Importante novità per i cittadini di Castelbuono che hanno conseguito la specializzazione di sostegno all’estero

Docenti di Castelbuono con titoli di specializzazione su sostegno conseguiti in Spagna e Romania: il parlamento europeo censura la condotta del Ministero – severa lettera di richiamo all’Italia.

La vicenda degli specializzati su sostegno all’estero è oramai nota: il Ministero nega il riconoscimento del titolo e la sua spendibilità piena in Italia ai fini dell’insegnamento, con gravi ripercussioni sull’accesso all’impiego, per circa 15.000 precari.

Molti cittadini di Castelbuono e delle Madonie hanno conseguito questo titolo e ciò con grave sacrificio economico (si tratta di un percorso molto dispendioso) e professionale: si è trattato di un percorso di studi con tirocinio formativo, tutoraggio e con esame finale. Un percorso di studi del tutto analogo a quello offerto dalle Università Italiane.

Nella data del 24 gennaio 2024, pur tuttavia, qualcosa è cambiato perché la più importante istituzione comunitaria, il Parlamento Europeo, ha rilevato una grave violazione dei diritti universali, tra cui, per l’appunto, l’accesso all’impiego, in ossequio alla tutela dell’affidamento comunitario e della libera circolazione.

E questo grazie alla petizione n. 0953/2023 presentata dall’Onorevole Lucia Vuolo del gruppo PPE, unitamente  Avvocati Angela e Stefania Fasano con il Sindacato scolastico SILAV.

È interessante notare che gli avvocati dello studio Fasano hanno focalizzato la petizione sul seguente punto focale: il procedimento italiano di riconoscimento, incomprensibilmente, è ancora pendente, nonostante per suddetta procedura il Ministero dell’Istruzione fosse tenuto ad emettere un provvedimento espresso, in ordine all’accoglimento o eventuale rigetto dell’istanza, entro quattro mesi dal deposito della medesima.

I petitionnaire, purtroppo, a distanza di un tempo irragionevole dalla presentazione della domanda, non hanno avuto alcuna certezza sulla conclusione del precisato procedimento di riconoscimento del titolo che, alla data odierna, risulta ancora pendente, dopo che sono trascorsi, non già quattro mesi, ma  ben oltre 36 mesi dalla presentazione della istanza e ciò in aperta violazione con una delle norme cardine della comunità europea che impone agli Stati membri, tra cui l’Italia, l’applicazione di termini ragionevoli e non superiori a sei mesi.

Violato il termine, violati i diritti dei 15.000 docenti!

Al termine della difficile udienza pubblica, quindi, il Presidente della Commissione PETI del Parlamento Europeo ha appoggiato la tesi esposta dai legali ed ha imposto alla Commissione l’invio di una “severa” lettera di richiamo all’Italia, considerato che tale condotta di negazione andrebbe a giustificare la lesione dei diritti umani – il bene vita lavoro – e la corretta applicazione  ad un trattamento equo delle proprie questioni da parte dell’Amministrazione, da sposare, con il più generale divieto, posto dai Trattati, di operare trattamenti discriminatori.

Si è rilevato, invero,  nel corso dell’udienza pubblica che in Italia lavorano cittadini rumeni e spagnoli con medesimi titoli.

Entro i prossimi 10 giorni, la Presidente della Commissione PETI del Parlamento europeo. On. Dolors Montserrat (PPE) invierà una lettera alle Autorità italiane per ottenere i chiarimenti discussi pubblicamente durante le audizioni. Argomenti posti dai firmatari delle petizioni quindi dall’Onorevole Lucia Vuolo, europarlamentare PPE/Forza Italia, dal Sindacato SILAV per tramite degli Avvocati Angela Maria Fasano e Stefania Fasano. Destinatario della lettera sarà ovviamente il Ministro dell’Istruzione e del Merito italiano, On. Professore Giuseppe Valditara. In caso di non risposta italiana, entro i successivi tre mesi, è prassi della Commissione parlamentare inviare un “reminder” sempre a firma della Presidente Montserrat.

In caso di mancata e oggettiva risposta da parte delle autorità italiane si aprirà la procedura di infrazione comunitaria con gravi ripercussioni per il Ministero e obbligo per le Autorità italiane di applicare il pieno riconoscimento del titolo in virtù del principio di libera circolazione.