager della ristorazione, chef, pasticceri, ma soprattutto nella tutela e salvaguardia del patrimonio culinario siciliano. Quel “Born in Sicily” tanto sbandierato dalla politica siciliana ma che al momento è rimasto un anglicismo molto a’ la page.
Il declino del Milocca inizia nel 2011, quando la cooperativa Futura di Castelbuono, che prima gestiva la truttura alberghiera, dichiara fallimento dopo ventisei anni di fasti. Da allora la Provincia di Palermo, proprietaria dell’immobile, inizia il contenzioso con la stessa cooperativa, accusata di non aver pagato il canone annuo di 120 milioni delle vecchie lire a partire dal 1992 e cioè da quando il bene è entrato a far parte del patrimonio provinciale.
E nel 2011, la famiglia Fiasconaro, sposa senza riserve la causa dell’Albergo Milocca. Da allora, Nicola Fiasconaro, si spende in prima persona e a titolo gratuito per portare avanti l’idea di creare l’accademia di Arti culinarie. Conferenze, riunioni istituzionali con soggetti pubblici e privati, interviste, promesse e progetti messi nero su bianco. Addirittura , l’ex presidente della Provincia di Palermo, Giovanni Avanti, parla anche di un finanziamento di cinque milioni di euro pronto per realizzare l’accademia.
A un certo punto, lo scorso anno, spunta pure l’ipotesi di dare in uso l’ex albergo alla Fondazione San Raffaele Giglio di Cefalù per farne un luogo a supporto dell’ospedale per attività di riabilitazione e disturbi dell’alimentazione. Dalla Regione tutto tace, compresa l’email e il cellulare dell’assessore Nelli Scilabra, più volte contattata per sentire la sua sull’Albergo Milocca.
E tace anche il governatore Rosario Crocetta, più volte ufficilamente invitato da Nicola Fiasconaro, a fare visita alla struttura Milocca a Castelbuono, per vedere in prima persona lo stato di degrado in cui versa.
Della patata bollente si vuole liberare però il commissario Domenico Tucci, il quale dalla Provincia di Palermo fa sapere di volere mettere in vendita la struttura. Un avviso pubblico, di imminente pubblicazione, con cui si vogliono individuare soggetti pubblici o privati interessati ad acquisire la struttura. Un primo passo, seguito, eventualmente, dalla pubblicazione di un bando vero e proprio.
La speranza, per la Provincia, è quella che una cordata di imprenditori possa manifestare un interesse concreto e acquistare l’immobile. Se questa mossa rappresenta la svolta verso qualcosa di concreto, ad oggi , è difficile dirlo. La storia del Milocca, ha portato a Castelbuono, dove l’albergo ha sede, una passerella ufficiale e non di politici, giornalisti e assessori. Tutti hanno sempre affermato “di lavorare per il Milocca”, ma nessuno ha cambiato, ad oggi, le sorti della struttura.
“Di certo – afferma Nicola Fiasconaro – la svolta sarebbe l’’istituzione di un’Accademia culinaria, un atto doveroso verso questa terra che ha una storia e un patrimonio culinario millenario. I nostri ragazzi , al termine degli studi negli Istituti alberghieri, hanno necessità di mettere in pratica le loro conoscenze. Hanno necessità di imparare l’importanza delle nostre materie prime e delle eccellenze siciliane. Siamo dominati e colonizzati, nell’educazione alimentare e nel consumo, dalla Francia e dagli Stati Uniti. Il mio sogno va oltre però gli stage e la formazione che un’Accademia può offrire. Voglio dare rigore scientifico a questa istituzione attraverso un partenariato con il Miur , l’Università, il CNR. Voglio che l’Accademia sia anche una piattaforma scientifica che miri a creare un disciplinare del patrimonio dolciario siciliano”.
Un discorso simile, quello relativo al disciplinare, si era già affrontato con la creazione del Distretto del dolce tipico siciliano, di cui lo stesso Nicola Fiasconaro è coordinatore dopo l’investitura della Regione siciliana ma che nei fatti e’ rimasto tra le scartoffie e i faldoni della Regione.
Chiediamo però a Nicola Fiasconaro e alla sua azienda quanto e cosa sia disposto a fare, in termini di investimento nell’Accademia, ora che all’orizzonte si parla di vendita dell’Albergo: “La famiglia Fiasconaro è pronta ad investire se ci sono le condizioni ottimali: fondi europei per ristrutturare l’immobile , accordi e partenariati con le istituzioni per dare un rilievo scientifico, nessuna assunzione imposta dall’alto. Quando avrò la certezza che gli investimenti iniziali sono garantiti dalla Ue, che il progetto sia pensato come manageriale, penserò al mio investimento sul ruolo di coordinatore tecnico e di filtro tra il pubblico e privato. E’ un dovere delle istituzioni però, della Regione in primis, prendersi cura della struttura e trasformarla perché questo avrà un ritorno sull’economia e l’immagine di tutta la Sicilia. Per questo lancio l’ennesimo appello al governatore Crocetta affinche’ venga a visitare l’albergo e discutere del progetto.
Un sogno, un’utopia? Forse, se si considera che siamo in Sicilia. Però, perché non sognare in grande e pensare che la Sicilia possa rinascere e ripartire dai grandi progetti? Questo sogno non sarebbe neanche tanto improbabile e rischioso soprattutto se si pensa che manca un’Accademia di Arti culinarie al Sud e che la classe dirigente ed imprenditoriale, insieme alle istituzioni scientifiche, hanno un dovere nei confronti delle nuove generazioni costrette ad espatriare per imparare a diventare manager e chef. Un sogno che potrebbe diventare realtà se solo prevalesse l’impegno e la volontà di riscattare la Sicilia.
(LILIANA ROSANO – Siciliainformazioni.com)