Parco delle Madonie, scoppia il caso del presidente Pizzuto

RIESUMATA UNA VECCHIA CONDANNA IN AMERICA.

Sarebbe opportuno che i sindaci dei comuni appartenenti al Parco delle Madonie esprimessero il loro pensiero sulla vicenda che ha visto coinvolto il presidente Angelo Pizzuto”. A chiedere una posizione ai suoi colleghi è il sindaco di Castellana Sicula, Pino Di Martino, che si richiama alle notizie di stampa sulle vicende giudiziarie di Pizzuto in America.

 

I fatti sono stati raccontati nell’edizione siciliana di Repubblica il 6 settembre. Alcuni anni fa Pizzuto si occupava di affari immobiliari a Miami. Ma sarebbe scivolato sulle severe leggi fiscali americane. Al culmine della vicenda, riferisce ancora Repubblica, Pizzuto è stato condannato a 18 mesi di reclusione che non ha scontato grazie al pagamento di 807 mila dollari. Chiusi i conti con la giustizia americana, Pizzuto è rientrato in Italia e ha trovato le porte aperte nella politica. Dopo essere stato consigliere comunale a Casteldaccia (suo paese di origine) vicino alle posizioni di Forza Italia, è diventato impiegato del gruppo di Fli All’Ars e poi capo di gabinetto vicario dell’assessore regionale al territorio, incarico che mantiene assieme a quello della presidenza del Parco.

 

Una “situazione inconcepibile” la definisce Di Martino, per il quale Pizzuto “non potrà svolgere appieno nessuno dei due incarichi”. C’è bisogno di chiarezza quindi per Pino Di Martino che preannuncia anche di non partecipare alle sedute dell’ente Parco delle Madonie fino a quando il caso non sarà affrontato dal consiglio dell’ente del quale fanno parte i sindaci, il presidente della Provincia regionale di Palermo e lo stesso Pizzuto.

 

L’iniziativa solleva una questione delicata e forse imbarazzante per Pizzuto di cui Repubblica ricorda la condanna per evasione fiscale come punto di svolta e conclusione di una vicenda cominciata quando il presidente del Parco, che oggi ha 44 anni, aveva solo 26 anni e subito era diventato punto di riferimento dell’immobiliarista riminese Belli. Scrive il giornale: “Pizzuto ha lavorato in edilizia, comprando e vendendo immobili, grazie ad ottime entrature della comunità degli emigrati che contano. Gli affari devono essergli andati parecchio bene se il fisco americano gli ha contestato di avere utilizzato per fini personali (le cronache del tempo parlano tra l’altro di «noleggio di automobili, cene e acquisto di beni di consumo») due milioni di dollari destinati agli affari. Con puro pragmatismo americano, il giudice gli ha chiesto di rifondere 807 mila dollari al fisco o di scegliere la via del carcere”.

 

“Non ho scontato un solo giorno, il carcere era solo una misura per costringermi a pagare, cosa che ho fatto” ha spiegato Pizzuto. Il caso quindi sarebbe chiuso senza altre complicazioni.

(lavoceweb.com)

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