TAV in salsa sicula: Il governo frena ma RFI risponde col silenzio
IL PROGETTO PER L’ALTA VELOCITÀ TRA PALERMO E CATANIA.
Non bastava il Ponte sullo Stretto. La Sicilia ha una certa attrazione per le opere faraoniche. Forse il territorio dell’Isola non è ancora stato sufficientemente martoriato e si cerca in tutti i modi d’infliggere il colpo mortale, mascherando la sete di profitto con l’alibi dello sviluppo e l’aumento dei posti di lavoro.
IL PROGETTO – I lavori per realizzare l’opera, che costerebbe circa 6 miliardi di euro, durerebbero almeno 13 anni. Dalla stazione di Catania Bicocca dovrebbe partire un doppio binario che porta ad Enna sud, da cui avrebbe inizio il tunnel sotterraneo, lungo ben 38 chilometri, fino a Pollina-Castelbuono. Prima tappa da realizzare entro quest’anno la tratta Bicocca-Enna, poi via alla progettazione con l’obiettivo di mettere in moto le trivelle, per la felicità dell’industria del cemento.
IL GOVERNO FRENA – Ma davanti a quest’ennesima minaccia di scempio ecologico, corre in aiuto, almeno per adesso, la tanto decantata “sobrietà” del governo. Il ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti, Corrado Passera, poco più di un mese fa, rispondendo ad una domanda del deputato Pdl Vincenzo Gibiino sul progetto di velocizzazione della tratta ferroviaria Palermo-Catania, ha fatto sapere che non si prevedono “soluzioni progettuali che rischiano di rimanere solo ipotesi“. Il governo, insieme ad Rfi ed alla Regione starebbe “approfondendo nuove soluzioni, – prosegue il ministro – in grado di strutturare un corridoio ad AV tra Catania e Palermo, attraverso interventi di minore portata dal punto di vista finanziario ma efficaci per la velocizzazione del servizio”.
IL SILENZIO DI RFI – Per capire meglio quali siano queste “nuove soluzioni” di cui ha parlato Passera, abbiamo cercato di contattare gli uffici di Rfi, ma purtroppo senza successo. Saremmo curiosi di sapere come i vertici dell’azienda abbiano incassato questa “frenata” da parte del governo, ma la nostra email che risale al 6 agosto scorso non ha ancora ricevuto risposta (complice, chissà, l’aria di vacanza). Inoltre, l’unico contatto telefonico utile per comunicare è quello del call-center, a cui risponde una gentile signorina che ci dice: “Non esiste un numero diretto per l’ufficio stampa”. Più facile di così.
(Giulio Giallombardo)