Pietro Carollo, nota critica alla lettera del prof. Schicchi

(Riceviamo e pubblichiamo) – Egregio Prof. Rosario Schicchi, ho sempre avuto e manifestato apertamente la mia stima nei tuoi riguardi per  l’autorevole conoscenza e competenza da te acquisite, nel tempo, come  studioso ed esperto in scienze naturalistiche. Avendo, da semplice dipendente,  collaborato con te, sia pure per un breve periodo nella sede amministrativa del Museo “Mina’ Palumbo”, ho avuto anche la opportunità di potere  apprezzare le tue straordinarie  doti umane di persona sensibile e colta, cordiale, empatica e, di conseguenza, generosa e disponibile all’ascolto degli altri.

Mi rivolgo a te, dunque, con la consapevolezza di chi non ha né  titoli e ruoli da esibire o difendere e neppure la pretesa di potere sperare di essere tenuto in considerazione per quello che ho, in breve, da “commentare” in merito alla tua articolata risposta al  Prof. Massimo Genchi.

Negli anni di servizio da me svolti presso il Museo Civico di  Castelbuono (circa 20), mi è stata data la possibilità di collaborare fattivamente e proficuamente con i diversi responsabili  istituzionali che nel tempo si sono avvicendati. Ho imparato, durante quella virtuosa esperienza collaborativa, a distinguere e rispettare  la differenza di competenze e dei ruoli perché, attraverso questa reciproca consapevolezza, si possono davvero garantire sia  il buon  funzionamento amministrativo di una Istituzione museale, sia il raggiungimento dei suoi  scopi statutari. Ma, soprattutto, ho compreso che al raggiungimento di determinati e nobili obbiettivi culturali, per la valorizzazione e l’incremento del patrimonio museale e alla realizzazione di progetti anche condivisi con l’amministrazione comunale, si arriva osservando, Tutti, le regole previste dagli ordinamenti  Statutari e rispettando, Tutti, l’autonomia gestionale che, non a caso, è affidata a personalità esperte, competenti ed autorevoli.

Nulla da eccepire sulla parte della nota in cui elenchi dettagliatamente le importanti e significative attività svolte dal Museo, riconoscendone anche  la  limitatezza per la oggettiva difficoltà di risorse finanziarie disponibili. In altre  parti  della tua nota di  risposta, però, mi è sembrato di cogliere una velata ed  incomprensibile  “difesa  d’ufficio” nei riguardi  dall’Amministrazione comunale, alla quale, secondo il tuo argomentare, “competerebbe”  la prerogativa di potere esercitare una  sua ingerenza sulle scelte gestionali del Museo e che mi permetto di riassumere, per necessità di sintesi, nei seguenti punti:- La scelta delle attività, anche lucrose, da svolgere all’interno del Chiostro di S. Francesco non compete al Museo Mina’ Palumbo;- La sede Museale e i suoi organi  sono ospiti nel Complesso di S. Francesco e, pertanto, non possono esercitare alcuna attività gestionale autonoma  al suo interno;- Una percentuale dei proventi incassati per la pregevole  Mostra dei Pupi siciliani  verrà assegnata(da chi ?) al Museo per incrementarne le risorse finanziarie.  A questo punto mi chiedo e ti chiedo: siamo entrati in una fase storica e politica di tacito  “asservimento” a chi ha il compito pro-tempore di governare il Paese o si può ancora rivendicare “democraticamente” l’autonomia gestionale delle nostre Istituzioni pubbliche?  Con immutata stima ed affetto Pietro Carollo.

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