I parlamentari castelbuonesi dal 1861 al 2013
Le recenti elezioni politiche, che hanno visto la dottoressa Rosa Maria Di Giorgi (foto 1) affermarsi al Senato, forniscono lo spunto per una veloce rassegna sui politici castelbuonesi o di discendenza castelbuonese che si sono succeduti al Parlamento nazionale e regionale.
L’elezione di Rosa Maria Di Giorgi, vista da Castelbuono, appare significativa sia perché si tratta della prima donna, fra il nutrito gruppo di parlamentari con addentellati castelbuonesi, che entra in uno dei due rami del Parlamento nazionale sia, soprattutto, perché ha un legame stretto e costante con il paese, avendo, tra l’altro, fatto parte del Consiglio di Amministrazione del Museo Civico. Si può anche dire che è la prima castelbuonese a rappresentare un partito di sinistra al Parlamento nazionale ma, fra coloro che hanno legami con Castelbuono, la precede il professore Salvatore Russo (foto 9), non di Castelbuono ma sposato a una castelbuonese (la dottoressa Maria Lombardo, figlia del farmacista Pietro Lombardo, noto antifascista). Ma procediamo con ordine.
Il primo castelbuonese eletto al Parlamento nazionale fu il Barone Nicolò Turrisi Colonna (foto 2).
Già Ministro dei Lavori Pubblici e della Pubblica Istruzione nel Governo provvisorio siciliano del 1849, nel 1860 fu nominato da Garibaldi Comandante generale della Guardia Nazionale. Alle elezioni per la Camera della VIII Legislatura del Regno d’Italia (1861-1865), tenutesi nel gennaio 1861, risultò eletto nel Collegio di Cefalù (dove riportò 370 voti su 494 votanti) e in quello di Palermo II (494 voti su 892 votanti) optando per quest’ultimo. Dimessosi dalla carica nel dicembre del 1862, l’8 ottobre 1865 fu nominato Senatore del Regno d’Italia. Si trattava, in buona sostanza, di una nomina a senatore a vita visto che allora il mandato aveva termine per decesso. Due giorni dopo la morte, nel corso della seduta del 15 maggio 1889, fu commemorato in Senato dal Presidente Domenico Farini e dal Presidente del Consiglio, nonché Ministro degli Interni, Francesco Crispi. In quel tempo in cui la politica era appannaggio di pochi e solo pochissimi avevano diritto al voto, la sovrapposizione di cariche non era uno scandalo. Così Nicolò Turrisi Colonna, nello stesso tempo, oltre che consigliere provinciale e consigliere comunale a Palermo, dal 1867 al 1878 rivestì la carica di Presidente della Provincia, e nei periodi compresi fra il 1880-1882 e il 1886-1887 fu anche Sindaco di Palermo. Questa spaventevole sommatoria di cariche potrebbe fare venire l’acquolina in bocca a qualche politicante dell’epoca corrente (ah, se solo gli fosse capitato di vivere in quel tempo!) ma non si dimentichi che allora gli emolumenti previsti per i parlamentari erano risibili e il problema dei costi della politica di fatto non esisteva.
Mario Levante (foto 3), già sindaco di Castelbuono negli anni ’60 distintosi per l’alto senso civico mostrato durante l’epidemia di colera del 1867, fu il secondo castelbuonese in ordine cronologico ad essere eletto Deputato nella XVI Legislatura del Regno (1886-1890).
Candidato nel collegio di Termini Imerese, risultò eletto al ballottaggio con 5184 voti su 9471 votanti superando il concittadino avv. Giovanni Galbo, rappresentante degli agricoltori (a Castelbuono per una manciata di voti:120 a 108). L’altissimo numero di voti riportato da Mario Levante è da mettere in relazione col fatto che il Collegio di Termini Imerese è più grande di quello di Cefalù ma, soprattutto, che la legge del 1882 estendeva il diritto di voto a tutti i cittadini alfabetizzati. Della sua attività parlamentare poco si sa e anche gli Atti della Camera poco aiutano a corredarla. Si tramanda che il deputato Mario Levante, nel corso dei governi Depretis e Crispi, si batté perché sulla ferrata Palermo-Messina, che si andava costruendo in quegli anni, fosse prevista la stazione di Castelbuono con lo scalo merci. Effettivamente Castelbuono ebbe il suo scalo ferroviario, che sarebbe stato inaugurato nel 1894.
Benché quasi del tutto dimenticato, anche Mauro Turrisi (foto 4), figlio primogenito del Barone Nicolò, è stato eletto tre volte consecutive alla Camera dei Deputati. Candidato nel Collegio di Cefalù, nella XIX Legislatura del Regno (1895-1897) si è imposto al primo turno con 973 voti su 1558 votanti; nella XX (1897-1900), ancora a primo turno, con 1161 voti su 1413 e, infine, nella XXI (1900-1904) è stato eletto al ballottaggio con 862 voti su 1722. Della sua attività parlamentare nel Gruppo della sinistra storica si ricorda il fattivo impegno nelle discussioni del bilancio del Ministero di Agricoltura. Ciò gli valse titolo per entrare al Senato dove fu nominato nel giugno del 1908.
Alle lezioni del 6 aprile 1924 è la volta di Alfredo Cucco (foto 5). Già segretario regionale del Gruppo Nazionalista nel 1921, all’epoca della sua prima elezione, Cucco era uno dei massimi esponenti del fascismo in Sicilia. Nella XXVII Legislatura del Regno (1924-1929) fu eletto alla Camera nel Collegio unico siciliano per la Lista Nazionale riportando un gran numero di voti (1418 a Castelbuono, non tantissimi, a causa del forte astensionismo che caratterizzò quella tornata elettorale). Cucco risultò il primo eletto nella provincia di Palermo staccando decisamente anche il ben più noto e titolato Vittorio Emanuele Orlando, che era stato più volte ministro con Giolitti e Presidente del Consiglio alla fine della prima guerra mondiale.
Il 18 aprile 1924 il neo deputato venne accolto a Castelbuono in maniera trionfale (Foto 6). Scrive Antonio Mogavero Fina che il paese riservò al suo illustre figlio “archi fioriti, bandiere, carri allegorici e giochi d’artificio”. A seguito delle note vicende che lo videro coinvolto nelle indagini condotte dal prefetto Mori e accusato di essere colluso con la mafia, nel 1927 la Camera accordò due richieste di autorizzazione a procedere nei confronti di Alfredo Cucco “per una lunga e grave serie di reati”. Di lì a poco fu espulso dal PNF per essere poi reintegrato nel 1937. Rieletto alla Camera nella XXX Legislatura (1939-1943), sul finire di questa, con il regime ormai abbondantemente in rovina, Cucco fu nominato da Mussolini vicesegretario nazionale del PNF. Sarà di nuovo eletto alla Camera dei Deputati della Repubblica nelle liste del MSI nella II Legislatura (1953-1958) e poi nella III e nella IV, nel corso delle quali sarà membro della Commissione parlamentare di igiene e sanità pubblica.
Un castelbuonese non poteva mancare neanche fra i Padri Costituenti. Si tratta del professore Michele Maria Tumminelli (foto 7), figlio del farmacista Mario Tumminelli, sindaco di Castelbuono a cavallo fra XIX e XX secolo. Nato a Castelbuono ma residente da tempo a Milano, dove oltre ad insegnare si occupava di problemi legati alla pedagogia dell’apprendimento, il professore Tumminelli fu eletto all’Assemblea Costituente nel collegio di Milano IV nelle liste del Fronte liberale democratico dell’uomo qualunque. Del suo contributo alla entusiasmante impresa costituente (6 luglio 1946-31 luglio 1948) rimane traccia nei lavori della Commissione Scuola della Costituente, di cui fu membro, e in diversi interventi in aula, come si evince dagli Atti dell’Assemblea.
Nella prima Legislatura della Repubblica (1948-1953) venne eletto al Senato nelle liste della Democrazia Cristiana l’avvocato Lorenzo Spallino (1897-1962) (Foto 8), nato Cefalù da padre castelbuonese, bella figura di cattolico antifascista. A Como, dove si era trasferito, fu membro del Partito Popolare e avvocato del sindacato cattolico delle Leghe Bianche; svolse attività di propaganda contro il regime per la quale fu deferito al Tribunale speciale e arrestato. Partecipò attivamente alla Resistenza, fu capo partigiano e membro del CLN e al Congresso di Napoli del ’45 fu eletto nel Consiglio nazionale della DC.
Il Senatore Spallino, eletto nelle prime tre Legislature nel Collegio di Cantù, è stato il primo e finora unico parlamentare castelbuonese ad essere stato nominato Ministro. Nella terza Legislatura, infatti, dopo avere ricoperto il ruolo di Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel Governo Zoli (1957-1958) fu per tre volte Sottosegretario di Stato per la grazia e giustizia (nei Governi Fanfani II, Segni II e nel tristemente noto Governo Tambroni) e quindi Ministro delle Poste e delle telecomunicazioni nel terzo e quarto Governo Fanfani. Fu durante il suo primo ministero che gli toccò disporre il ritiro del Gronchi rosa, il celebre francobollo emesso il 3 aprile 1961 in occasione del viaggio del presidente Gronchi in Sudamerica, in quanto – com’è noto – i confini del Perù erano stati rappresentati in maniera errata. Lorenzo Spallino, nel corso delle sue prime due Legislature, portò avanti in Parlamento, finché non la vinse, una lunga battaglia per modificare la legge che consentiva l’uso indiscriminato delle armi da parte della Polizia nella lotta al contrabbando, fenomeno molto diffuso allora a ridosso del confine italo-svizzero. Riteneva quei poveracci, che per un tozzo di pane sfidavano la legge rischiando la vita, non criminali ma gente disperata per la mancanza di lavoro e prospettive. Per essi – sosteneva – il Governo dovrebbe predisporre soluzioni sociali e non giudiziarie.
Animato com’era da un forte e coerente spirito di carità cristiana, difese molti contrabbandieri aborrendo ogni forma di lucro e ai familiari dei suoi assistiti arrestati non mancò di inviare in forma anonima delle rimesse in denaro. Una figura di uomo e di politico decisamente distante da quelle che la degenerazione della politica di oggi ci ha abituato a conoscere. Lorenzo Spallino morì da Ministro in carica in un incidente stradale sulla Milano-Como il 27 maggio 1962, pochi giorni prima della fine del quarto Governo Fanfani. Gli furono tributati i funerali di Stato nel corso dei quali fu commemorato dal Presidente Fanfani. Al Senato e alla Camera, dopo le commemorazioni del Presidente Merzagora e del Vicepresidente Targetti rispettivamente, i lavori furono sospesi per un’ora in segno di lutto.
Alle elezioni politiche del giugno 1953 viene eletto al Senato nelle liste del Partito Comunista Salvatore Russo (foto 9), affermato professore di latino e greco nel Liceo Classico Umberto I di Palermo che sarà molto attivo sia in aula che nelle commissioni Parlamentari in ordine a questioni relative alla Pubblica Istruzione. Nella terza Legislatura è eletto alla Camera dei Deputati dove sarà membro della Commissione Industria, commercio interno ed estero, turismo e della Commissione Istruzione pubblica e belle arti.
La VI Legislatura della Repubblica (1972) vede due figli di Castelbuono sedere a Montecitorio e a Palazzo Madama. Alla Camera viene eletto l’avvocato Franco Mazzola (Foto 10), nato a Cuneo nel 1936 da genitori castelbuonesi. Mazzola sarà Deputato in tre Legislature (VI-VIII) e Senatore nelle tre successive (IX-XI). Dal 1979 al 1986 è Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel quinto Governo Andreotti, nei primi due Governi Cossiga e nel primo Governo Forlani. Ricoprirà inoltre la carica di Sottosegretario di Stato alla difesa nel quinto Governo Fanfani e Sottosegretario di Stato per il commercio con l’estero nel primo Governo Craxi. Dal 1987 al 1994 fu vicepresidente e vicepresidente vicario del gruppo democristiano al Senato.
L’altro castelbuonese eletto al Senato nella tornata elettorale del 7 maggio 1972, mentre era Deputato regionale e Sindaco di Castelbuono, è stato Vincenzo Carollo (Foto 11) che rimarrà a Palazzo Madama per quattro Legislature consecutive (VI-IX). Più volte in predicato di essere nominato Sottosegretario nei vari Governi che si succedettero in quegli anni, Carollo tuttavia non fu mai nominato, certamente per via di complicati calcoli sugli equilibri interni che riflettevano la composizione delle compagini di Governo. Nel periodo in cui rimase a Palazzo Madama fu membro di varie Commissioni e dal 1976 al 1983 ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della Commissione Bilancio del Senato. E’ stato, inoltre, vicepresidente vicario del gruppo democristiano (1983-1985) e componente del comitato direttivo nel biennio 1979-1981.
Dalla VII alla XI Legislatura (1976-1992) siederà al Senato, fra i banchi democristiani, il magistrato Giovanni Silvio Coco (Foto 12) nato a Castelbuono nel 1935, dove visse fino al compimento degli studi ginnasiali nell’Istituto parificato sant’Anna (Foto 13).
Trasferitosi a Palermo, fece una brillante carriera nella Magistratura, divenendo Presidente di Corte di Cassazione. Eletto nel Collegio di Caltanissetta, è stato membro e presidente di varie Commissioni parlamentari (Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, Commissione speciale per l’esame di provvedimenti recanti interventi per i territori colpiti da eventi sismici, Commissione Giustizia) prima di essere nominato Sottosegretario di Stato per la grazia e la giustizia nel sesto e settimo Governo Andreotti (1989-1992).
Per cinque Legislature consecutive, dalla XII alla XVI (1994-2012), è stato eletto Senatore per il raggruppamento di Centrodestra l’avvocato Antonio Battaglia, nato a Termini Imerese nel 1951 da genitori di Castelbuono. Membro e vicepresidente di varie Commissioni, è stato componente del comitato direttivo e poi vicepresidente del gruppo di Alleanza Nazionale al Senato, quindi Segretario della Presidenza del Senato nel corso della XII Legislatura (2001-2006).
Diversamente dal Parlamento Nazionale dove, specialmente nell’Età repubblicana, la presenza di parlamentari castelbuonesi è stata numerosa, e praticamente senza soluzione di continuità, al Parlamento della Regione Sicilia il drappello dei castelbuonesi è stato certamente meno numeroso ma non per questo meno rappresentativo.
Nella prima Legislatura (1947-1951) venne eletto nelle liste del Blocco liberale democratico dell’uomo qualunque, con quasi undicimila preferenze, il professore Pietro Sapienza (1912-1971), nato a Isnello ma castelbuonese a tutti gli effetti. Nel secondo Governo della Regione (1948-1949) presieduto da Giuseppe Alessi, Sapienza ricoprì l’importante ruolo di assessore supplente alla Pubblica Istruzione e nel corso di questo mandato riuscì – tra le altre cose – a fare finanziare i progetti per la realizzazione dei plessi scolastici di san Paolo e san Leonardo.
Nella seconda e terza Legislatura verrà eletto nelle liste del Movimento Sociale Italiano l’avv. Enzo Marinese (1902-1960), anch’egli castelbuonese di adozione, che nel corso del suo primo mandato (1951-1955) ricoprirà anche il ruolo di Vicepresidente vicario dell’Assemblea Regionale Siciliana. Nel corso della penultima Legislatura, la XV, sarà la volta del figlio Ignazio, uomo politico di spicco del PDL in Sicilia nell’ultimo decennio.
Con la terza Legislatura (1955) fa il suo ingresso al Parlamento siciliano Vincenzo Carollo, destinato a diventare, nel trentennio successivo, uno dei politici più potenti e ossequiati dell’Isola.
Assistente alla cattedra di etnologia tenuta dal professore Giuseppe Cocchiara, Vincenzo Carollo, da tempo leader indiscusso della DC castelbuonese e astro nascente del suo partito, di cui era già stato segretario provinciale e membro del comitato regionale, viene eletto a Sala d’Ercole con 48000 preferenze. A partire da questo momento il peso politico di Carollo in campo regionale si incrementa sempre di più. Già nel corso della quarta Legislatura (1959) è dapprima Assessore all’agricoltura (foto 14), nell’undicesimo governo (1960-61), quindi assessore al lavoro dal tredicesimo al quindicesimo governo regionale.
Nella quinta Legislatura (1963) Carollo viene eletto con 66000 preferenze e nel corso di essa sarà ininterrottamente assessore: nel biennio 1963-64 ancora al Lavoro, quindi agli Enti locali (1964-67). Quando, nelle elezioni del 1967 per la sesta Legislatura Carollo riporta 80000 preferenze è certamente fra i politici più in vista della DC isolana. Il 29 settembre 1967 viene eletto undicesimo Presidente della Regione Sicilia e Castelbuono lo accoglierà in maniera trionfale (Foto 15) tributandogli solenni festeggiamenti che molti non mancheranno di paragonare a quelli riservati a Cucco nel 1924.
Carollo rimarrà in carica fino al 26 febbraio 1969 guidando i Governi regionali numero 23 e 24. Subito dopo la fine del suo secondo governo, Carollo è eletto sindaco di Castelbuono nel luglio del 1969, carica che ricoprirà ininterrottamente fino al gennaio 1983. Alle elezioni del 1971 viene rieletto all’Assemblea Regionale ma vi rimane pochi mesi perché è giunto il momento del grande passo. Alle politiche del 1972, infatti, è eletto al Senato dove rimarrà fino al 1987 concludendo così la sua parabola politica.
Dall’inizio degli anni cinquanta alla fine degli atti settanta la scena politica di Castelbuono fu dominata da Vincenzo e da Gino Carollo (Foto 16), leader carismatici della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista. Gino Carollo fu eletto sindaco di Castelbuono nel 1952 e nel 1956. L’epilogo amaro della sua seconda sindacatura, prima o poi, dovrà essere ricostruito e raccontato. Gino Carollo fu senza dubbio un sindaco fra la gente e per la gente, molto amato dai suoi concittadini e stimato dagli stessi avversari politici. Non possiedo i dati, ma mi pare di ricordare che tutte le volte che i due Carollo furono contemporaneamente candidati, a Castelbuono Gino riportò più voti di preferenza del suo ben più quotato antagonista.
Nel 1963 il Partito Comunista candidò Gino Carollo all’Assemblea Regionale (Foto 17) e l’organizzazione della sua campagna elettorale venne affidata, come si usava allora nel PCI, a un uomo di partito designato a livello centrale. A Gino Carollo toccò come tutor Costantino Campatelli, un operaio (oggi la cosa potrebbe fare ridere), abile oratore, che aveva fatto la scuola di partito e all’epoca era sindaco comunista di Gambassi Terme, in provincia di Firenze. La campagna elettorale, ricordano i vecchi compagni, fu entusiasmante e, alla fine, Gino fu eletto con 27000 voti di preferenza. Non pochi, rispetto ai 66000 di Vincenzo Carollo, se si tiene conto del fatto che in quella tornata elettorale nella provincia di Palermo la DC prese più del doppio dei voti del PCI. Nella VI Legislatura Gino Carollo risultò il primo dei non eletti ma fece ritorno a Sala d’Ercole nel 1970 in sostituzione di un suo compagno di partito dimissionario. Fu rieletto per la terza volta nella VII Legislatura (1971). Da allora, se si eccettua Ignazio Marinese, nessun castelbuonese è riuscito più a sedere all’Assemblea Regionale Siciliana.
In altre parole, la classe politica che Castelbuono ha espresso negli ultimi decenni, pur desiderandolo, non è riuscita ad andare – come si suole dire – oltre u pontâ çiumara. Volendo cogliere l’aspetto positivo delle cose, possiamo almeno essere lieti di avere in loco dei politici che sono un po’ come certe automobili o come i più ambìti dei prodotti agroalimentari di oggi: a chilometro zero.