Petralia Sottana, caso nazionale: troppi aborti, senza santi protettori

Il ministro per la Salute, Beatrice Lorenzin, dovrà rispondere ai quesiti posti in una interrogazione parlamentare, firmata da due senatori, Campanella e Bocchino, ex 5 Stelle, sulla chiusura del punto nascita di Petralia Sottana. Con l’iniziativa parlamentare, si pone l’attenzione anche sulla peculiarità, pressoché unica del “punto nascita” madonita, l’assistenza alle donne che decidono di interrompere la gravidanza.

In una Regione che registra quasi l’80 per cento di obiettori fra i medici ginecologi, infatti, l’Ospedale Madonna dell’Alto, costituisce uno dei pochi presidi che permettono il rispetto della legge. Nel 2014 sono stati trecento gli interventi di interruzione della gravidanza, sono state assistite siciliane provenienti da quattro provincie (Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta), costrette a raggiungere le Madonie per l’impossibilità di ottenere assistenza nel loro territorio.

Petralia Sottana, dunque, diventa un caso nazionale e le decisioni del ministro Lorenzin sia per le perplessità suscitate dalle deroghe concesse ad altri punti nascita nell’Isola, dallo stesso ministro, quanto per la lesione di un diritto, l’interruzione della gravidanza, segnalato dai parlamentari Campanella e Bocchino.

“Nel corso del 2014 – scrivono i due deputati nell’atto ispettivo – l’ospedale Madonna dell’Alto di Petralia Sottana ha registrato circa 300 casi di interruzione volontaria della gravidanza e rimane l’unica struttura in grado di svolgere l’attività correlata alla legge 22 maggio 1978, n. 194, tanto da diventare struttura essenziale per garantire la reale applicazione della legge in una regione con circa l’80 per cento di medici obiettori”.

Fatta questa premessa i parlamentari interroganti si rivolgono al ministro Lorenzin per chiederle “se la chiusura non comporti un’ulteriore lesione del diritti alla scelta per le donne in conformità alla legge 22 maggio 1978,n194 riguardante l’interruzione volontaria della gravidanza”.

Campanella e Bocchino pongono l’accento, naturalmente, su altre criticità provocate dalla chiusura del punto nascita, come la difficoltà per le gestanti di recarsi a Termini Imerese, in caso di necessità, un viaggio che comporterebbe tempi di percorrenza dell’ordine di novanta minuti. I due parlamentari, inoltre, si chiedono per quale ragione non siano state adottate per Petralia Sottana scelte alternative, l’accorpamento di più presidi, com’è avvenuto come Godrano e Partinico, che insieme hanno potuto raggiungere gli standard richiesti dal Ministero della Salute.

Con l’iniziativa ispettiva dei due parlamentari, il sospetto che nei confronti di Petralia sia stato usato un metro diverso, e svantaggioso, si allarga. L’ospedale Madonna dell’Alto non sarebbe politicamente “raccomandato” dai big politici, e non sarebbe visto di buon occhio per via dell’alto numero delle interruzioni di gravidanza.

Ma lo stesso argomento è stato affrontato con un’altra interrogazione da 25 deputati, primi firmatari Culotta e Raciti. Questo è quanto hanno scritto i deputati: “Premesso che nel mese di settembre 2015 l’assessore alla salute della regione Siciliana, Baldo Gucciardi, ha reiterato al Ministero della Salute la proposta di deroga per il mantenimento di alcuni punti nascita per particolari condizioni orografiche ed esattamente: Licata (AG), Mussomeli (CL), Bronte (CT), Nicosia (EN), Petralia Sottana (PA) e Santo Stefano di Quisquina (AG) con rassicurazioni circa l’intervento dello stesso assessorato sui direttori generali delle rispettive aziende per la messa in sicurezza dei punti nascita eventualmente in deroga; il 31 dicembre 2015 il Ministero ha decretato, fra gli altri, la chiusura definitiva del punto nascite dell’ospedale di Petralia Sottana, non concedendo la deroga ai parametri nazionali, gettando così nello sconforto e nel panico l’intero territorio madonita; tale deroga è stata invece concessa ai presidi ospedalieri collocati nei territori di Bronte e di Licata, subordinando la stessa al pedissequo rispetto delle prescrizioni contenute nel parere del comitato percorso nascita nazionale”.

Dal momento che “l’ospedale di Petralia ha da sempre rappresentato un punto strategico per tutte le Madonie”, i deputati chiedono se il ministro della Salute “intenda accettare l’invito giunto dai sindaci del comprensorio a recarsi sui luoghi oggetto dell’interpellanza per rendersi conto di persona dei disagi che vivono quotidianamente le popolazioni che, con grande dignità, credono ancora possa essere un’opportunità abitare in alcune aree del nostro Paese”.

(Fonte: Siciliainformazioni.com)

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