La voglia matta di matrimoni alle Fontanelle del sindaco Cicero

(Di Massimo Genchi) – Basta semplicemente una fotografia (affannosamente cercata dai fidi e fedeli discepoli del Centropolis), una didascalia e un commento perché il signor Cicero possa finalmente gettare la maschera e proclamare: alle Fontanelle faremo u cammaruni. E’ una ammissione preventiva di reità, prima ancora che il delitto sia avvenuto.

Diciamo che tale affermazione su Facebook del signor Cicero forse avrà sorpreso qualcuno ma certamente non chi questi insani suoi propositi li ha predetti con larghissimo anticipo.

Magari avrà sorpreso il più appiccicato dei suoi lacché il quale non più di dieci giorni fa ha esclamato con il tono greve che suole assumere: Se qualcuno pensa che l’ex cine teatro le Fontanelle possa essere utilizzato per qualcosa che non sia strettamente culturale siamo alla frutta. E’ costui che dovrebbe rimanere sorpreso dalla affermazione odierna del signor Cicero e trarre le dovute conclusioni, se ha spina dorsale.

Sì, perché circa dieci giorni fa sono stati riuniti gli stati generali dei nominati dal signor Cicero: Museo civico, Museo Minà Palumbo, Centropolis, Biblioteca, oltre ai giovani della Consulta e in quel contesto si è assistito a un’arringa governativa a favore della bontà del progetto per il recupero delle Fontanelle e dell’uso che di quello spazio si farà. Ma, soprattutto, sono state implicitamente date delle dritte in vista dell’incontro di giovedì 5 dicembre che avrebbe visto i suddetti attori impegnati in un incontro indetto dal PD e a cui avrebbe partecipato il Comitato le Fontanelle ma anche la Pro Loco.

Se si congegnano miserabilità del genere è perché il signor Cicero ha paura, non dico vergogna perché è una cosa impegnativa. Per lui, intendo. E allora il tentativo di fare breccia nell’opinione pubblica consiste nel volere dimostrare che già negli anni ‘50 si facevano i matrimoni alle Fontanelle. E quindi? Volete scandalizzarvi se noi qui oggi, in nome del sistema paese, diamo un giro di vite all’economia? No, semplicemente si sapeva.

Ora, il signor Cicero negli anni ha dimostrato ampiamente di non sapere scrivere, di non sapere leggere e ultimamente di non sapere cosa dice quando parla. Infatti questa foto – forse lui non lo sa, ma non è l’unica cosa – è stata più volte pubblicata dal Comitato per Le Fontanelle e più volte è stato ribadito che in quel locale si tennero diverse cerimonie e ricorrenze che niente avevano a che fare col teatro. Ciò che il signor Cicero tace è che alle Fontanelle:

  1. c’era un palco fisso in muratura mentre lui vuole un trabiccolo smontabile che si tiene nei magazzini e all’occorrenza, tre giorni all’anno, si tira fuori (esattamente al contrario rispetto alle Fontanelle),
  2. c’era una galleria in cemento armato con quasi 150 posti e lui non sappiamo se farà una piccionaia con quaranta posti o forse niente che è più funzionale o cammaruni;
  3. c’erano poltroncine fissate a terra che all’occorrenza si smontavano mentre lui vuole sedie da bar o come quelle che si allineano in estate in piazza castello;
  4. non c’erano vetrate che dentro, in estate, bisognerà mettere gli occhiali da sole, come usa fare ordinariamente chi sta seduto al bar o al ristorante.

Ma la cosa più grave e dolosa che egli trascura, perché così dicendo gli tornano i conti, è che quando fu celebrato quel matrimonio alle Fontanelle il locale era gestito da privati. Non dal Comune che, non se lo scordi mai signor Cicero, DEVE AVERE A CUORE IL BENE DI 8497 CASTELBUONESI NON SOLO DI SETTE.

A meno che, ed ecco un’altra ammissione preventiva di colpa, lei non pensi di darlo in gestione. Non è difficile indovinare neanche a chi.

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