Castelbuono: il silenzio tombale dell’Amministrazione sull’aumento del prezzo del pane
(Di Massimo Genchi) – Da qualche giorno ormai a Castelbuono il prezzo base del pane è passato da € 2,40 a € 2,80 al kg. Si dice che a tale arrotondamento i panificatori siano stati costretti a causa del rincaro subìto dalle materie prime, segnatamente dalle farine.
Naturalmente non ci sono motivi per dubitare di ciò, semmai ve ne è più di uno per dubitare delle mirabilie del governo nazionale, guidato da questa specie di mago della finanza, da questo uomo della Provvidenza, del quale i più autorevoli commentatori planetari dicono il massimo del bene. Però se governare in maniera eccellente significa produrre effetti simili a quelli raggiunti dal governo Draghi, non osiamo pensare cosa possa significare governare in maniera disastrosa. Ma ritorniamo a noi.
L’ultimo aumento del prezzo del pane, registratosi nel luglio 2018 allorché si passò da € 2,00 a € 2,40 al kg, si disse allora, fu dovuto al rincaro del prezzo dei carburanti che si riflesse immediatamente sull’aumento dei costi di trasporto delle merci.
Contro quella determinazione dei panificatori locali, come tutti ricorderanno, si scagliò – in maniera conforme alla sua natura – il compagno sindaco, perennemente sulle barricate a difesa del sottoproletariato, delle masse e, in definitiva, dei consumatori, al quale intervento fece da melodioso controcanto l’ispirato intervento del rivoluzionario capogruppo, non ancora assessore ma già sindaco in pectore, almeno secondo lui.
Ciò che i due parolieri post sinistri dissero e scrissero allora, l’enfasi, il trasporto, lo slancio che espressero, non c’è bisogno di riportarlo di nuovo alla mente per pietà delle meningi e delle orecchie di chi legge.
Però un paio di domande sorgono spontanee. Come mai a luglio 2018, a un anno dal Sacro Trionfo e a quattro dalla sfrontata riproposizione, il Re e il suo delfino fecero tutta quella messinscena, tutta quella bbattarìa schierandosi eroicamente a difesa dei consumatori? E come mai oggi, a fronte di un identico aumento del costo di un genere di primissima necessità, i due, con l’intera compagine amministrativa comunale, si sono rinchiusi in questo rimbombante, quanto eloquente, silenzio che sa tanto di reticenza? Che cosa è cambiato da allora? Niente. È cambiato solamente che fra sei mesi si vota e, in virtù di ciò, né il capo né l’apprendista di bottega né buona parte della crew possono permettersi di crearsi inimicizie presso panificatori ed esercenti. Nessuno sia scontentato, sembra essere la parola d’ordine. Grosso modo un Cettolaqualunquemente pilu ppi tutti e nni nni futtìemu.
Deve essere allora per questo che diverse traverse del paese sono ormai perennemente ingombrate e interdette sine die al transito anche pedonale, con la benevola veniale distrazione dei vigli urbani. E sarà certamente per questo che diversi marciapiede sono occupati da automobili parcheggiate notte e giorno. E sarà anche per questo che in pieno centro storico diversi rifacimenti di prospetti, rivelatisi tali solo sulla carta, nella realtà, a lavori ultimati, hanno mostrato senza mezzi termini brutali demolizioni e di rifacimenti ex novo dell’edificio. Al signor sindaco tale difformità risulta, o no? O dirà che è colpa di un non meglio determinato ufficio, di un non meglio individuabile qualcuno o del classico osso del braccoco?
Il fatto che il sig. Cicero alle consultazioni dell’anno prossimo abbia la stringente necessità di affermarsi una ulteriore volta per via di faccende che attengono a una sua situazione privata non può riguardare l’intero paese né una sua parte minima né i democratici per Castelbuono (per quello che trapela in queste ore) ma solo la sua persona.
Ascolti, sig. Cicero. Il suo sfidante, chiunque sarà, potrà vincere, potrà perdere, potrà dire di avere liberato questo paese o semplicemente di averci provato. Lei, invece, non ha alternative. Per lei, come per Boniperti, vincere non è importante, è l’unica cosa che conta. E non perché potrebbe perdere un trofeo ma perché rischierebbe di perdere tutto. Ma proprio tutto. Si deve inferire, allora, che la sua strategia dei giorni scorsi di trincerarsi con i suoi dietro questo silenzio tombale per non indispettire un’altra volta i panificatori deve essere interpretata in prospettiva futura? Chissà? Cû sapi?