Verso Milocca dirige il suo corso l’impero! Oops, il Sindaco “Acchianata pa’ muntata unn’è facili nna’ stu chiacati petri petri”

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(Di Francesco Di Garbo) – Premetto d’astenermi dal commentare il contenuto dei singoli punti affrontati dal Sindaco in Piazza Castello la sera del 16-08-24. Voglio affrontare la questione in termini generali sul senso della comunicazione politica dell’iniziativa. Una postilla tuttavia la faccio. Quando ho letto la locandina la prima impressione d’acchito che ho avuto è stata quella d’essermi sbagliato e di trovarmi di fronte ad un menù turistico e non l’o.d.g. di un dibattito pubblico. Poi ho guardato la durata, il tempo predisposto e mi sono chiesto come avrebbe fatto ad affrontare tutti i punti in un’ora e mezza. Avrà il dono della concisione ho pensato; 15-20 minuti di introduzione veloce e i temi in oggetto li farà trattare direttamente agli Assessori preposti. Invece no, per circa 45-50 minuti il Sindaco ha fatto il suo bel predicozzo, come se si trovasse in una chaise-longue di un analista, tipo soliloquio beckettiano, o monologo amletiano.

Alla fine dato che il tempo stringeva, c’era un concerto in programma, è rimasta meno di mezz’ora per tutti gli altri. Faccio presente che non ero in Piazza ad ascoltare, ho seguito l’iniziativa su Facebook. A caldo non ho badato al senso politico della comunicazione in sé A freddo, ripensandoci, mi rendevo conto che c’era qualcosa che non tornava e mi lasciava perplesso. Poi ho letto l’intervento di Massimo Genchi su Castelbuonolive e i vari commenti, ne ho parlato con un’amica e infine ho rivisto il filmato.

Sotto un cielo di lapislazzuli tempestato di stelle in un picnic serale sul cucuzzolo della pineta di Primolo vicino Chiesa in Valmalenco mi godevo le ultime stelle cadenti mentre tra un piluccare e l’altro riflettevo sul comizietto da campagna elettorale del Sindaco.

Alla fine cos’è stato se non un’apologia di se stesso e del suo operato? Mi chiedevo. I punti erano noti e stranoti, triti e ritriti ai cittadini, dentro e fuori il paese, che seguono le vicende politiche e non. Dunque, un’autodifesa a proprio uso e consumo col proposito d’affiggersi la medaglietta che ci mette la faccia. Anche questo è noto, e gliene do merito.

Allora il bisogno, sotto sotto, evidente è stato quello che non c’è miglior difesa se non l’attacco. L’attacco all’operato dell’opposizione: pallettoni, razzi, missili e stilettate. Incolparla che se c’è qualcosa che non va per il verso giusto, secondo i suoi precipui piani, se invece d’applaudire -stile claque da teatro- cerca il pelo nell’uovo: ecco che le cose non vanno avanti per questo motivo. Che poi, chi lo mangerebbe un uovo col pelo?

Ora, io sono fermamente sono convinto che non ci sono fatti amministrativi illegali, corruzione abuso d’ufficio o altro; tuttavia il nostro caro Sindaco non è nemmeno uno stinco di Santo come vorrebbe far credere. E ci metterei la mano sul fuoco, in senso lato, analizzando in toto la conduzione amministrativa. In proposito ne ho pure scritto. È bravo a camminare sul filo del rasoio come un funambolo, tra lecito e illecito, ciò non toglie che spesso deborda e scade nella grossolana affettata scorrettezza per certi fatti politici o deliberazioni prese: tra le righe lo sostiene pure lui che questo è il suo metodo.

Gli antichi romani avevano un detto molto eloquente per squadrare e focalizzare all’istante certi comportamenti elusivi. Essi dicevano: “Excusatio non petita, accusatio manifesta”. Cioè, quando una scusa non è richiesta espressamente nasconde un’autoaccusa palese. Un’autodifesa pleonastica come quella della sera del 16 sera sotto sotto, sottotraccia, evidenzia un ché di carbone bagnato, un ché di certi sensi di colpa inconsci da rimuovere e giustificare in pubblica piazza.

Spesso sento dire “paese reale, paese reale…”. Chissà però se l’ideale Sindaco del paese reale corrisponde al Sindaco reale, o se l’ideale paese che tutti auspichiamo, non vorrebbe forse un altro Sindaco reale. Se per caso dopo le fatidiche sette salme di sale mangiate insieme la luna di miele non si è corrosa deteriorata sfaldata ed è subentrata la crisi del settimo anno dopo i diciassette passati. E non si dà forse il caso che tra paese reale e Sindaco ideale il divario non sia diventato una voragine? Ce lo diranno le prossime elezioni.

Ho avuto questa impressione dopo aver visto e rivisto il sermone, steso supino nel bitorzolo sotto il cielo della Valmalenco ne ho avuta contezza.

Ribadisco, i cittadini interessati sono al corrente delle vicissitudini politiche-amministrative del paese. Infatti alla fine nell’iniziativa dal pubblico, tirato un po’ per i capelli, è intervenuta una sola persona e il dibattito, strozzato, s’è chiuso lì. In soldoni: in tutto questo parlarsi addosso il Sindaco ha perso una buona occasione per tacere e far parlare i fatti, che sono le cose che contano per il paese reale e che vorrebbe a tutta forza da un Sindaco ideale. Ma si sa lui è sempre in campagna elettorale in giro per paesi per la caccia grossa della Presidenza Gal-Isc.

Questo, in fondo vuole essere un piccolo contributo al dibattito politico locale con l’intento di far riflettere tutta la cittadinanza. Per mia formazione, umana filosofica politica, di stampo assembleare democratica comunista, ritengo che ogni opinione, parere, intervento è benvenuto ed utile per migliorare e superare le difficoltà. Questo mio punto di vista va in tale direzione.

Sui singoli punti del menù ci sarebbe molto da ridire, ma lascio all’accortezza e al discernimento dei concittadini tirare le conclusioni. Io dico: più ombre che luci!

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