Sulla fusione dei Parchi Nebrodi e Madonie interviene il WWF

Pubblichiamo in basso la lettera che il presidente del WWF Sicilia, Dott. Pietro Ciulla ha indirizzato al sindaco Cicero

Oggetto: Convegno sulla trasformazione dei due parchi regionali delle Madonie e dei Nebrodi in unico parco nazionale – Castelbuono 17 febbraio 2023.
Egr. Sig. Sindaco,
con riferimento al Vostro invito a partecipare al convegno del prossimo 17 febbraio 2023, riferisco che, per uno spiacevole disguido, l’invito stesso non è pervenuto al nostro indirizzo di posta elettronica e pertanto, avendo appreso solamente ieri dello stesso e avendo preso già impegni non più differibili, sono impossibilitato a venire di presenza.
Purtuttavia, essendo l’argomento di non poca valenza, voglio contribuire al dibattito attraverso questa seguente nota.

La proposta per l’istituzione di un nuovo Parco nazionale non che può essere colta dal WWF come una buona notizia, ma l’ipotesi che questo possa nascere dall’unificazione dei Parchi regionali delle Madonie e dei Nebrodi sembra più una provocazione istituzionale che una proposta vera e propria.
La situazione delle aree protette in Sicilia, tutte, Riserve comprese e non solo i Parchi regionali, è talmente debole ed ostaggio di una politica contraddittoria da legittimare una provocazione simile che in sostanza dice di passare allo Stato la gestione delle aree protette che la Regione non riesce a garantire con investimenti sufficienti e con coerenti strategie di conservazione e promozione territoriale.

Ben si sa infatti che il presupposto di un Parco nazionale è costituito da una norma statale che lo prevede, cosa che non c’è per le Madonie e i Nebrodi.
Inoltre in Sicilia ci sono tre Parchi Nazionali previsti per legge nazionale del 2007 che non riescono a trovare luce.
Il futuro Parco nazionale delle Isole Egadi che potrebbe inglobare l’omonima Area Marina Protetta e la Riserva delle Saline di Trapani e Paceco è bloccato per un mancato accordo sulla perimetrazione e per un atteggiamento rivendicativo del Comune di Favignana.
Il previsto Parco nazionale delle Isole Eolie è stata sostanzialmente boicottato ed è ostaggio di pregiudizi a cui non si risponde a tono ed in modo documentato.
Per il Parco nazionale dei Monti Iblei si è invece arrivati ad una perimetrazione condivisa, ma incomprensibilmente non è stato sufficientemente spinto per raggiungere il traguardo dell’istituzione formale.

Al di là dunque dell’aspetto formale di dover prevedere per legge l’istituzione del Parco Nazionale delle Madonie e dei Nebrodi, in questo contesto è davvero difficile che la proposta possa essere anche solo compresa. Va infatti detto che poi l’Istituzione del Parco dovrebbe essere fatta tramite intesa con la Regione, cioè con il soggetto istituzionale che certo non è stato protagonista delle procedure dei Parchi Nazionali già previsti.
Ulteriore elemento di contraddizione è costituito poi dal Parco regionale dell’Etna. Se c’è infatti un Parco regionale che dovrebbe divenire nazionale è infatti l’Etna, esattamente con la stessa procedura di designazione seguita per il Parco di Portofino che una legge ha previsto venisse trasformato da regionale a nazionale.

Anche solo applicando i parametri indicati dalla legge quadro sulle aree protette per cui si distinguono i parchi nazionali da quelli regionali, non c’è dubbio che l’Etna dovrebbe essere parco nazionale ancor più se nella perimetrazione rientrasse anche (come sarebbe opportuno fare) il Parco fluviale regionale delle dell’Alcantara. D’altra parte, come più volte ribadito dal WWF, nessuno è in grado di rispondere dal punto di vista dei beni tutelati al perché mai l’Etna è Parco regionale mentre il Vesuvio è Parco Nazionale.
Al di là del senso di provocazione però, la proposta di trovare un punto di connessione tra i Parchi delle Madonie e dei Nebrodi ha in sé un profondo senso sotto il profilo della conservazione. Le due aree infatti dovrebbero essere opportunamente collegate tramite corridoi biologici che dovrebbero far superare l’effetto “isola” dei due parchi e garantire una più omogenea ed estesa tutela del cosiddetto Appennino Siculo. Questa connessione, che potrebbe avvenire da un lato estendendo la funzione dei due Parchi

magari con un idoneo sistema di aree contigue poi collegate con aree agricole e forestali gestite secondo criteri di sostenibilità ambientale, potrebbe rientrare certamente tra le aree che contribuiranno ai nuovi obiettivi delle strategie nazionale ed europea per la biodiversità che prevedono di avere entro il 2030 il 30% del territorio e del mare gestito secondo soddisfacenti parametri di conservazione. La connessione dei Parchi delle Madonie e dei Nebrodi si presta perfettamente a tale proposito dal momento che in questo 30% possono rientrare i corridoi ecologici al fine di costituire “una vera e propria rete naturalistica transeuropea” con particolare riguardo alle foreste.
Il territorio dunque dell’Appennino Siculo ha una specifica vocazione per svolgere tale funzione di connessione naturalistica con la penisola e quindi con l’Europa e in questo senso dovrebbe essere letto ed orientato lo sviluppo delle aree protette della Regione indipendentemente dalla natura giuridica, regionale e nazionale, dei soggetti che saranno chiamati a gestirle.
Colgo l’occasione per porgere a Lei e a tutti i destinatari di questa nota, Distini Saluti

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