La tradizione italiana della cerca e della cavatura del tartufo riceve il riconoscimento del Patrimonio dell’Unesco

(Riceviamo e pubblichiamo) – La tradizione italiana della cerca e della cavatura del tartufo riceve il riconoscimento del Patrimonio dell’Unesco: un’altra eccellenza Castelbuonese che giorno dopo giorno cresce e appassiona diversi concittadini e la nostra enogastronomia locale.

Un altro prestigioso riconoscimento alla cultura e alla tradizione italiana da parte dell’Unesco. Il Comitato dell’Organizzazione mondiale per l’educazione, la scienza e la cultura di Parigi ha inserito la“Cerca e cavatura del tartufo in Italia” nella lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità.

Il riconoscimento ufficiale è arrivato a seguito della presentazione ufficiale della candidatura presentata dalla Farnesina nel marzo 2020, ma rappresenta l’esito finale di un processo iniziato otto anni fa con l’istanza delle associazioni dei tartufai ai ministeri della Cultura e dell’Agricoltura. Si tratta della prima candidatura nazionale del patrimonio immateriale che rappresenta il tema della biodiversità culturale.

Una tradizione, come recitava la candidatura “tramandata attraverso storie, aneddoti, pratiche e proverbi che raccontano di un sapere che riunisce vita rurale, tutela del territorio e alta cucina”. “La pratica riunisce conoscenze vaste, incentrate sulla profonda conoscenza dell’ambiente naturale e dell’ecosistema, ed enfatizza inoltre il rapporto tra uomo e animale, riunendo le abilità del tartufaio e quelle del suo cane” si spiegava nella presentazione.

Il riconoscimento Unesco è infatti il culmine della cooperazione tra il Ministero della Cultura, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci), la Rappresentanza Permanente Italiana presso l’Unesco e la Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco. Tra questi l’Opera dei pupi, inserita nel 2008, il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010), l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013), la vite ad alberello di Pantelleria (2014), l’arte dei pizzaioli napoletani (2017) e l’Arte dei muretti a secco (2018) La pratica, una vera e propria arte secolare della ricerca nei boschi con i cani e la raccolta dei preziosi funghi ipogei ottiene così il sì ufficiale, come già preannunciato un mese fa dagli esperti mondiali a Castelbuono. Ciò si svolge da pochi anni ma nei nostri ristoranti da tempo si utilizza il tartufo che sposa i nostri piatti creando contaminazioni e nuovi gusti. Soltanto un mese fa, un esemplare di 830 grammi di tartufo bianco di Alba è stata battuto  per 130mila euro ad un acquirente di Hong Kong, all’asta mondiale in diretta dal Castello di Grinzane Cavour nelle Langhe.

Il Sindaco dichiara che il riconoscimento UNESCO alla cavatura del tartufo ancora una volta dà prestigio alla grande tradizione agricola ed enogastronomica dell’Italia, dando al nostro paese un’altra opportunità per farci apprezzare a livello internazionale, in quanto soci della rete Città del Tartufo già dal 2017, dimostrando ancora una volta la capacità di questa comunità di farsi promotrice di percorsi di qualità nei diversi settori.

Oggi Castelbuono partecipa a due percorsi UNESCO, uno con il GeoparK delle Madonie, l’altro con la rete Città del Tartufo, senza dimenticare che dal 2002/03, sempre su iniziativa dell’Amministrazione Comunale, è stato aperto il Club UNESCO Castelbuono. L’amministrazione comunale

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