Primo maggio 2024. Lavorare per il cambiamento

(Riceviamo e pubblichiamo) – L’odierna festa del Lavoro ci induce ad esternare una riflessione generale sui bisogni della società di questo tempo, improntata su valori sempre più pratici e materiali.

Una società veloce, spersonalizzante, sbilanciata nell’accesso a beni e servizi e sul piano dei diritti e dei doveri, con la conseguente netta distinzione tra ricchi e poveri, facoltosi e bisognosi, assuefatta al clima di sopraffazione e al dilagare delle guerre, per ragioni che nulla hanno di umano, appiattita sulla corsa ai profitti di pochi, ma sempre più avulsa dal piano spirituale che pure è una componente fondamentale dell’uomo.

Una società quasi indifferente al pesante riscaldamento globale che sta imprimendo cambiamenti epocali sul clima.

Nella giornata che celebra il valore del lavoro, non possiamo non ricordare le morti sul lavoro della società italiana a noi più prossima, assurdamente definite bianche, proprio per richiamare l’attenzione sulla qualità poco considerata del lavoro stesso: lavoro a tutti i costi, costi quel che costi. Così tante donne e tanti uomini muoiono di lavoro, perché la corsa al profitto confligge con il rispetto delle regole sulla sicurezza.

Non possiamo non ricordare i tanti costretti a lavorare in nero e a condizioni disumane, pur di portare un pezzo di pane a casa.

Non possiamo dimenticare i nostri figli costretti ad emigrare per una vita migliore che questa terra non è in grado di assicurare loro.

Non possiamo non ricordare i tanti che vorrebbero un lavoro ma non ce l’hanno e sono costretti ad accettare l’assistenzialismo di una politica che li considera parassiti della società.

Non possiamo non ricordare i lavoratori precari, con contratti a brevissimo termine che non consentono loro di pianificare il futuro, di credere che un futuro è possibile.

Ma se il lavoro trasforma gli esseri umani in automi in cui ogni bisogno interiore – da soddisfare alle fonti della bellezza e delle relazioni con gli altri umani e con le componenti del pianeta in cui ci è stato dato di vivere – deve essere soffocato in nome della redditività, sicuramente la società si indebolisce e deteriora nella sua impalcatura valoriale.

Auspicare società solide sul piano spirituale e valoriale comporta però cambiamenti di prospettiva e dunque un profondo lavoro culturale che non può essere demandato alle singole persone di buona volontà, malgrado ce ne siano e si impegnano per armonizzare i contesti in cui operano. Non basta e si vede. Perché occorrono azioni di concerto e capillari, di cui ben si conoscono le ricadute, ovvero un lavoro politico a larga prospettiva che, impostato su solidi valori culturali, si declina poi in modo naturale in una coerente progettualità.

Democrazia, Libertà e Pace sono frutto di consapevolezza umana che stenteranno a crescere in società deboli sul piano dei valori. A livello planetario c’è dunque da lavorare, e non poco, ma non si può non partire dal basso, dalle singole comunità e dunque dall’impegno reciproco, dalle responsabilità condivise e dal bene comune che deve essere sentito come dovere civico.

Come gruppo politico siamo fermamente convinti del contributo al cambiamento della società che può derivare dall’impegno dei tanti e non dall’accentramento dei pochi. Siamo anche convinti che i lavoratori non siano merce da trasferire da un soggetto all’altro, pubblico e privato, a prezzo della raccolta di un facile consenso, e che anche le amministrazioni locali possano e debbano combattere fenomeni come il lavoro nero e “grigio”, il mancato rispetto di leggi e dei contratti collettivi (salari, orari di lavoro, giorni liberi, lavoro minorile e notturno, sicurezza del lavoro), tutti fattori che “impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3 della Costituzione), e sono, tra gli altri, alla base dell’emigrazione che spopola i nostri centri.

Buona Festa del lavoro a tutti per i Diritti fondamentali, la Pace e la Cura dell’unico pianeta che ci può ospitare.

La Costituente per la Castelbuono di domani

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