Il Consiglio di Giustizia Amministrativa sentenzia: il punto nascite di Cefalù va chiuso

Il sindaco: “Decisione molto grave”.

Quello che il Tar aveva cercato di salvare il Cga lo ha invece affossato. Il punto nascite dell’ospedale di Cefalù sarà chiuso. È il verdetto emesso dal Consiglio di giustizia amministrativa, organo d’appello in Sicilia del Tribunale amministrativo regionale. Cefalù e tutto il comprensorio perdono così la battaglia per la difesa di un’importante struttura sanitaria.

La chiusura, contro la quale c’era stata un’ampia mobilitazione, è prevista dal piano che rimodula la rete sanitaria in Sicilia. Il piano dell’assessore Massimo Russo prevede la chiusura di 23 punti nascita, e Cefalù tra questi, che non raggiungono lo standard minino di 500 nascite all’anno. I tagli sono stati presentati come una misura necessaria per la razionalizzazione del servizio e il contenimento dei costi. In quest’ottica anche il punto nascite di Petralia Sottana dovrà chiudere con il risultato che tutta l’area delle Madonie sarà privata di un servizio essenziale.

Sin dal primo annuncio a Cefalù c’è stata una mobilitazione dei cittadini e dei rappresentanti delle istituzioni. Attorno allo slogan “Voglio nascere a Cefalù” stampato sul pancione di una donna incinta centinaia di persone si sono ritrovate l’anno scorso davanti all’ospedale. La direzione sanitaria ha appoggiato la protesta sostenendo che Cefalù non si raggiunge il tetto dei 500 parti all’anno ma ci arriva vicino: tra 470 e 480. E in più, ha spiegato il dirigente del servizio, si registra un trend di crescita.

La rivendicazione dei cefaludesi ha trovato il sostegno dei centri vicini. Da Pollina a Lascari, a Campofelice di Roccella, a Gratteri è arrivato l’appoggio al ricorso presentato dall’amministrazione comunale. Il Tar aveva sospeso l’attuazione del piano regionale. E sembrava una prima vittoria. Ma ora il Cga ha rovesciato quella decisione.
“Non sono ancora note le motivazioni della sentenza, ma non possiamo che dirci sconcertati” è stato il commento a caldo del sindaco Rosario Lapunzina.

“Se è stata validata la tesi, a suo tempo, enunciata dall’assessore Russo, secondo cui la magistratura amministrativa non potrebbe interferire su un potere di programmazione della Regione, si tratterebbe – ha aggiunto – di una scelta grave, e la decisione del Cga assumerebbe un carattere squisitamente ‘politico’. Il decreto dell’assessore infatti è del tutto illogico, perché penalizza Cefalù a favore di Termini, ospedale che è anch’esso sotto la soglia dei 500 parti l’anno. E lo fa sull’unico presupposto che l’ospedale di Cefalù sarebbe ‘privato’, mentre tutti sanno che, specie dopo l’uscita di scena del San Raffaele, la privatizzazione altro non è che la classica foglia di fico”.
“Oggi più che mai, pertanto, necessita andare in fondo alla questione, e chiarire in fretta – ha concluso il sindaco – cosa è e che futuro ha l’ospedale Giglio, presidio che la comunità è chiamata a difendere dal rischio di un forte ridimensionamento”.

(LAVOCEWEB.com)

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