Il museo non è un mostrificio. Il Giornale dell’arte dedica articolo al Museo Civico di Castelbuono

[ilgiornaledellarte] – Affacciato sulle Madonie, il Museo Civico di Castelbuono presenta due opere realizzate con il sostegno dell’Italian Council, il programma del Ministero della Cultura che promuove l’arte contemporanea italiana nel mondo. I video «The Other: A Familiar Story» di Maria D. Rapicavoli e «What has left since we left» di Giulio Squillacciotti trattano le tematiche del femminismo, dell’immigrazione (affrontati nel lavoro della Rapicavoli) e dell’Unione Europea, che Squillacciotti immagina dissolversi in una prospettiva distopica.

«È una riflessione di tipo politico, un dialogo paneuropeo su temi di attualità importantissimi», commenta Laura Barreca, direttrice del museo dal 2014. Le nuove opere arrivano nelle sale di un edificio dalla storia antica: fondato nel 1317 da Francesco I di Ventimiglia, nel 1920 venne messo all’asta e acquistato dai castelbuonesi per 23mila lire.

Un processo partecipativo non solo simbolico che ancora oggi è il tratto distintivo del museo, e che la Barreca presenta al plurale: «I progetti che facciamo non sono mai disgiunti dalla narrazione del luogo: quello che conta è lasciare una traccia, raccontare il territorio anche attraverso i linguaggi contemporanei».

Esposti fino al 30 gennaio, i lavori di Rapicavoli e Squillacciotti entrano a far parte della collezione del museo, che spazia dall’arte contemporanea all’archeologia, all’urbanistica e all’arte sacra, inclusa una reliquia di sant’Anna (patrona della città) e una Cappella Palatina decorata a fine Seicento dai fratelli Serpotta.

Per realizzare quella che definisce «la piccola rivoluzione del museo», Laura Barreca parla dell’esperienza di Castelbuono come dell’effetto di un sasso gettato in un lago, ribadendo che «il museo non è un mostrificio». 

L’articolo continua su ilgiornaledellarte.it

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