Il Principe Consorte sugli sproloqui di Cetto La Qualunque

(Di Massimo Genchi) – Mi è stato raccontato che la sera del 6 gennaio, al cospetto di una piazza ca si putìeva iri â nura, Cetto La Qualunque si è prodotto in un’ora di urla e di gesticolazioni che, con la sua solita esagerazione, ha spacciato per comizio. All’occhio del distratto e raro passante è sembrato più che altro come il vagare del personaggio di Nuovo Cinema Paradiso che correva gridando “è mia la piazza, la piazza è mia”.

Anche se, diversamente da Cetto La Qualunque, non ho orecchie sguinzagliate per le piazze, che origliano e poi corrono a riferire, ho saputo che a un certo punto Cetto ha cominciato a pronunciare, con grande difficoltà, una strana parola – Principe consorte – che si capiva bene non aveva mai sentito prima. Che poi Principe consorte neca era accussì difficili. Allora se il suo consulente per la lingua straniera, cioè l’italiano, gli avesse suggerito di dire, per esempio, metempsicosi, cc’avissi fattu? Sì, perché lo hanno capito anche le bbalate di pietra lavica della piazza che quella parola gli era stata suggerita da qualche suo fedele consulente a titolo non proprio gratuito.

Tuttavia, il fido suggeritore avrebbe dovuto tenere presente che l’ordinamento municipale dei comuni italiani non è di tipo monarchico e che il capogruppo di minoranza non è una reale, non discende dai Windsor. è, invece, una fiera discendente di una, anzi due, famiglie di pastori, oltre che di rivendicate e mai rinnegate origini maurine. Dispiace, quindi, per il consulente che è rimasto impegnato giorno e notte a coniare questo portentoso epiteto, ma Principe consorte – anche se simpatico – è del tutto inappropriato.

Al netto di questa premessa – anche per ricordare a qualche paio di baffi appesi nel nulla e al “bambino mio divino” che ‘Principe consorte’ o, meglio, ‘mancato Principe consorte’ lungi dall’irritarmi mi diverte –, mi rendo conto che quel post pubblicato su Castelbuonolive poche ore prima del comizio sia sembrato come un prodigioso assist a Cetto La Qualunque. Ma, signori, come avete fatto a non capire che era tutto studiato a tavolino? Altrimenti Cetto La Qualunque nel suo sproloquio di cosa avrebbe dovuto parlare quella sera? Dei complimenti che gli fanno per come amministra, per come stronca gli alberi, per come ripulisce i corsi fluviali? Dei complimenti che gli ha fatto l’ARERA con un apposito decreto (miiinchia!!)? Della macchina del comune che tiene perennemente sotto casa, come se fosse sua? Delle strisce che le avrebbe fatto una volta sola e non le avrebbe più toccate? Del fatto che si sacrifica a fare il sindaco? Che si alza alle cinque del mattino per andare dietro San Mauro e alzare a braccia il Sole per illuminare il paese? E poi la sera, di nuovo, corre ad abbassarlo oltre Isnello? Quasi sempre, però, e non perché sbaglia, piglia e fa affacciari u suli di Isinellu. Un artista, Cetto. Durante un comizio nel 2022 disse, rivolgendosi a una signora di Polizzi (che cazzo c’entrava, poi…) che nella remota ipotesi di una sua non elezione sarebbe ritornato a fare il rappresentante, anzi il bravo rappresentante, così come fece tra il 2012 e il 2017. Sì, come no, ce lo ricordiamo tutti che ritornò a lavorare: facendo l’assessore a Campofelice. Ma Cetto La Qualunque lo sappiamo com’è, un attore consumato. Mentre dice una balla colossale come questa, ci crede profondamente. Ricorda tanto, l’onorevole di quella poesia di Trilussa dal titolo “La sincerità ne li comizzi” che così si chiude:

Eppoi parlò de li principî sui:
e allora pianse: pianse così bene
che quasi ce rideva puro lui!

Ora nel corso di questa performance della sera della befana, Cetto La Qualunque, tra le altre fesserie, ha affermato che il mancato Principe consorte, con quel suo post, ha rinnegato l’amicizia con Lucio Spallino che, per chi non lo sapesse, fu uno dei firmatari della denuncia del 1992. Tenete presente che a Cetto La Qualunque di Lucio Spallino non gliene è mai fregato niente da vivo, figurarsi cosa gliene può fregare oggi, dopo 17 anni che è morto. In vita lo ha avversato con tutti i mezzi, cercando di annullarlo politicamente, come suole fare con tutti quelli che non sono proclivi a sottostare ai suoi modi e alle sue pratiche. Il tirarlo in ballo oggi, fingendosi scandalizzato, è finalizzato solo a un disperato tentativo di pararsi il culo. Azioni e parole sempre e solo a suo uso e consumo.

Ora io non ripeterò qui gli apprezzamenti usciti dalla bocca di Cetto La Qualunque a proposito del professor Lucio Spallino per non incrinare la sua antica amicizia con i familiari. Dirò soltanto che il termine rinnegato è volutamente capzioso, come da prassi consolidata di Cetto La Qualunque, perché, qualora fosse vero, il primo ad avere rinnegato l’operato del prof. Lucio Spallino dovrebbe essere stato proprio lo stesso prof. Spallino, dato che già dall’indomani di quei noti fatti si legò nuovamente in un rapporto di frequentazione e cordialità con l’ingegnere Botta e col professore Barreca, ma penso anche con l’ingegnere Mitra e col geometra Ignatti. Così come fece l’avvocato Nuccio Di Napoli.

Questo riavvicinamento, ovviamente, non piacque a Cetto La Qualunque. La contiguità tra l’ingegnere Botta e il prof. Spallino, tra il capo dell’UTC e un assessore, all’interno del Movimento democratico per Castelbuono fu sempre aspramente avversata perché ritenuta molto pericolosa da Cetto La Qualunque che, da grande maestro del sospetto, paventava “l’asse Botta-Spallino” che perciò si proponeva di distruggere con ogni mezzo. Non passò tanto tempo e, a metà della sindacatura Mazzola, Lucio Spallino fu fatto fuori dal suo ruolo di assessore per esplicita e perentoria richiesta di “autorevoli esponenti del Movimento democratico per Castelbuono” il cui coordinatore politico oltre che capogruppo consiliare era, naturalmente, Cetto La Qualunque. Sempre uno e trino.

Con questo atto politico deprecabile, Cetto La Qualunque inaugurava una notte dei lunghi coltelli che non sarebbe mai finita. Oggi si fa fatica a rintracciare nella sua cerchia uno, un solo elemento di spicco di quel Movimento democratico per Castelbuono del 1993. Tutti ustionati e fuggiti lontanissimo da lui.

In un altro passaggio della sua seguitissima performance urlata, sempre a proposito del Principe Consorte, perché il post pubblicato poche ore prima del comizio lo avrà fatto imprecare come un forsennato per l’intero pomeriggio, Cetto La Qualunque si sopprende del fatto che il mancato Principe Consorte possa intervenire politicamente nello stesso tempo in cui la mancata Regina è impegnata nell’attività politica di opposizione – dovremmo dire di opposizione al Re, che vorrebbe essere lui. Non è mai su-cce-sso da ne-ssu-na parte una cosa del ge-ne-re, mai!!!, tuona Cetto La Qualunque.

Ora, precisato che in Italia non ci sono monarchie e che questo paese non è un reame, per cui non esiste il principe sottomesso alla regina, né principesse scendiletto dei re, è appena il caso di ricordare che esiste un lunghissimo elenco di personalità politiche legate da una relazione coniugale. Barbara Palombelli e Francesco Rutelli, Lia Quartapelle e Claudio Martelli, Angela Maria Guidi e Mario Cingolani, Maria De Unterrichter e Angelo Jervolino, Marisa Cinciari e Franco Rodano, Teresa Noce e Luigi Longo, Rita Montagnana e Togliatti, Nilde Jotti e Togliatti, Carla Voltolina e Sandro Pertini. E si potrebbe continuare fino all’anno prossimo ma il mancato Principe consorte non ha né tempo né voglia di colmare le voragini di conoscenze di Cetto La Qualunque. Il quale, ancora una volta, non ha mancato di prodursi in paragoni che avrebbero fatto impallidire anche un fuoriclasse come masci Iachinu u Lisciu: “Voi pensate alle mie due mogli che cominciano a scrivere mentre io sono…”.

Per norma di Cetto La Qualunque, il Principe consorte, con tutto il rispetto per le due signore, appartiene a una famiglia in cui da sempre si è parlato di politica, letto quotidiani politici, ascoltati diversi giornali radio e telegiornali al giorno, fatta politica attiva, avuto ruoli istituzionali. Non per piaggeria ma per opportuna conoscenza, il Principe consorte, chiedendo scusa ai numerosissimi lettori, si vede costretto a fare un veloce promemoria, proprio per affermare il principio che un qualunque La Qualunque non si può arrogare il diritto di parlare a briglia sciolta senza adesione alcuna alla storia e alla realtà di ciascuno di noi. Dunque, a parte la mia breve esperienza in consiglio comunale (da me stesso volutamente troncata per non consentire a Cetto La Qualunque di realizzare il suo misero proposito di lacerare i rapporti tra me e i miei amici, operazione che tenta sempre e comunque con tutti, nel segno di un cinico divide et impera), a parte il mio costante interesse per la politica, mio padre è stato due volte consigliere comunale del Partito Comunista e per una vita militante, il fratello fu assessore nella seconda sindacatura di Gino Carollo e politico militante, il loro padre, mio nonno, assessore nella prima sindacatura di Gino Carollo e una vita di militante politico come socialista e antifascista, il di lui suocero, Rosario Cortina, padre di mia nonna, consigliere comunale di opposizione con Mariano Raimondi, nella consiliatura del 1900 vale a dire quando a  casa di Cetto La Qualunque, con ogni probabilità, non si possedeva neppure la percezione di cosa fosse la politica. Cambiando versante, mio zio Michele Bruno, fratello di mia madre, segretario particolare di Vincenzo Carollo durante i suoi quattro mandati al Senato della Repubblica, segretario particolare di Guido Lo Porto alla presidenza dell’Assemblea Regionale Siciliana, capo del consiglio di gabinetto dell’assessore regionale Nicola Ravidà. Potrei continuare ma mi fermo per non annoiare. Quindi nella famiglia del Principe Consorte la politica è stata il leitmotiv per molto più di un secolo, ragione per cui io ho pieno diritto di parlare e scrivere di politica – naturalmente come e quando voglio – a preferenza di Cetto La Qualunque, di qualche suo assessore, di tutti i suoi consiglieri e di molti della sua cerchia.

I miei scritti, qualunque sia il giudizio su di essi, sono frutto del mio pensiero e del mio disappunto verso una concezione assolutistica, oltre che approssimativa, del governo del mio paese e di un modo non condivisibile di concepire la politica fatto di tranelli, di sgambetti, di minacce e di spudorate bugie.

Cetto La Qualunque, sa benissimo che scrivere biasimando la sua inconsistente azione politica e il suo modo di procedere non significa dettare l’agenda politica alla minoranza. Affermando ciò Cetto La Qualunque, di fatto, ha mentito sapendo di mentire. Che poi è la sola cosa che ha dimostrato di saper fare bene. Questo, associato alle insinuazioni sulle presunte azioni in solitaria del capogruppo di minoranza, ha il subdolo e precipuo scopo di seminare zizzania all’interno del gruppo consiliare della Costituente, del suo coordinamento politico e dell’assemblea dei soci, al fine di indurre eventuali ammaliati dal rauco e stonato canto del capodoglio La Qualunque, ad abbandonare la Costituente. In questo momento è la sola mossa che ha a disposizione, nel tentativo di tirarsi fuori dalle sabbie mobili in cui si trova. Stavolta, però, sarà difficilissimo che la mossa gli possa riuscire perché alla Costituente aderiscono persone di specchiata dignità, non disponibili a rinunciare alla propria faccia e al proprio onore.

Cetto La Qualunque si ritiene un istrione, un divo, ma è solo un malridotto attore di avanspettacolo che non sa più cosa dire pur di continuare a trascinarsi sulla scena, dove inesorabile comincia a chiudersi il sipario.

Io non sarò un personaggio pubblico, non farò parte di quel paese reale che esiste solo nella sua testa, non sarò un grande imprenditore, come Cetto la Qualunque, ma sono una persona felice, ho avuto tutto dalla vita, grandi soddisfazioni in vari campi, tanti affetti, ho fatto tutto quello che desideravo. La scrittura è la mia passione, mi distende, quando poi scrivo di Cetto addirittura mi diverto tantissimo, altro che essere nervoso. Qui chi è nervoso è Cetto La Qualunque. E non avendo nulla di significativo da dire, rassicura il suo pubblico ormai assente che il Principe consorte ha dei problemi. Per la sua nota formazione culturale e professionale, il Principe consorte i problemi li risolve. E, più che averli, li dà da risolvere. Forse Cetto La Qualunque vuole che gliene dia alcuni da risolvere?

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