Il trasferimento di Padre Domenico in un articolo apparso oggi su Repubblica

San Giovanni Rotondo, testimoniò sulle molestie nel santuario: frate trasferito
Padre Domenico Costanzo confermò la versione della donna, ex dipendente della struttura dei frati. Nei mesi scorsi allontanato dalla sua sede anche un altro cappuccino che denunciò i fatti
di Giuliano Foschini
Aveva testimoniato a favore della donna che aveva denunciato molestie dai frati nel santuario di San Giovanni Rotondo. Ora, a 80 anni, dopo quasi 40 anni vissuti nello stesso luogo, padre Domenico Costanzo è stato trasferito d’imperio dal convento dei cappuccini di Castelbuono in Sicilia. Destinazione, Calabria. Una decisione che ha lasciato di stucco il padre e l’intera comunità che ha lanciato da settimane un appello affinché il padre rimanga dove ormai da sempre vive. “Dopo aver denunciato alla trasmissione ‘Le Iene’ le violenze e i maltrattamenti subiti dalla donna – scrivono infatti i fedeli – e dopo aver servito per quasi 40 anni la stessa comunità in provincia di Palermo, ha ricevuto un avviso di trasferimento. Padre Domenico ha servito la comunità di Castelbuono per quasi quarant’anni. Ha educato migliaia di ragazzi nel segno dello sport, della musica e del teatro. Ha vissuto la comunità da umile protagonista, contribuendo come pochi alla socialità, alla crescita culturale della comunità. Oggi – scrivono sempre i fedeli – astruse gerarchie ecclesiastiche hanno deciso irresponsabilmente di estirpare da Castelbuono un personaggio così positivo e importante “.
Da qui la decisione di scrivere direttamente al Papa per chiedere alla Chiesa un passo indietro. Anche perché rischia di chiudere il convento dei Cappuccini di Castelbuono, attivo dal 1573. Una vicenda che, letta così, ha davvero dell’incredibile. Soprattutto se si pensa che anche l’altro frate che ha testimoniato a favore della ragazza, Ernesto Cicero, anche lui ultra 70enne, era stato trasferito recentemente dai frati. Questa volta in Umbria.
Tutta la storia parte dalla denuncia, raccolta al principio dalla trasmissione Le Iene di Anna, ex dipendente della struttura di San Giovanni Rotondo, che aveva raccontato di aver subito molestie dai frati. E poi, in ragione di questo, di essere stata licenziata dalla struttura dove lavorava da tempo. Anna aveva raccontato che il suo calvario era cominciato dopo aver subito la violenza da un frate, “uno importante del convento”, mentre lavorava in cucina. Un racconto che, avevano detto padre Domenico e padre Ernesto, anche loro avevano raccolto mentre soggiornavano a San Giovanni Rotondo. “Dichiarazioni deliranti – avevano però subito risposto con forza i Frati dalla Puglia – diffamatorie e calunniose. La signora è stata licenziata per “giustificato motivo”, tanto che si è vista respingere in due gradi di giudizio il relativo ricorso presentato dinanzi al giudice del lavoro”. “E le sue dichiarazioni, tra l’altro, sono state abilmente corroborate dalle dichiarazioni di due Frati Cappuccini della Sicilia, che hanno dimorato a San Giovanni Rotondo solo per pochissimi giorni e che hanno riferito racconti della ex dipendente “.
Una risposta che non era piaciuta affatto a padre Domenico che aveva risposto punto su punto ai “fratelli cappuccini”. “Io Domenico Costanzo, sono uno dei due frati cappuccini siciliani – ha scritto loro – e vi assicuro che sono stato tra voi, uno di voi e con voi per quattro estati, dal 2010 al 2013, più tutto il mese di settembre 2013 (e il mio collega ha dimorato per un periodo ancora più lungo). Ho lavorato nell’ambito della Pastorale e la liturgia e ho avuto modo di seguire da vicino e da lontano le vicende della “passione” di Anna Verde, e questo ve lo dimostro tramite due lettere che io ho trasmesso ai Ministri Provinciale e Generale cappuccini, che vedevo particolarmente assenti nei momenti drammatici che Anna viveva in ragione del vostro sistema persecutorio contro di lei, assolutamente immotivato “. Allegate due lettere di denuncia dell’ottobre del 2013. Troppo poco, però. Per il momento – hanno deciso i cappuccini – padre Domenico deve andare in esilio.
(Fonte: Repubblica.it)
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