Il coccodrillo annoia anche d’estate

(Di Massimo Genchi) – All’indomani di ferragosto, in piazza castello, l’amministrazione, cioè il coccodrillo, ha inteso dialogare con cittadini e villeggianti. Che poi non c’è stato alcun dialogo perché si è trattato del solito noioso tollamatolla messo in scena dal coccodrillo per vendere aria fritta. Ma perché proprio a ferragosto? In effetti sempri s’a dittu u comiziu ppi menz’austu.

Qualcuno fra I democratici ha fatto trapelare che è stata una chiamata alle armi del coccodrillo ai suoi, per cercare di mostrare coeso un gruppo eterogeneo i cui membri, nelle secrete stanze, sono in disaccordo su tutto. All’appello molti hanno fatto orecchie da mercante, disertando l’incontro e lasciando che ad obbedire fossero i pochissimi che, beneficiando del ruolo ricoperto dal coccodrillo, non si sono potuti esimere dal presenziare. Insomma, a parte qualcuno che aspettava il concerto e gli avventori dei locali di piazza castello, che chissà come si saranno fracassati le palle a sentirlo arripitari per un’ora di fila, ad ascoltare volontariamente il coccodrillo saranno stati più o meno quanti le dita di una mano. Cioè meno dei paccheri che ti servono in un primo piatto di un ristorante gourmet. Quindi, circondato dall’affetto dei suoi cari, pochissimi intimi, il coccodrillo ha cominciato a parlare, se si può dir così.

No, perché nel suo post della vigilia aveva anticipato che avrebbe disquisito sui massimi sistemi che regolano il mondo e invece ha solamente inveito, come era prevedibile, contro il gruppo di minoranza, un vero incubo per lui, e qualche altro esponente di essa che cerca di creare divisioni nella maggioranza con articoli strumentali e attacchi personali meschini rivolti a qualche altro bugiardo spudorato come il coccodrillo, tanto da meritarsi la sua piena solidarietà. E poi un fatto di rilevanza politica enorme: le defaglianze (scritto proprio così, come condoglianze) avvenute di recente nella Costituente dove UNO si è defilato in maniera plateale. Questo dire supponente del coccodrillo riproduce alla perfezione la dabbenaggine del bue che dà del cornuto all’asino.

Perché il coccodrillo che voglia aprire la discussione sulle “defaglianze” del gruppo di minoranza, fa ridere a crepapelle, dato che non è più possibile calcolare il numero di coloro che, partiti dal suo stesso gruppo politico, avendo conosciuto il coccodrillo e capito quantu pisa sono scappati a gambe levate da lui e, dopo tanti anni, ancora cùrrunu. Di seguito provo a fare un elenco molto parziale, certo di dimenticarne almeno un centinaio: Lucio Spallino, Gioacchino Cannizzaro, Angelo Ciolino, Peppinello Mazzola, Lino Mazzola, Mimmo Prisinzano, Nino Brancato, Pietro Ferrauto, Santi Leta, Eugenio Allegra, Vincenzo Allegra, Lia Romé, Peppe Norata, Giuseppe Fiasconaro, Carmelo Mazzola, Vincenzo Vignieri, Mario Sottile, Enzo Castiglia, Rosario Alessandro, Gino Carollo, Rosa Gentile, Sariddru Genchi, Martino Spallino, Pietro Carollo, Fabio Capuana, Mario Cicero, Eliana Russo Schicchi. Nicola Piro, Nicola Raimondo. Per tacere di quanti, nel corso di questi otto anni, si sono sfilati dal movimento di destra-destra “I democratici”, e non sono stati né uno né due e anche per stendere un velo pietoso su quanti sulle Madonie e a Palermo u fùini com’a pesti. Quindi di quali “defaglianze” vorrebbe parlare il coccodrillo? E’ ben noto che chi lo conosce lo evita. Purtroppo per loro, molti lo conoscono troppo tardi, dopo essersi ustionati a dovere.

Pensando di cavalcare l’onda della “defaglianza”, il coccodrillo, oggi, si affanna a cercare scheletri negli armadi della Costituente, quando invece non farebbe alcuna fatica a trovarli nei suoi, e, istigato dalla infima legge morale che lo governa, insinua che nella Costituente per la Castelbuono di domani ci siano linee politiche imposte da chi non è abituato ad accettare critiche o posizioni diverse dalla sua. Senta, coccodrillo, parlando della Costituente in ordine a correttezza procedurale e rispetto dei ruoli, ricordi bene che sta parlando dȃ carni vattiata. Chi ha introdotto la pratica della votazione per acclamazione, mutuandola dalla disdicevole e gaglioffa prassi craxista è lei, coccodrillo. Per timore di non superare l’esame del voto democratico. E le tante volte che ciò è accaduto o non è stato fatto ciò che lei desiderava, sono volati i tavoli e le sedie per aria.

Come è successo con Andiamo oltre, con il Movimento democratico per Castelbuono, nel Distretto turistico Madonie Himera, nella SRR Palermo provincia Est, al Parco, al GAL; ovunque, insomma. Parli piuttosto del suo modo di intendere la democrazia e di ossequiare l’esito del voto democratico anziché cercare pratiche antidemocratiche in casa d’altri dove, il rispetto per i singoli e per le regole democratiche, da sempre siede a capotavola.

Piuttosto ci si chiede: ma cos’ha da inveire il coccodrillo con questi toni sinistri contro il gruppo di minoranza consiliare? Un gruppo che quella sera in piazza castello, pubblicamente, si è meritato per ben due volte gli elogi del suo assessore Mirabile? Mah! Il problema è che il coccodrillo na vota e ssempri si trova in grande difficoltà di fronte all’incalzante azione politica di questa minoranza e quando ciò accade attacca alla cieca a denti digrignati con tutta la furia che riesce a sviluppare un coccodrillo stanato.

Certo, la minoranza non è come la vorrebbe lui: ricattabile, raggirabile, addomesticabile, lusingabile, negoziabile, no. La minoranza fa l’opposizione, esercita il controllo con scrupolo e coscienza, rigorosamente, all’interno del perimetro consentito dall’ordinamento, senza forzature, alchimie e stratagemmi.

Una volta, salendo sui pullman di linea, si poteva leggere il cartello “non disturbate il conducente”. Ecco, il coccodrillo si sente disturbato nelle sue spericolate manovre e nelle sue pratiche amministrative di discutibile eseguibilità. Il fatto che la minoranza porti a conoscenza dell’Autorità questo suo modo naif di procedere, lo stizzisce e gli fa temere che presto possa finire il riso a due grani. E allora lancia anatemi, accusa l’opposizione additandola all’intero paese come responsabile di imminenti danni, ritardi, blocchi, paralisi. Fa la vittima, insomma, usando toni e termini e prassi che sono propri della cultura politica del capo del governo nazionale. Che poi, dato che siamo rassicurati sia dal coraggio delle scelte del suo amministrare che dalla legittimità dell’iter procedurale, dovrebbe essere tutto a posto, no? Di che cosa si preoccupa? Nessuno ha di che preoccuparsi. Né del fiume, né della mensa, né delle Fontanelle. Sulle Fontanelle ribadisco che quando il coccodrillo afferma che i reperti medievali giacenti sotto le Fontanelle furono distrutti negli anni Cinquanta e non due anni fa, mente vergognosamente, esattamente come ogni volta che apre la bocca.

Però quella sera in piazza castello, i cosi ggiusti, c’è stato spazio anche per parlare di Mussolini, di partigiani, della foto che la minoranza si è fatta con lui (mischinu!), di buone pratiche (quali?), di cultura, eventi, bene comune, organi sovracomunali, Parco, giustizia e politica (in che senso?), questione morale (argomento per il quale risulta fortemente titolato a relazionare in ogni contesto). Insomma, non tutto ma di tutto.

Certo, da cittadino avrei preferito che parlando di paese reale, tante volte citato ad mentulam, il coccodrillo avesse parlato del terribile tanfo che promana da tutte le giarrette di Castelbuono, che avesse accennato alle strade sporche, dissestate, perennemente adorne di mastelli e borse di rifiuti, del traffico disordinato, caotico, dei parcheggi selvaggi, delle strade con molte lampadine fulminate. Durante la processione, come ha fatto il coccodrillo a non sentirsi tagliare la faccia, sfilando lungo le vie principali del nostro paese nello squallore di tutte quelle lampadine spente? Ma che cazzo significa paese reale per lei, coccodrillo, solo cos’i manciari? Da cittadino mi sarei aspettato che parlasse del lavoro nero che soffoca Castelbuono o forse il coccodrillo non ne è al corrente? Mi sarei aspettato che mettesse in evidenza il caro prezzi di Castelbuono, dove i prezzi dei generi di prima necessità competono fieramente con quelli della Versilia e surclassano quelli di Milano. Mi sarei aspettato che spiegasse perché la Tari a Castelbuono è più cara che a Milano e mi sarei aspettato di sapere la ragione vera per la quale il coccodrillo si ostina a non volere abbassare le aliquote dell’addizionale comunale all’IRPEF. Ma sarebbe stato anche interessante sentire parlare del perché l’artigianato, e il mestiere di falegname in particolare, a Castelbuono è in via di estinzione. Castelbuono paese di falegnami, che esportava falegnami e lavori di falegnameria oggi li importa!!! Mi sarei aspettato che il coccodrillo ammettesse che il paese reale, quello realmente reale, è il paese che muore, che se ne va, che fugge cercando altrove condizioni di lavoro e di vita migliori, certamente più dignitose. Che il paese reale è realmente quello immortalato in maniera impietosa dalle fotografie, testimoni del deserto sociale del nostro paese, pubblicate sui social da chi viene accusato di fare terrorismo quando invece documenta la realtà incontrovertibile delle cose.

Pertanto mi sarei aspettato che il negazionista coccodrillo facesse vedere un grafico della nostra popolazione per fasce di età: quanti sono i residenti a Castelbuono nati fra il 1950 e il 1960, quanti quelli nati fra il 1961 e il 1970, quanti quelli nati fra il 1971 e il 1980 e così via. Si troverebbe che attualmente, dei castelbuonesi di età compresa fra i 25 e i 50 anni, solamente una parte risibile risiede a Castelbuono. Sicuramente Castelbuono non è più un paese per giovani.

Al nostro paese spetterà, sia pure per motivi diversi, un futuro simile a quello toccato a Castanea e ai paesi del Belice, abbandonati a seguito di terremoti. Fra non moltissimi anni ci aggireremo vecchi decrepiti fra strade buie e case vuote per raggiungere l’unico spaccio dove comprare qualcosa da mangiare e udire il silenzio spettrale squarciato dal bofonchiare tumultuoso di uno che sembra un vecchio coccodrillo desquamato che, nel vuoto di quella che fu una piazza, abbaia alla luna di buone pratiche e di sistema paese. Castelbuono, che pena!

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