Presentazione del romanzo “Sotto le stelle di Roma” con la prefazione di Antonio Fiasconaro
Sabato 23 marzo alle 17:30, al Magneti Cowork, via Emerico Amari, 148 – Palermo, sarà presentato il romanzo Sotto le stelle di Roma, novità editoriale di Spazio Cultura Edizioni pubblicata nella collana Spazio Narrativa. L’autore è Massimo Benenato, figlio del famoso attore comico Francesco Benenato, in arte Franco Franchi.
Per l’occasione il cantautore Salvo Capizzi e lo scrittore Salvatore Nocera Bracco dedicheranno un omaggio proprio a Franco Franchi.
Alla presentazione saranno presenti: il giornalista e scrittore Antonio Fiasconaro che ha scritto la prefazione al libro e Giuseppe Li Causi, storico della coppia Franchi-Ingrassia, che si è speso negli ultimi anni per un loro giusto riconoscimento con l’intitolazione di una piazza e la creazione di un museo interamente dedicato ai due comici, e al quale per l’impegno è stato recentemente consegnato un premio alla presenza del nuovo assessore alle culture del Comune di Palermo, Adham M.Darawsha.
All’incontro parteciperanno il direttore editoriale Biagio Balistreri e l’editore Nicola Macaione.
Mi presento: sono Massimo Benenato, nato a Palermo cinquantatre anni fa da Francesco Benenato, in arte Franco Franchi. Fisicamente non somiglio molto a mio padre, qualcuno asserisce che sono addirittura più bello, ma da lui ho ereditato l’amore per ogni forma d’arte e l’ironia necessaria per affrontare questa enigmatica vita. Dopo il diploma mi sono dedicato alla chitarra classica e, successivamente alla pittura e alla scultura. Pensavo di proseguire su questa strada, ma il 9 dicembre 1992, con un perentorio ordine dall’alto, papà ci ha lasciato per andare a rallegrare un pubblico più importante e io mi sono trovato a riconsiderare i miei piani artistici per il futuro, ripiegando su diverse attività commerciali. L’ultima, nonché la mia preferita, è stata l’apertura di una piccola libreria di quartiere, un sogno nel cassetto che mi ha accompagnato fino a pochi anni fa. Nel frattempo mi sono cimentato in quella che è diventata la mia passione più grande: la scrittura. Nel 2009 ho pubblicato un fantasy per ragazzi dal titolo Geremia Fiore e il libro di Oberon, un romanzo che il noto scrittore Paolo di Paolo, con mia enorme soddisfazione ha così definito: «Una fiaba ben congegnata che consente ai lettori giovani, ma non solo a loro, di abitare un altrove magico e misterioso. Uno spazio disegnato da Benenato con abilità e tenerezza». Pervaso di entusiasmo per l’inaspettata accoglienza positiva da parte dei lettori, ho continuato a inventare nuove storie, portando a termine una serie di racconti con tematiche diverse e adesso il secondo romanzo dal titolo Sotto le stelle di Roma, un’opera brillante che strizza l’occhio alle commedie cinematografiche americane. Cos’altro aggiungere: se il nuovo libro vi piacerà, potrete consigliarlo a tutti… altrimenti fatevi i fatti vostri!
Eugenio ed Elvira, due fratelli, lui musicista e lei promettente attrice, si stanno recando a una serata mondana in compagnia del loro amico Marcello, vulcanico dentista vicino al pianerottolo, amante del gossip e della vita gaudente. Durante il tragitto verso la villa, dove si tiene la festa, il destino vuole che soccorrano Paola Dini, la più grande attrice del mondo, rimasta in panne con la propria auto. Per ringraziarli dell’aiuto, la diva li invita al tavolo con i propri ospiti, tra cui Ajna, una donna indiana dotata di capacità al limite della credibilità, innescando una serie di intrecci amorosi, situazioni impreviste e colpi di scena dai risvolti insospettabili. Tutto si svolge in pochi turbolenti giorni che cambieranno la vita esteriore e interiore di ogni personaggio per sempre. Come sfondo, Roma e alcuni dei suoi luoghi più belli. Il romanzo è un invito alla riflessione sui rapporti umani e amorosi, sulla bellezza della diversità e sul significato più ampio della vita. Ogni personaggio rispecchia questi temi, rappresentando la realtà di oggi.
Prefazione
L’esercizio essenziale della parola
di Antonio Fiasconaro
Cosa c’è “Sotto le stelle di Roma”? Cosa nasconde la volta celeste della narrazione? Una bella architettura di parole, di dialoghi, di intrighi, di complicità dove l’autore Massimo Benenato ci sorprende nel giocare con grande abilità in un lavoro letterario fatto di ritmi e di numerosi colpi di scena che potrebbero essere esposti in una vetrina virtuale dove la brillantezza del testo narrativo ci invita passo passo a individuare percorsi sinuosi di un linguaggio schietto senza alcuna licenza fatta da inutili fronzoli.
Dopo “Geremia Fiore e il libro di Oberon” (2006), un testo spiccatamente di avventura e fantasia fatto per ragazzi, l’autore si getta adesso a capofitto su un nuovo lavoro, il suo primo vero romanzo dove mostra tutta la sua acquisita maturità letteraria.
Possiamo ben dire che metaforicamente incarna il ruolo di uno psicologo che, attraverso il linguaggio con la tecnica della maieutica, invita tramite numerosi lo sviluppo della trama alla riflessione sui rapporti umani, la bellezza, gli intrighi amorosi e sul significato più ampio della vita quotidiana di ognuno di noi.
Attraverso una storia familiare ci conduce per mano lungo un percorso fatto di dialoghi, ma anche di silenzi. Quanto è carico il silenzio e significativo, soprattutto quando ci si confronta?
Così come attraverso i dialoghi si può giocare per scoprire con l’introspezione il carattere di questo o di quell’altro personaggio che fanno da corollario a “Sotto le stelle di Roma”.
E’ attuale la domanda che si pone il filosofo Paolo Flores d’Arcais: Qual è la condizione essenziale del dialogo? E’ la capacità di porsi dal punto di vista dell’altro.
Ma i dialoghi sono soprattutto giochi di parole e Massimo Benenato in questo suo lavoro è sicuramente un esperto “prestigiatore” della parola.
Sembra proprio che il nostro autore abbia voluto prendere alla lettera Jón Kalman Stefánsson: «Le parole sono frecce, proiettili, uccelli leggendari all’inseguimento degli dei, le parole sono pesci preistorici che scoprono un segreto terrificante nel profondo degli abissi, sono reti sufficientemente grandi da catturare il mondo e abbracciare i cieli, ma a volte le parole non sono niente, sono stracci usati dove il freddo penetra, sono fortezze in disuso che la morte e la sventura varcano con facilità».
Il romanzo “Sotto le stelle di Roma” è brillante, accattivante, intrigante. Insomma una commedia per tutti dove la parola e il dialogo si fondono nel contesto della storia e l’autore attraverso le battute si disseta alla fonte della saggezza e, perché no, anche in quella della introspezione.
Ma cosa ci sta “Sotto le stelle di Roma?” Confucio scrisse che «Le stelle sono buchi nel cielo da cui filtra la luce dell’infinito», ed in questo romanzo il cielo della Capitale è come se fosse una grande ragnatela ricamata da miliardi di puntini luminosi dove filtra la luce del linguaggio e la spensieratezza dell’autore che attraverso la brillantezza delle battute riesce ad illuminare la volta celeste.
Il plot narrativo di Benenato non ci annoia, anzi verrebbe voglia di entrare in tackle, a gamba tesa, dentro il soggetto e far parte da protagonisti e non da comprimari dei personaggi della storia.
Elvira e Marcello sono due figure fondamentali del romanzo che via via percorrendo i “viali” del racconto ci conducono in una non mèta, bensì ci portano a riflettere compiutamente sulla complessità dei rapporti umani. La tessitura dei tempi fluidi e morbidi, ma da una trama schietta e lineare dove tra il gioco comico dei monologhi e dei dialoghi c’è il repentino cambiamento di atmosfere luoghi. Un carosello di personaggi su cui tutti noi possiamo specchiarci, quasi che già conoscessimo. Che amiamo.
Nel suo lavoro di cesellatore della parola Benenato utilizza un linguaggio espressivo che scandaglia i sentimenti, ha la capacità di portarli in superficie, in un palcoscenico universale. E ci presenta anche uno specchio vibrante di una crisi che è sicuramente metafora della stessa storia.
Il libro di Benenato è ben fatto, strutturato con un ritmo incalzante e stilisticamente pensato.
Non mancano i colpi di scena in questa storia familiare illuminata dalle stelle di Roma. Ci si immerge nell’inaspettato. «L’inaspettato rende più grave il peso delle sciagure; né c’è uomo che non si addolori maggiormente per una calamità che lo stupisce. Perciò niente ci deve giungere imprevisto. Dobbiamo preparare l’animo a tutto e pensare non a quello che accade normalmente, ma a quello che potrebbe accadere», se volessimo prendere a prestito le parole di Seneca, allora sì che quei colpi di scena inaspettati che il lettore avrà modi di leggere e di compartecipare all’azione sono ancora attuali, tangibili.
Introspezione psicologica che troviamo anche in altri due personaggi: Ajna ed Eugenio il loro rapporto emana con forza tanta energia soprattutto mentale e non di corpo. Ma tra loro, rispetto ad altri protagonosti del romanzo manca o quasi il bisogno estremo della parola. Del confronto dialettico. C’è poi un passaggio onirico dove, come spesso accade il sogno si fonda nel cosiddetto “out of the box”, dove attraverso il modo creativo di pensare fuori dagli schemi, porta l’autore a far risolvere ai suoi protagonisti alcuni problemi, in particolare quelli che attraversano la sfera sentimentale.
Freud scriveva: «…ogni sogno ha perlomeno un punto in cui esso è insondabile, quasi un ombelico attraverso il quale esso è congiunto con l’ignoto…». Ed il sogno diventa un mediatore tra la “scena” biologica e quella psichica del corpo…
“Sotto le stelle di Roma” non è solo un romanzo, ma può considerarsi vero e proprio copione per una commedia cinematografica, ma anche un adattamento teatrale dove la pièce si mescola alla letteratura ben orchestrata dall’autore che, indossando le vesti del narratore-errante conduce il lettore per mano nell’esercizio essenziale della parola.
Quell’esercizio che ci ha insegnato Plutarco «se è vero che chi gioca a palla impara contemporaneamente a lanciarla e riceverla, nell’uso della parola invece il saperla accogliere bene precede il pronunciarla».
L’autore, ci porta poi a riflettere sulla vita e la realtà di oggi. Ci invita ad affrontarla attraverso il gioco ritmato della riflessione, appunto, tenendo dritta la barra del timone che ha il ruolo specifico di condurci senza quei fronzoli che troviamo in certi mari agitati, verso una meta ben precisa: il linguaggio semplice della parola.
«Io credo soltanto nella parola. La parola ferisce, la parola convince, la parola placa. Questo, per me, è il senso dello scrivere», Ennio Flaiano docet.
Sicuramente è anche il senso di Massimo Benenato che, attraverso i capitoli del suo romanzo, alla fine della fiera, pone più di un interrogativo al lettore: cosa c’è veramente “Sotto le stelle di Roma”?