Lettera aperta a Padre Domenico

di Angelo Ciolino
Caro Padre Domenico
Sarebbe semplice in questo momento per la Comunità di Castelbuono esprimere indignazione e protesta per uno dei suoi figli adottivi che ha meritato l’affetto, la stima, l’ammirazione e anche la cittadinanza onoraria per la sua opera di educatore, formatore, guida spirituale, fonte inesauribile di progetti, proposte, iniziative culturali, artistiche e soprattutto di solidarietà.
Ma in quarant’anni la tua presenza tra noi è stata quella dell’evangelizzatore, del pastore, del frate francescano. Dunque per rimanere fedeli alla tua opera tra noi, nelle diverse generazioni, non possiamo che esprimere il nostro “ Laudato si’” al Signore per il dono di averti avuto padre e fratello, per il tuo generoso servizio, per il tuo sorriso ed il tuo entusiasmo che ci ha contagiato e coinvolto. Sia lodato il Signore per averci fatto crescere spiritualmente, culturalmente, umanamente con quegli ideali evangelici di pace, amore e solidarietà con tutti i popoli e in primo luogo con i poveri, i deboli e i sofferenti.
Anche nei momenti bui della vita della nostra comunità la luce del Convento, “posta sul candelabro e non nascosta sotto il moggio”, è stata guida per tutti: in primo luogo per i piccoli, che generazione dopo generazione hanno incarnato l’anima del progetto di promozione umana, con tanti frutti; per tutti gli operatori di pace e per tutti coloro che hanno creduto in un impegno civico ispirato ai valori della giustizia e della solidarietà; per i tanti che hanno voluto dare un solido fondamento alle loro famiglie; per chi ha cercato un luogo di dialogo, confronto e studio senza barriere; per chi nello spirito di Francesco ha cercato nell’amore per la natura di collaborare alla salvaguardia del creato; per chi nell’armonia e nell’arte ha voluto rendere grazie per i doni ricevuti. Per tutti noi, Padre Domenico, tu ci sei stato sempre, senza riserve, senza limiti, con tutta la carica del tuo sorriso, con la saggezza della parola, con la profondità delle meditazioni, con la lungimiranza dei tuoi sogni.
La tua azione pastorale e il tuo sguardo culturale hanno sempre varcato ogni confine, con i tuoi ideali di universalità ed ecumenismo, con i progetti di educazione alla pace e alla mondialità; con la tua intercultura accogliente, non solo hai portato nel nostro piccolo paese il respiro del mondo intero e il senso profondo della libertà del Cristiano, ma ci hai insegnato con Don Milani l’i care, il dovere del “m’importa”, del farci carico dell’altro, vicino e lontano. Non sappiamo quanto l’abbiamo saputo fare, non saremo forse soddisfatti dei risultati, tanti ostacoli non li abbiamo saputi affrontare, ma certamente c’è in noi la consapevolezza di essere comunità e di dovere non chiudere gli occhi sul mondo che ci circonda.
Ci hai insegnato ad essere “buon samaritano” con la tua vita, perché non hai utilizzato il tuo saio per apparire, ma lo hai logorato per costruire con tutti gli attrezzi disponibili non solo i presepi, ma i luoghi e le attività di accoglienza, formazione e solidarietà; hai usato la tua voce per lodare Dio ma anche per richiamarci al nostro dovere, per animare la comunità ma anche coraggiosamente per denunciare pericoli e derive. Soprattutto hai voluto dar voce a chi non ne ha: i piccoli, i deboli, i diseredati, i perseguitati, gli ammalati, le vittime della violenza. Nel tuo ruolo avresti dovuto spesso astenerti, passare oltre, come il sacerdote e il levita della parabola evangelica, ma tu hai scelto lo scomodo e impegnativo ruolo del samaritano.
Oggi quella strada da Gerusalemme a Gerico passa per Castelbuono. E sofferente in mezzo alla polvere con qualche ferita, qualche lacrima, ma la serenità nell’anima, ci sei tu caro Padre Domenico. E noi vogliamo prenderci cura di te nostro fratello Domenico, accompagnandoti con la nostra preghiera, ma anche con il nostro affetto e la nostra concreta solidarietà in questa esperienza che, francescanamente, stai per affrontare.
L’i care in questo momento significa che non può venir meno tutto ciò che in questi quarant’anni si è costruito: l’AReSC, la Corale, Sport e Promozione umana, l’educazione alla pace e alla mondialità, la biblioteca, le sue attività e i suoi seminari. Ciò significa che dobbiamo rimboccarci le maniche per tutelare questo straordinario e per noi vitale patrimonio di esperienze e Padre Domenico, in ogni modo anche da lontano, non potrai farci mancare la tua guida per tenere in vita le esperienze fondamentali. Ciò significa che il senso di fraternità e di giustizia che hai incarnato diventa anche nostro.
Ma oggi è il giorno in cui paradossalmente ed evangelicamente noi proclamiamo su questa “montagna” cittadina le “Beatitudini”. “Beati i miti che erediteranno la terra”: ti conosciamo tutti come persona mite, non ti abbiamo mai visto adirato, sofferente sì, preoccupato spesso, “duro” solo quando erano in gioco valori irrinunciabili; noi oggi vogliamo seguire il tuo insegnamento di mitezza e trasformiamo in preghiere e suppliche i nostri desideri, ma anche la sofferenza per la grande difficoltà che il “tuo allontanamento” produrrà nel nostro cammino. “Beati gli afflitti perché saranno consolati”: ce l’hai insegnato anche tu che la nostra vita non è fatta di successi, ma ci hai sempre infuso tanta serenità, oggi la nostra presenza vuole essere solo il segno di quella consolazione che solo Dio può darci. “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli”: sei stato per noi di continuo stimolo a vivere la povertà come forza per crescere, accogliere, amare; oggi non possiamo offrirti che la nostra povera e silenziosa presenza. “Beati i misericordiosi”: ci hai insegnato che Dio è misericordioso e sa trarre il bene da situazioni per noi drammatiche. Noi siamo qui e non ci arroghiamo alcun giudizio, vogliamo essere come Gesù ci chiede “per ottenere misericordia”, sicuri che le Sue vie, che non sono le nostre, possano condurci a traguardi migliori. Ma la fede che ci hai proposto non sfugge alla più paradossale delle beatitudini: “Beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli”.
Padre Domenico sei nel cuore di ciascuno di noi e noi siamo tutti nel tuo Cuore. Il Cuore e il Silenzio interiore sono i luoghi di Dio ed è proprio lì che ogni sofferenza viene trasmutata in gioia, è lì che l’amarezza e la tribolazione divengono pace profonda, è lì che ciò che è oscuro diventa luce.
Nell’attesa che la luce della chiarezza allontani l’ombra delle incomprensioni, rimaniamo uniti nella profondità dei cuori, certi che, nella comunione fraterna, potremo aiutarci a portare gli uni i pesi degli altri.
Il tempo cronologico e lo spazio geografico non cancelleranno il nostro fecondo “vissuto” né saranno ostacoli per una amorevole, profonda e solidale convibrazione.

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