Se Steve Jobs fosse nato a Castelbuono?

Cari amici e concittadini! Ieri a conclusione del mio post vi avevo accennato al messaggio di disagio di Davide Ciolino. Cittadino castelbuonese, nonché attivista sportivo. Il quale assieme a molti altri ragazzi stanno riscontrando le problematiche legate all’utilizzo di strutture sportive fatiscenti. Oltre al messaggio che avete potuto leggere ieri, è stato pubblicato su Castelbuono.org un’ulteriore più completo ed esplicativo articolo al riguardo (Fare sport a Castelbuono: slalom, casette negate e campetti esosi e senza reti).

 

Qual’è il motivo di voler dare ulteriore risalto alla cosa! Innanzitutto perché mi dispiace ed è giusto far sapere quando dei cittadini trovano dei disagi all’interno di una comunità. Ma voglio essere obiettivo, non voglio assolutissimamente strumentalizzare la cosa! Ma vorrei farvi notare la caparbietà di quei “giovani” tanto spesso disprezzati, ed etichettati come “bamboccioni”, se non poi quando servono, essere esaltati, come “il futuro di questo paese”! Tutto ciò, quando fa comodo naturalmente.

 

Ciò che hanno organizzato, per esempio, i ragazzi dell’Ypsivolley, mi ricorda tanto i ragazzi dell’Ypsigrock! Partiti tanti anni fa in sordina, con pochissimi mezzi, autofinanziandosi, ed oggi è uno dei raduni rock più famosi al mondo! Ed io sono sincero, non sono neanche un patito di musica rock! Ma sono orgoglioso di poter appartenere a quella generazione di “bamboccioni”, come loro. Però la cosa che mi dispiace è che, diversamente da altri paesi stranieri, le nostre “vecchie” amministrazioni, spesso, investono poco nelle idee dei “giovani”! O lo fanno se, e quando ottengono visibilità! A causa di stereotipi e preconcetti. Capaci solo di  affidarsi alla retorica e alle frasi di circostanza (“I giovani sono il futuro!”, “dobbiamo puntare su di loro”…etc. etc.) E poi, qual’è la realtà! Siamo il paese (Italia) più vecchio d’Europa! Abbiamo la classe politica più vecchia d’Europa o addirittura del mondo! I giovani (e scusate se faccio demagogia!) fuggono all’estero, perché in Italia non credono in loro e nelle loro capacità!

 

Lo vediamo anche qui nel nostro paese, in piccolo. In  ciò che scrive Davide, in questi disagi! I luoghi destinati ai giovani, ai bambini, sono abbandonati o gestiti malissimo. Mi hanno raccontato che all’arena della S.Croce dove c’è un piccolo parco giochi, un privato, a sue spese, ha provveduto a tagliare l’erba secca, pericolosissima, soprattutto durante il periodo estivo. Inoltre sappiamo bene le condizioni dell’area dietro il Castello dei Ventimiglia e del Parco delle Rimembranze (addirittura quest’ultimo attualmente senza agibilità!) Luogo che a quanto pare sarà deputato nuovamente ad alcune manifestazioni, tra cui “Castelbuono è una Favola”!

 

Ma potrei citarvi altri esempi di manifestazioni che con pochissimi contributi da parte dell’amministrazione, ogni anno riescono a prendere comunque vita! Che per carità! Ripeto non voglio fargliene una colpa! Perché con i tempi che corrono e con la situazione di bilancio che, a quanto pare sostengono che il nostro comune abbia, è già molto se elargiranno dei contributi. Ma c’è da dire che le manifestazioni si fanno e si faranno, grazie alla caparbietà e l’amore verso Castelbuono ed i castelbuonesi, degli organizzatori stessi. Che si mettono anima e corpo, e spesso neanche chiedono lo chiedono, il contributo economico, ma chiedono gli spazi, che spesso non vengono concessi se non si tratta di manifestazioni importanti, o se ci sono, sono in pessime condizioni!

 

Invece se si tratta di corse di macchine (che inquinano!), di corse a piedi o di manifestazioni che in anticipo si sa che porteranno sponsor e turismo assicurato, allora si spalancano le porte delle piazze pricipali, del Castello e dell’intero paese!

 

Riflettendo su tutto ciò, mi sovviene una lettera che ho letto tanto tempo fa! Mi sono  permesso di modificarla, per adattarla a Castelbuono e a coloro che spesso hanno un idea, ma non i mezzi e nemmeno l’aiuto necessario! (L’originale lettera la trovate qui: “Se Steve fosse nato in provincia di Napoli”).

 

Leggete la mia versione e vi renderete conto che la stessa cosa, forse sarà capitata pure qui! Che nonostante la caparbietà tipica dei siciliani, che ci porta ad avere l’onore di aver dato i natali a cittadini castelbuonesi illustri nel mondo, il sottoscritto, penso a quanti altri “illustri cittadini” potremmo avere in futuro, con un aiuto in più!


Se Steve Jobs fosse nato a Castelbuono!
Steve Jobs è cresciuto a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Qui,  con il suo amico Steve Wozniak, fonda la Apple Computer, il primo aprile del 1976. Per finanziarsi, Jobs vende il suo pulmino Volkswagen, e Wozniak la propria calcolatrice. La prima sede della nuova società fu il garage dei genitori: qui lavorarono al loro primo computer, l’Apple I. Ne vendono qualcuno, sulla carta, solo sulla base dell’idea, ai membri dell’Homebrew Computer Club. Con l’impegno d’acquisto, ottengono credito dai fornitori e assemblano i computer, che consegnano in tempo. Successivamente portano l’idea ad un industriale, Mike Markkula, che versa, senza garanzie, nelle casse della società la somma di 250.000 dollari, ottenendo in cambio un terzo di Apple. Con quei soldi Jobs e Wozniak lanciano il prodotto. Le vendite toccano il milione di dollari. Quattro anni dopo, la Apple si quota in Borsa.

Mettiamo che Steve Jobs fosse nato a Castelbuono! Si chiama “Stefano Travagli”. Non va all’università, è “uni ca ci piaci u computer”. Ha un amico che si chiama “Stefano Vuozzica”. Sono due appassionati di tecnologia, qualcuno li chiama “finuocchi” perché stanno sempre insieme! I due hanno una idea. Un computer innovativo. Ma non hanno i soldi per comprare i pezzi e assemblarlo. Si mettono nel garage e pensano a come fare. Stefano Travagli dice: “Pruvami a vinnili senza  ca l’aviemi ancora, sti computer! Macari, cu l’ordini anticipati, accattami i pezzi! E pua i faciemi e ci cunsignami!

Mettono un annuncio, attaccano i volantini, cercano acquirenti. Nessuno si fa vivo! 

Allora bussano alle imprese: “U vuliti pruvari stu computer, viriti ca è fenomenali?”. Qualcuno è interessato: “Portamilli! Ma tu pagu a novanta jorna!!”. “Veramenti! Ancora un ci l’aviemi!, Ma si vuatri ni l’ordinati prima, vu cunsignami subiti”. Gli fanno l’ordine, ma non su carta intestata. Non si può mai sapere. Con quell’ordine, i due vanno a comprare i pezzi, voglio darli come garanzia per avere credito. I negozianti li buttano fuori. “Senza sordi un sinni canta missa!!”. 

Si rivolgono pure alla amministrazione, dicendogli che questo è uno strumento migliore di quelli che usano, ma hanno problemi di bilancio, non hanno soldi per le cose importanti, figuriamoci se ce li hanno per comprare prodotti sperimentali! Già per le cose essenziali, i fornitori li pagano quasi “a babbo morto”!!!

Che fare? “Nni vinniemi u moturi!”. Con quei soldi riescono ad assemblare il primo computer, fanno una sola consegna, guadagnano qualcosa. Ne fanno un altro. La cosa sembra andare.

Ma per decollare ci vuole un capitale maggiore. “Addumannami i sordi a banca!”. Vanno in banca! Qui si mettono a ridere!!! “Fa veniri a tò pà e a tò mà! Vuatri nzocchi aviti, nenti!!!”, gli dice il direttore della filiale. I due tornano nel garage. Come fare? Mentre ci pensano bussano alla porta. Sono i vigili urbani. “Ci hanno detto che qui state facendo un’attività commerciale. Possiamo vedere i documenti?”. “Che documenti? Stiamo solo sperimentando”. “Ci risulta che avete venduto dei computer”.

I vigili sono stati chiamati da un negozio che sta di fronte. I ragazzi non hanno documenti, il garage non è a norma, non c’è impianto elettrico salvavita, non ci sono bagni, l’attività non ha partita Iva. Il verbale è salato.

Ma il giorno dopo arriva la Finanza. E poi l’ispettorato del Lavoro. E l’ufficio Igiene. Il gruzzolo iniziale è volato via. Se ne sono andati i primi guadagni. Intanto l’idea sta lì. I primi acquirenti chiamano entusiasti, il computer va alla grande. Bisogna farne altri, a qualunque costo. Ma dove prendere i soldi?

Ci sono i fondi europei, gli incentivi all’autoimpresa. C’è un commercialista a Castelbuono che sa fare benissimo queste pratiche. “State a posto, avete una idea bellissima. Sicuro possiamo avere un finanziamento a fondo perduto almeno di 100mila euro”. I due ragazzi pensano che è fatta. “Ma i soldi vi arrivano a rendicontazione, dovete prima sostenere le spese. Attrezzate il laboratorio, partire con le attività, e poi avrete i rimborsi. E comunque solo per fare la domanda dobbiamo aprire la partita Iva, registrare lo statuto dal notaio, aprire le posizioni previdenziali, aprire una pratica dal fiscalista, i libri contabili da vidimare, un conto corrente bancario, che a voi non aprono, lo dovete intestare a un vostro genitore. Mettetelo in società con voi. Poi qualcosa per la pratica, il mio onorario. E poi ci vuole qualcosa di soldi per oliare il meccanismo alla Regione. C’è un amico a cui dobbiamo fare un regalo sennò il finanziamento ve lo scordate”. “Ma noi questi soldi non ce li abbiamo”. “Nemmeno qualcosa per la pratica? E dove vi avviate?”.

I due ragazzi decidono di chiedere aiuto ai genitori. Vendono pure il motore dell’altro Stefano. Mettono insieme qualcosa. Fanno i documenti, hanno partita iva, posizione Inps, libri contabili, conto corrente bancario. Sono una società. Hanno costi fissi. Il commercialista da pagare. La sede sociale è nel garage, non è a norma, se arrivano di nuovo i vigili, o la finanza, o l’Inps, o l’ispettorato del lavoro, o l’ufficio tecnico del Comune, o i vigili sanitari, sono altri soldi. Evitano di mettere l’insegna fuori della porta per non dare nell’occhio . All’interno del garage lavorano duro: assemblano i computer con pezzi di fortuna, un po’ comprati usati un po’ a credito. Fanno dieci computer nuovi, riescono a venderli. La cosa sembra poter andare.

Ma il finanziamento dalla Regione non arriva, i libri contabili costano, bisogna versare l’Iva, pagare le tasse su quello che hanno venduto, il commercialista preme, i pezzi sono finiti, assemblare computer in questo modo diventa impossibile, il padre di Stefano Lavori lo prende da parte e gli dice 

“Carù!! liberami u garage, l’affittami, ca è  miegli!!!”.

I due ragazzi si guardano e decidono di chiudere il loro sogno nel cassetto! 

Diventano disoccupati!!!

La Apple a Castelbuono non sarebbe nata, perchè saremo pure affamati e folli, ma se nasci nel posto sbagliato rimani con la fame e la pazzia, e niente più!
Spero mi  perdoniate l’ardire di aver accostato (e modificato!) questa lettera a Castelbuono. Ma la verità è che mi fa rabbia, che troppo spesso i giovani, debbano essere sottovalutati quando chiedono aiuto, e strumentalizzati quando si ha bisogno di essi!
Come sempre queste sono le mie opinioni e qualora lo voleste sono sempre a disposizione per accogliere i vostri pareri, critiche o quant’altro aiuti il bene di tutti! Giovani e non!
Alla prossima!
Il Grillo Castelbuonese
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