La palma della Strata longa. Pretesto per alcuni appunti a puntate di storia (semi)seria
Da oggi, grazie al prezioso contributo di un autore d’eccezione, CastelbuonoLIVE inaugura la sezione storica.
Gli argomenti saranno presentati a puntate, le tradizioni, i personaggi e i luoghi collegati in maniera indissolubile alla storia e alla cultura del nostro Paese.
Un viaggio nella castelbuonesità arricchito da immagini suggestive e rare.
di Massimo Genchi
Dopo quelle di Piazza Parrocchia, anche la palma della Strata longa ha dovuto subire l’onta della capitozzatura terapeutica. All’alba del 7 novembre, la zona dî canaleddra è stata cinta d’assedio da una folla trabocchevole. Addetti ai lavori, uomini in divisa che nervosamente fumano mentre cercano di mettersi in contatto telefonico con qualche superiore, lampeggianti accesi, bracci meccanici all’opera davano, più che altro, l’idea di un raid in un covo di brigatisti rossi. Alla fine l’hanno spuntata su quella che fu la fiera chioma della palma. Non sappiamo, al momento, se l’hanno avuta vinta anche sul punteruolo rosso; per molti, ciò è alquanto improbabile. Vedremo. Certo, sarebbe un’altra Strata longa senza la palma nei pressi dî canaleddra ma, fuor di retorica, va detto che l’immagine comune che i castelbuonesi possiedono del Corso Vittorio Emanuele è relativamente recente.
La Strata longa sorge sul letto di un piccolo fiume che attraversava l’abitato di Castelbuono da sud a nord. Due passaggi, uno all’altezza dell’attuale di Via Cavour e l’altro Sopra il Ponte mettevano in comunicazione la parte ovest dell’abitato con i quartieri Terravecchia e sant’Antonino. L’attuale via Belvedere era un terrazzo naturale sul fiume, una passeggiata che si originava dalla Villa Belvedere, vale a dire il Giardino di san Francesco. A seguito dell’urbanizzazione della sponda occidentale, avvenuta nel ‘700 dopo la costruzione della Matrice Nuova, il fiume fu coperto ma le acque poterono continuare a scorrervi, riaffioravano in Piazza del popolo, dove un ponte in legno permetteva l’attraversamento e, lungo gli orti dell’attuale via Principe Umberto, giungevano in aperta campagna.
Negli anni ’80 dell’Ottocento, sindaco Alessandro Levante, la strada fu lastricata e dotata di marciapiedi (foto 1).
Negli anni della grande guerra, i prigionieri austriaci migliorarono il tunnel sotto la Strata longa incanalando magistralmente le acque e costruendo il monumentale sistema fognario che poi chiusero con delle volte, grazie alle quali il suolo di questa strada, pur essendo stato messo a dura prova dall’incessante traffico automobilistico, per lunghissimo tempo, non conobbe cedimenti né sconnessure.
Come testimonia una delle prime immagini della Strata longa, risalente agli inizi del Novecento (foto 2), l’unico albero che fa bella mostra di sé è il ficus che sorge nell’angolo formato dai due fabbricati dirimpetto ai canaleddra, con ogni probabilità, messo a dimora in occasione della sistemazione ottocentesca della strada. L’assenza di alberi, non c’è dubbio, permette di godere della bellezza della pavimentazione (foto 3).
E certamente deve essere stato sull’onda dell’emozione che una tale immagine infonde che il past sindaco, in un sano impeto di ritorno al passato, a più riprese, anni or sono, ha ordinato l’eliminazione di diversi oleandri.
La configurazione della Strata longa senza alcun albero, se non l’umbratile ficus anch’esso ieri sottoposto ad una asimmetrica e brutta sfrondatura, rimarrà inalterata fino al 1954 (foto 4).